La Nuova Sardegna

Al “Beer attraction” di Rimini c’è un’isola in pieno fermento

di Andrea Sini
Al “Beer attraction” di Rimini c’è un’isola in pieno fermento

Quattro birrifici artigianali sardi saranno presenti alla più prestigiosa fiera del settore

10 febbraio 2018
5 MINUTI DI LETTURA





Maltata, luppolata, fruttata, speziata e persino aromatizzata alle essenze locali. E sarda, sardissima. C’è tutto un mondo che gira intorno alle birre artigianali e il microcosmo che “fermenta” nella nostra isola è pronto per raccogliere anche quest’anno la grande sfida della qualità, su un mercato che si sta lentamente ma costantemente ampliando. Tra pochi giorni apre i battenti il Beer Attraction di Rimini, la fiera birraria più importante a livello nazionale, una delle più prestigiose in campo europeo. Degli oltre trenta birrifici artigianali attivi in Sardegna, quattro sbarcheranno sulla Riviera Romagnola con ottime aspettative: due del nord Sardegna, P3 Brewing Company di Sassari e Dolmen di Uri, due del Capo di sotto: Mezzavia di Selargius e il Birrificio di Cagliari.

Plurimedagliati. L’importante è esserci, ma chi è bravo può andare oltre. L’anno scorso i sassaresi della P3 hanno sbancato: il premio “Birra dell'anno”, abbinato alla kermesse riminese, ha visto Pier Paolo Peigottu e Giacomo Petretto tornare in Sardegna con in tasca tre premi: la medaglia d’oro tra le Ipa con la 50 Nodi, il bronzo con la Turkunara tra le Stout e la menzione d’onore per la Jordi tra le Saison. Cinque anni di attività alle spalle, una cantina da 10 mila litri e una produzione che si attesta sui mille ettolitri l’anno (ma l’ampliamento dell’impianto è ormai una necessità) e canali di esportazione attivissimi con Roma, la Puglia, il Triveneto e la Lombardia, oltre a una significativa presenza a Londra e un ponte aperto con New York. «Il mercato dal nostro punto di vista è in crescita – spiega Peigottu –, c’è maggiore curiosità rispetto al passato nell’approcciarsi al mondo delle birre artigianali. Il mercato sardo si è in qualche modo allargato, penso alla presenza ormai abituale delle artigianali nelle enoteche, mentre la ristorazione resta un problema». La concorrenza? Stimola, aiuta, ispira. Per questo Rimini è una tappa fondamentale». E poi ci sono i riconoscimenti: «Ne abbiamo collezionato di importanti, tra Rimini e Barcellona– dice il mastro birraio Giacomo Petretto –. Tornare a casa da una fiera con un premio non è scontato, ma è la dimostrazione che solo la qualità consente di affermarsi sul mercato. Perché è chiaro che non tutto ciò che è artigianale sia necessariamente buono».

Profeti in patria? Il Birrificio di Cagliari, dieci anni di attività alle spalle, mille ettolitri di produzione annua, è tra i veterani della kermesse riminese. «Per noi è la quarta partecipazione – spiega il mastro birraio Marco Secchi – e questo resta un appuntamento assolutamente irrinunciabile». Il BdC, nato nel 2008 su intuizione dello stesso Secchi («L’investimento iniziale? Ho ipotecato tre case della mia famiglia, una pazzia») affianca la produzione alla ristorazione. Un abbinamento che funziona alla grande. «Il nostro è il primo brewpub nato in Sardegna, e metà della nostra produzione viene consumata direttamente dai clienti che vengono a trovarci. Il resto della birra prodotta va sul mercato, quasi tutta nella Penisola». Nemo propheta in patria? «Più o meno. Noi abbiamo come vicino di casa un colosso industriale come l’Ichnusa e il mercato locale è abbastanza complicato. Dal 2016 siamo sbarcati in forze sul Continente; in piazze come Roma, principale sbocco della nostra esportazione, abbiamo un notevole successo. La nostra crescita è costante». Anita Pilittu, responsabile marketing, mette sul tavolo i dati: il 2017 si è chiuso con un trend estremamente positivo (+35%) e i 300 ettolitri prodotti qualche anno fa sono solo un ricordo: ora l’azienda cagliaritana, che tra birrificio e pub dà lavoro a una quindicina di persone, ha superato i mille ettolitri l’anno. Dodici linee fisse (il fiore all’occhiello è la Tuvixeddu, la bitter ale premiata con la medaglia d’oro all’ultimo “Barcelona Beer Challenge”), più altre stagionali. Con particolare attenzione, e coraggio, per puntare su prodotti innovativi alle essenze tipiche della Sardegna: come la Meli marigosu, un Saison al miele di Corbezzolo, la Figu Morisca, blanche ai fichi d'india, o la Cream Heli, prodotta con Elicriso.

Missione ristorazione. Rispetto a una decina di anni fa le birre artigianali si sono ormai definitivamente affermate, anche se in parte restano un prodotto di nicchia. E su questo birrai sassaresi e cagliaritani sono d’accordo. «Al di là dei pub “indipendenti” – dice Peigottu della P3 –, i ristoratori sono ancora restii a proporre al cliente birra artigianale di qualità. E questo, se si parla di ristoranti di un certo livello, non può chiaramente essere un problema di costo». «Il mercato negli ultimi anni si è aperto ma non ancora abbastanza – gli fa eco Secchi del BdC –. Intendo dire che le birre artigianali di qualità funzionano e funzionano i locali che le propongono ai clienti. Il vero problema è il fatto che molti vedano ancora la birra come una bevanda da bar e fanno fatica, per esempio, ad abbinarla al cibo di qualità, come il vino. Ma se io vado in un ristorante di livello medio alto, chi beve vino può chiedere un vino di qualità, ma perché chi vuole birra deve accontentarsi delle solite industriali?».

Spazio alla creatività. A un tiro di schioppo dal Bdc, a Selargius, c’è dal 2014 il birrificio Mezzavia, che sbarca a Rimini per il secondo anno di fila, forte dell’ottimo risultato ottenuto a novembre a Bruxelles: la Nautilus si è imposta nella categoria Stout-Porter, prendendo l’oro anche nel con-corso “Italian Revelation” grazie al punteggio più alto ottenuto in assoluto tra le birre italiane presenti. «Chi arriva dalla Sardegna è penalizzato doppiamente, ma gli sbocchi importanti sono soprattutto fuori dall’isola – dice Michele Deiana, responsabile marketing del birrificio selargino, che nel 2017 ha sfornato 500 ettolitri –. Rimini è una tappa fondamentale sia perché il pubblico è altamente qualificato e quindi i riscontri sul proprio lavoro arrivano in tempo reale; sia perché ti metti in gioco in un mercato che improvvisamente, in mezzo a centinaia di produttori, distributori e potenziali clienti, si allarga e diventa enorme». Alessandro Melis, mastro birraio di Mezzavia con un passato da chitarrista, per Rimini ha fatto gli straordinari: alle 6 linee di gamma, ha aggiunto due nuove “creature” pensate proprio per questa edizione del Berr Attraction: la Slapshot, una Session Ipa ottenuta attraverso il particolare proce-dimento di “dry hopping”, luppolatura a freddo, e la Fuzztone, una Modern Oat Session Ipa molto fruttata e a bassa gradazione alcolica (4,4°).

Birre senza glutine. Mezzavia ha inventato Primula, dal birrificio Dolmen di Uri (600 ettolitri l’anno) uscirà il mese prossimo un prodotto simile: si tratta di birra per celiaci. Un segnale interessante di come l’attenzione si stia rivolgendo anche a nicchie di mercato a lungo completamente ignorate.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Lo schianto

Tragedia nel Bresciano: 60enne originario di Sorso muore in un incidente stradale

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative