La Nuova Sardegna

«Così la danza riempie tutta la mia vita»

di Monica De Murtas
«Così la danza riempie tutta la mia vita»

Parla l’étoile internazionale Sabrina Brazzo, da venerdì in Sardegna con lo spettacolo “Il mantello di pelle di drago”

13 febbraio 2018
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SASSARI. Dopo il successo riscosso al Lincoln Center di New York, al London Palladium Theatre e in numerosi teatri italiani, il balletto “Il mantello di pelle di drago” arriva in Sardegna all’interno del cartellone di danza Cedac. Le coreografie di questo nuovo titolo, realizzate su musiche di Kachaturian, Bizet, Minkus e Liszt, sono firmate da Massimiliano Volpini, uno dei coreografi di punta della scena italiana. Tra i suoi vari progetti Volpini ha curato recentemente alcune spettacolari coreografie per Roberto Bolle per poi raccontare nel balletto “Il mantello di pelle di drago” una moderna fiaba sulle punte. La vicenda narra di una misteriosa fata- regina che viaggia per il modo con un prezioso manto, realizzato dagli elfi, dotato del magico potere di rivelare la purezza del cuore di coloro che lo indossano. Lo spettacolo in prima regionale è una Produzione J.a.s. Art in collaborazione con Lineapelle e debutterà venerdì alle 21 al Teatro Comunale di Sassari. Diverse le repliche previste: sabato alle 21 e domenica alle 17 all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari, lunedì 19 febbraio alle 21 al teatro Civico di Alghero.

Protagonisti della storia l’étoile internazionale già prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano Sabrina Brazzo nel ruolo della Fata-Regina e Andrea Volpintesta, primo ballerino del Teatro alla Scala, nella parte del Diavolo. Ad accompagnare sul palco Brazzo e Volpintesta altre due star della danza: Maurizio Licitra e Antonella Albano, rispettivamente solista e prima ballerina del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano. In questo Olimpo di celebrità c'è spazio anche per i nuovi talenti con il corpo di ballo del Jas Art Ballet la compagnia fondata nel 2012 da Brazzo e Volpintesta due stelle del balletto decise a confrontarsi con esperienze artistiche sempre nuove, compagni nella vita e nella professione. «Nella nostra compagnia lavoriamo in sala con i giovani – dice Brazzo – con chi ha nuove energie da dare alla danza».

Per questo motivo la prima ballerina della Scala ha deciso di fondare una piccola compagnia indipendente?

«Si esatto, perché il futuro di quest'arte meravigliosa, che deve continuare a vivere, dobbiamo affidarlo nelle mani dei nuovi talenti, dobbiamo lavorare insieme, trasferire le nostre competenze a chi le porterà avanti. Devo dire che sino a quando ero la prima ballerina della Scala vivevo in un mio universo, il mio rapporto con il lavoro era totalizzante, riempiva ogni angolo della mia vita. Da quando sono madre è cambiato tutto, l'orizzonte stesso della mia vita si è capovolto. Mi son detta: oltre a danzare devi dare qualcosa di più. Ho capito che dopo aver avuto la fortuna di lavorare con i più grandi nomi del balletto classico dovevo trasmettere ai giovani le mie competenze. Poi devo dire che lavorare con i giovani mi dona un’energia difficile da spiegare, di cui ho bisogna, insomma non è solo un dare ma anche un ricevere. Il nostro metodo è fondato sulla condivisione del lavoro. Ogni coreografia, ogni scelta artistica nasce dall’impegno di tutti: allievi e maestri».

Presentate in questo tour un nuovo titolo. Che importanza ha portare in scena produzioni moderne accanto al repertorio classico?

«Anche in questo caso l’obiettivo è salvare la danza classica, che come il teatro e la lirica rischia sempre più di essere abbandonata definitivamente dal pubblico dei più giovani. Lavorare su testi nuovi è una sfida bellissima anche per i coreografi e per noi danzatori. Il nostro progetto guarda al futuro cercando di dar vita ad un nuovo repertorio che nella sua modernità trae comunque spunto dal vasto repertorio classico. Anche le nostre scenografie lasciano spazio a nuove tecnologie e multimedialità. Il teatro non è un mausoleo, un luogo esclusivo dove si compie un rito misterioso visibile solo gli adepti. Vogliamo aprire le porte dei teatri non solo agli appassionati ma anche ai “non praticanti” ai non addetti ai lavori. Il nostro obiettivo è realizzare prodotti artistici che possano attrarre nuovi target di pubblico attraverso idee e proposte di qualità, nuove, diverse ma in cui la danza resta la protagonista assoluta. Crediamo che questa arte debba vivere e non sopravvivere».

Questo spettacolo è un successo internazionale che ora arriva in Sardegna: che rapporto avete creato con il pubblico dell’isola?

«La Sardegna è una delle regioni più reattive alla filosofia artistica che ho appena esposto, torno qui dopo una bellissima esperienza vissuta lo scorso anno con lo spettacolo “ George Sand , Uomo e Libertà”. Poi io ho un legame curioso con l’isola: mia madre è nata alla Maddalena, anzi è nata in nave mentre la famiglia arrivava lì. Sì, lo so, una storia strana ma davvero bella da raccontare».

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