La Nuova Sardegna

Ecco il defibrillatore intelligente: da solo può dosare la scarica

di Stefano Ambu
Ecco il defibrillatore intelligente: da solo può dosare la scarica

Il dispositivo monitora il paziente e dà indicazioni agli operatori Otto postazioni tra San Giovanni di Dio e Policlinico Monserrato

27 gennaio 2018
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Defibrillatori. Se ne vedono sempre di più. E l'occhio si sta abituando alla loro presenza come ha fatto negli anni scorsi per gli estintori. Ma, per molti, i dispositivi salvavita sono ancora un oggetto misterioso. Se parlano, però, lo sono molto meno. E, in caso di emergenza, le istruzioni vocali possono aiutare ad aiutare chi deve intervenire il più presto possibile, quando i secondi diventano decisivi. E sapere che cosa si deve fare – presto e bene – diventa fondamentale.

Defibrillatori “intelligenti”, li chiamano così: non usano solo parole, ma anche la “testa”: sono in grado di decidere autonomamente quando attivarsi, sulla base dei parametri vitali del paziente. Dai giorni scorsi ancora più sicurezza e tecnologia nei due presidi dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, il San Giovanni di Dio e il Policlinico di Monserrato. Otto stazioni salvavita sono state montate e già operative. Il defibrillatore (spesso abbreviato con Dae, defibrillatore automatico esterno) è un dispositivo in grado di riconoscere e interrompere tramite l'erogazione di una scarica elettrica aritmie maligne responsabili dell'arresto cardiaco, come ad esempio la fibrillazione ventricolare e la tachicardia ventricolare. Lo strumento funziona tramite l'applicazione di placche adesive sul petto del paziente. Il dispositivo controlla il ritmo cardiaco e, se necessario, si carica e si predispone per la scarica. «Il vantaggio è che – spiega Sergio Pani, anestesista e rianimatore al Policlinico – è che il soccorritore è esentato dalla diagnosi. Nel senso che il defibrillatore, attraverso un algoritmo, valuta da solo se il paziente deve essere defibrillato oppure no. È uno strumento molto sensibile e molto sicuro». Importante sapere intervenire. Ma ci sono le parole chiave che aiutano a fare la cosa giusta: «Shock indicato». Oppure: «Shock non indicato». Informazioni fondamentali che guidano la mano del soccorritore. Quando il defibrillatore è carico fornisce le istruzioni all'utente, ricordando che nessuno deve toccare il paziente e che è necessario premere l'apposito pulsante per erogare la scarica. Il defibrillatore seleziona sempre in modo automatico il livello di energia necessario. L'utente che lo manovra non ha la possibilità di forzare la scarica se il dispositivo segnala che questa non è necessaria. Dopo ciascuna scarica, il defibrillatore si mette in “attesa” e dopo qualche minuto effettua nuovamente l'analisi del ritmo cardiaco, e se necessario emette una nuova scarica. Può essere utilizzato, in assenza di personale medico o infermieristico, anche da semplici operatori o passanti adeguatamente addestrati. In ogni caso, quando si apre la teca contenente lo strumento, scatta un allarme interno che avvisa medici e infermieri in modo da poter tenere sotto controllo il paziente dopo l’azione defibrillante.

«Pur in assenza di personale medico o infermieristico – spiega Roberto Solinas, cardiologo del Policlinico, nel video che accompagna la sistemazione delle nuove postazioni – l'operatore adeguatamente addestrato può utilizzare il defibrillatore semiautomatico per garantire l'intervento in caso di arresto cardiocircolatorio o di necessità di sostegno. Opportunamente utilizzato può davvero salvare la vita a chi è in difficoltà». Tecnologia che accorre in aiuto anche nei momenti più drammatici. Non sostituisce il salvataggio umano. Ma la aiuta: in certi momenti la “freddezza” delle macchine può essere fondamentale.

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