La Nuova Sardegna

Un Festival fatto solo di musica e parole

di Angela Majoli
Un Festival fatto solo di musica e parole

Il direttore di Rai 1 Angelo Teodoli: «L’Auditel ci interessa poco, con Baglioni abbiamo parlato dell’aspetto artistico»

04 febbraio 2018
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ROMA. Sanremo volta pagina dopo l'era Conti e scommette sul “festival 0.0”, solo musica e parole, di Claudio Baglioni, al via su Rai1 martedì.

Ma se sul fronte ascolti la stima, probabilmente prudenziale, è del 40% di share, almeno sul piano del modello produttivo l'edizione numero 68 si pone in linea di continuità con l'anno scorso, e vede già «un segno positivo per 9-9,5 milioni di euro», sottolinea il direttore della rete ammiraglia Angelo Teodoli. «I costi del festival ammontano a 16,6 milioni di euro (compresi i 5 milioni della convenzione con il Comune di Sanremo, ndr), come l'anno scorso – spiega Teodoli – mentre i ricavi pubblicitari sono quantificabili ad oggi in 25 milioni (un dato identico al consuntivo 2017), cui va aggiunto circa un milione di ricavi commerciali», legati cioè principalmente alla vendita dei biglietti del teatro Ariston, ma anche ad altre voci come uso del marchio e televoto. Anche se il bilancio, come da tradizione, verrà tracciato a fine festival, «si può dunque già stimare un saldo attivo per 9-9,5 milioni di euro». Peraltro, «il dato dei ricavi pubblicitari può crescere, mentre sui costi si può ancora risparmiare», aggiunge il direttore di Rai1 e pensa probabilmente alla spesa per gli ospiti, la cui lista non è ancora completa. Massimo riserbo, come sempre, sui cachet. Nel complesso, l'esborso per il cast (la Rai avrebbe staccato un “assegno” di circa 600 mila euro per Baglioni, 400 mila per Michelle Hunziker e 300 mila per Pierfrancesco Favino, cifre ovviamente mai confermate) sarebbe considerato in linea con il percorso virtuoso intrapreso dall'azienda da alcuni anni e con la nuova policy di Viale Mazzini: in particolare, il compenso di Baglioni sarebbe stato tagliato del 10% rispetto a quello percepito l'anno scorso da Conti in qualità di direttore artistico e conduttore, in linea con il codice di autoregolamentazione approvato dal cda. Resta l'incognita Auditel, dopo il trittico da record centrato da Conti, che ha messo a segno una media del 48.6% nel 2015, del 49.6% nel 2016 e del 50.6% nel 2017.

Alla presentazione del festival, Teodoli aveva “promesso” il 40%: «Speriamo che gli ascolti siano il più alti possibile, certo», ha chiosato ieri. «Ma con Baglioni abbiamo pensato soprattutto alla costruzione di un festival che punterà sull'aspetto artistico più che televisivo in senso classico. Abbiamo una densità di cantanti e di artisti molto forte. La parte televisiva, ovviamente, ci sarà, ma non sarà il faro attorno al quale ruoterà il festival». A puntare su un'audience simile a quella dello scorso anno sono comunque i listini di Rai Pubblicità: «I prezzi sono rimasti identici a quelli del 2017», spiega Francesco Siliato, partner dello Studio Frasi ed esperto di comunicazione. «Il primo e l'ultimo break della prima serata sono venduti a 241 mila 500 euro, a 210 mila la pubblicità tabellare. Da una parte, evidentemente, si prende atto del fatto che il mercato non è in grado di sostenere un aumento dei prezzi, dall'altra si immagina di portare a casa cifre analoghe: l'anno scorso, per esempio, il primo break della prima serata raccolse 10,8 milioni di telespettatori, il secondo 13,2. Si pensa che i primi quattro break viaggino a tra gli 11 e i 13 milioni».

Anche se non sarà facile ripetere l'exploit dell'anno scorso («quel 50.6% è il quarto ascolto del millennio, solo le edizioni 2000, 2002 e 2005 hanno fatto meglio, ma era un'altra era»), «i programmi che superano i 10 milioni ormai sono pochi: Sanremo resta un must – conclude Siliato – e la Rai si impegna al massimo nella pianificazione pubblicitaria».



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