La Nuova Sardegna

La madre nuova della piccola Maria Listru

di Alessandro Marongiu
La madre nuova della piccola Maria Listru

Da domani “Accabadora” di Michela Murgia secondo titolo di “Scrittori di Sardegna”

08 febbraio 2018
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L’incontro potrebbe definirlo casuale solo chi credesse nel Caso, e Bonaria Urrai non è certo tra quanti ci credono. Sulla sessantina, ha già visto quanto basta del mondo per ritenere che ogni cosa avvenga per una ragione: se è lì nella bottega, in quel momento, e sta assistendo a quello a cui sta assistendo, è per un motivo preciso.

Davanti ai suoi occhi, una bambina prima si infila in tasca delle ciliegie di nascosto, poi si fa catturare dalla pelliccia di una cliente, ci immerge una mano e, piacevolmente stupita dalla morbidezza che la morte sa assumere talvolta, anche il naso. Inspira forte, ed è a questo punto che la moglie del farmacista, violata nelle natiche dalle narici indagatrici, si accorge «di tutto quel frugarle addosso» e se ne duole a voce alta.

Una figlia che pesa. Ad Anna Teresa Listru forse non sembra vero d’avere una nuova occasione per lagnarsi di una quarta figlia che le pesa sul cuore e sul portafogli di vedova come un macigno, ma è solo un antipasto, in attesa che la scoperta del furto delle ciliegie la legittimi a far partire uno schiaffo verso la carne della sua carne. Più che la piccola, però, il ceffone pare prenderlo Bonaria, che lì per lì capisce che la sua sterilità, anche se per vie inconsuete, è finita: pochi giorni e si presenta a casa Listru, fa un’offerta economica irrinunciabile e porta Maria via con sé. I compaesani, dell’anziana che si sposta per Soreni con quel frutto non suo al seguito, fanno per un po’ argomento di conversazione, ma la loro attenzione è presto diretta altrove da vicende più fresche e piccanti.

L’unica che non si capacita è maestra Luciana Tellani, per cui quel passaggio di mano è cosa fuori dalla grazia di Dio: ma lei è scusata, in fondo, essendo straniera (di Torino) e non avendo familiarità con simili dinamiche.

Il mistero delle notti. L’incontro a scuola con Bonaria, che ha convocato appositamente, mette l’insegnante davanti al fatto compiuto: sia o meno Listru il cognome poco importa, Maria non è più figlia, ammesso che lo sia mai stata, di Anna Teresa. Trascorrono anni durante i quali la vecchia e la ragazzina imparano a conoscersi, a rispettarsi e a modo loro a volersi bene. Una continua il lavoro di una vita, cucendo e ritagliando abiti su misura, l’altra studia con buoni risultati, aiuta la famiglia dell’amico Andría durante la vendemmia e si prende cura del cane Mosè.

È più ciò che si tacciono di ciò che si dicono, ma nessuna delle due se ne lamenta – Maria ha perfino accettato di non chiedere a Bonaria dove va, certe notti, e a far che–. Se lo sa, fa abilmente finta di non saperlo: anche con sé stessa. Finché un giorno Nicola, fratello di Andría, non ha un incidente grave, e tutto precipita. Bonaria ha per lui una sorta di predilezione, e pur di aiutarlo si spinge a rompere la consuetudine: e perde, così, Maria.

Infrazione alla norma. La sua prima, unica, ultima figlia. Come da migliore tradizione deleddiana, è un’infrazione alla norma a rivoltare un mondo e il suo ordine che si pensava acquisito. È proprio qui, nell’infrazione di Bonaria, che risiede il nucleo di “Accabadora” di Michela Murgia, da domani in edicola con La Nuova Sardegna per la collana “Scrittori di Sardegna” (a 6,70 euro più il prezzo del quotidiano). Compiendola, la sarta diventa altro da ciò che è sempre stata, tanto all’interno della comunità quanto nell’animo di Maria, e le sue colpe comincerà a scontarle in terra, sola.

Un’opera di successo. Certi fili, che li abbia intrecciati il sangue o una scelta elettiva non fa differenza, recisi non possono esserlo mai del tutto, è vero: ma non è detto che l’ordine ripristinato coincida con l’ordine di un tempo. Pubblicato nel 2009 da Einaudi, “Accabadora” è di gran lunga il romanzo più fortunato tra quelli partoriti dall’attuale generazione di narratori isolani. Il successo di pubblico è stato notevole, e numerosi i riconoscimenti: l’opera si è aggiudicata infatti il Campiello, il SuperMondello, il Dessì, il Premio Alassio 100 Libri – Un autore per l’Europa e il Premio Città di Cuneo per il Primo Romanzo–. Ancora più numerose le traduzioni all’estero, buon’ultima quella in cinese dello scorso autunno; da segnalare anche un recente adattamento teatrale, un audiolibro letto dalla stessa Murgia e il progetto risalente a inizio anni Dieci per un film che, risultato beneficiario di un contributo di centomila euro dalla Regione Sardegna, non pare però essere mai andato in porto. La vicenda di Bonaria Urrai e Maria Listru vive, oltre che della forza dei caratteri che le conferiscono una fisionomia unica, di uno stile calibrato con estrema perizia, in cui è difficile rinvenire una parola di troppo o fuori posto.

La sostanziale atemporalità cui è consegnato il racconto permette poi ad “Accabadora” – e in questo aspetto risiede probabilmente il suo maggior pregio – di svincolarsi dal momento storico in cui è ambientato, e di farsi ad esempio metafora dei giorni nostri, nei quali, nonostante giungano da più parti resistenze dal sapore reazionario, i concetti di famiglia e genitorialità sono ormai drasticamente mutati rispetto al passato, e come tali vanno e andranno pensati e affrontati. Il terzo appuntamento con “Scrittori di Sardegna” è per venerdì 16, quando con La Nuova uscirà “Il cielo nevica” di Alberto Capitta.

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