La Nuova Sardegna

Recensioni cucinate svogliatamente

Il titolo è “Fiabe da Antonio Moresco”. Ma quel che qui interessa è la recensione sul “Mattino” di Silvio Perrella che ho appena letto. Lasciamo stare i giochi metaforici, imbarazzanti, d’uno che si...

20 gennaio 2018
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Il titolo è “Fiabe da Antonio Moresco”. Ma quel che qui interessa è la recensione sul “Mattino” di Silvio Perrella che ho appena letto. Lasciamo stare i giochi metaforici, imbarazzanti, d’uno che si proclama allievo di Garboli, ma che di Garboli evidentemente ha capito poco o nulla, i quali si commentano da soli: «Acqua immaginativa sempre sottoposta alle onde del tempo e a quelle degli individui e delle comunità».

Il bello, infatti, è l’incipit: «Se uno scrittore d’oggi cerca il mondo espressivo delle fiabe è perché sente un bisogno di verticalità». E più avanti: «Ha bisogno di un racconto tellurico, che affondi nei primordi». Ma davvero? Ritornare oggi alle fiabe significherebbe esprimere una spasmodica e ineludibile ansia di verticalità? Sempre che, in questo caso, verticalità significhi qualcosa. Il fatto è che lo scrittore in questione si chiama Antonio Moresco. Il quale, nel luogo comune giornalistico, è noto per i suoi romanzi immani e debordanti, quale fautore d’una letteratura massimalista, e per il rigore senza compromessi. Verticale appunto.

Ecco dunque spiegato tutto. Anche come una recensione possa diventare l’increspatura di un’idea ricevuta. Aria fritta: e fritta male. Quella d’un recensore pigro, che cucina svogliatamente.

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