La Nuova Sardegna

Un’onda rosa L’isola narrata con voce di donna

di Daniela Paba
Un’onda rosa L’isola narrata con voce di donna

Murgia, Giacobbe, Soriga e Dolores Massa: le autrici nella collana “Scrittori di Sardegna” 

30 gennaio 2018
4 MINUTI DI LETTURA





Lo studio di Cristina Lavinio, direttrice della scuola di dottorato in Studi filologici e letterari dell’Università di Cagliari, è semplice, luminoso. Fogli e libri sulla scrivania, composti in pile ordinate, parete di libri sul fondo e un angolo-salotto. Sulle scrittrici sarde interviene da linguista e scrupolosa lettrice, restia a classificarle in un’ottica di genere. Tesa semmai a collocarle in un presente fluido, nel caleidoscopio di scritture dei nostri “sardi” contemporanei, ai quali è dedicata la collana della Nuova “Scrittori di Sardegna” in edicola da venerdì 2 febbraio con una forte presenza femminile: Michela Murgia con “Accabadora” (9 febbraio), Maria Giacobbe con “Chiamalo pure amore” (9 marzo), Paola Soriga con “La stagione che verrà” (30 marzo) e Savina Dolores Massa con “Undici” (6 aprile).

«Mi sono accorta all’improvviso, un paio di anni fa, che c’era un’intensa produzione femminile – esordisce la docente – Ne ho contato circa quaranta. Le prime sono le più note: Maria Giacobbe, Milena Agus, Michela Murgia, Bianca Pitzorno, Anna Castellino, Mariangela Sedda, Savina Dolores Massa, Paola Soriga, Rossana Copez, Annalisa Ferruzzi, Luciana Floris. Poi ci sono quelle che hanno pubblicato con Garzanti romanzi molto venduti: Cristina Caboni e Valentina Roggeri. Alcune hanno scritto un solo libro, come Rossana Carcassi, autrice dell’“Orafo”, uscito per Il Maestrale. Alcune hanno una loro specializzazione. Mariella Marras, ad esempio, scrive storie per bambini. Poi ci sono le poetesse… Ho messo in questo elenco anche Maddalena M. Ha pubblicato “Imparare la paura”, una storia personale, scritta per uscire da una grave crisi psicologica: infanzia infelice, padre alcolizzato e un marito che la picchiava. Alla fine ha usato la scrittura per guarire e ha mandato il suo diario all’archivio di Pieve di Santo Stefano».

Cristina Lavinio scorre fogli di scrittura minuta: «Un’altra che ha suscitato l’interesse degli antropologi – dice – è la storia di Tonina Mele “Addio a Orgosolo”, che si potrebbe leggere in parallelo con “Diario di una maestrina” di Maria Giacobbe». Lavinio ripercorre la biografia dell’autrice barbaricina: «Il padre Dino, antifascista, costretto a fuggire da Nuoro, partecipa alla guerra di Spagna. Sperava di tornare presto, ma è rimasto dieci anni lontano dalla Sardegna e Maria, con la madre e i fratelli, si è trovata in gravi condizioni economiche. Ha preso il diploma magistrale, ha insegnato con passione la didattica della partecipazione, dell’ascolto tra ragazzini delle pluriclassi. Poi è andata in Danimarca. E’ interessante il suo vivere tra due culture, scrive in italiano e in danese. In Danimarca è più conosciuta che in Italia».

A proposito dei temi della letteratura femminile, Cristina Lavinio sottolinea che molte autrici trattano storie di famiglia, d’infanzia, di vita matrimoniale: «Un esempio è “Accabadora” di Michela Murgia, interessante per il rapporto tra madre e figlia d’anima». «Ho messo a confronto “Arcipelaghi” di Maria Giacobbe – aggiunge Lavinio – col film che ne ha tratto Michele Columbu e con la versione teatrale dei Cada Die. Pellicola e testo per la scena mettono in luce aspetti legati all’isoala presenti nel romanzo di Giacobbe, la quale, però, tiene soprattutto all’universalità del suo racconto». Alcuni autori rifiutano l’etichetta di scrittore “sardo”, la sentono riduttiva? «Pirandello – risponde Lavinio – è indiscutibilmente uno scrittore siciliano, ma la regionalità è ovunque, tutti gli scrittori hanno traccia dei localismi. Nel saggio del 2015 “L’Italia e le regioni” Tullio De Mauro ribadisce che l’Italia delle Italie è l’etichetta che ci caratterizza ancora. Se poi si analizza la rappresentazione letteraria della Sardegna, ci si accorge che non è più quella pan-barbaricina che viene dalla Deledda. Marcello Fois rafforza quest’idea. Niffoi pure. Un’idea scalfita per la prima volta dal cagliaritano Sergio Atzeni. In Salvatore Mannuzzu, sassarese, la Sardegna c’è di certo, ma bisogna cercarla».

«Modernità – aggiunge Lavinio – è estendere il plurilinguismo mettendo sulla pagina lingue diverse. Di Savina Dolores Massa trovo interessante il mimetismo linguistico. Paola Soriga in “Dove finisce Roma” usa un italiano contaminato col romanesco e anche il sardo campidanese: la protagonista dall’isola va nella capitale e ci vive. In Soriga non c’è demarcazione tra ciò che l’autrice pensa e ciò che fa dire ai personaggi; una sorta di flusso continuo dal discorso diretto e indiretto libero. Il suo secondo romanzo, “La stagione che verrà”, è anch’esso un testo plurilingue». Lavinio lo apre e commenta: «Il tempo che passa, la gioventù che finisce ma che, in questi giovani post adolescenti, ancora è calda e forte. Plurilinguismo tra italiano, sardo e catalano… la scrittura nervosa e frantumata».

La Sardegna contemporanea esce dal deleddismo se Maria Giacobbe, che pure è nuorese, non marca l’identità e scrive storie universali. Come quelle di “Chiamalo pure amore”: «Un testo in cui – spiega Lavinio – ci sono amore materno e gelosia, innamoramento impossibile e trasgressione, attrazione fisica da soddisfare tremando e amore routinario». Sospende la lettura seguendo un pensiero: «Forse questo è un aspetto femminile: le tastiere con cui si può giocare per definire un sentimento sfaccettato, molteplice, difficile da afferrare come l’amore. Tutto questo apparentemente non ha niente a che fare con la Sardegna, dove, nella lingua sarda, la parola amore non esiste: noi diciamo “istimai” e basta. D’amore le donne tendono a parlare di più. Ma se in italiano marchiamo la differenza tra voler bene generico e amare, che è un sentimento più forte, in Sardegna, tutto si risolve nel verbo “istimai”. Il sentimento c’è, ma non si dice».

Il blitz

Sassari, controlli dei Nas in tutta l’isola: sequestrati 855 chili di uova e colombe di Pasqua scadute o conservate tra i topi

Le nostre iniziative