La Nuova Sardegna

«L’Italia senza guida sull’orlo del baratro»

di Paolo Curreli
«L’Italia senza guida sull’orlo del baratro»

Intervista col direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana sul suo libro “Un paese senza leader” da oggi in libreria

15 febbraio 2018
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SASSARI. Una splendida e antica carrozza sull’orlo del baratro; passeggeri i visi noti della politica nazionale. La vignetta di Giannelli, sulla copertina, è una perfetta prefazione del libro di Luciano Fontana “Un paese senza leader. Storie, protagonisti e retroscena di una classe politica in crisi” (Longanesi, 223 pagine, 16,90 euro) nelle librerie da oggi.

Luciano Fontana, classe 1959, giornalista politico e d’inchiesta con una carriera che lo ha portato dalle pagine dell’Unità a quelle del Corriere della Sera di cui è direttore dal 2015, registra dal suo osservatorio privilegiato l’incapacità della classe politica di generare una figura che possa – finalmente – far uscire il Paese dalle difficoltà che lo impantanano da ormai troppo tempo.

Una prosa lontana dal politichese degli esperti e che rivela, attraverso la tradizione giornalistica dei “visti da vicino”, i ritratti dei leader ipotetici che si candidano tra pochi giorni al gravoso compito. Aneddoti inediti, biografie e vizi paralleli di Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini, le complicate (e autodistruttive) fibrillazioni del Centrosinistra. Tutto illustrato dal contrappunto sagace delle vignette di Giannelli.

Direttore, la volatilità dei governi da noi è sempre esistita: che cosa è cambiato?

«Era un sistema ben definito, dove i leader si combattevano ognuno dall’interno di un partito di riferimento che era anche cerniera di rapporti con la società. Esisteva una continuità di leadership che, tra mille problemi, è riuscita a fare cose egregie per il Paese: dal boom economico del dopoguerra in poi. C’era un partito che si prendeva l’onere del governo e un’opposizione, il Pci, che si sapeva non avrebbe mai potuto governare. Un sistema alla fine stabile».

Oggi invece?

«Arriviamo alle elezioni con un sistema spezzettato in tanti partitini che invocano il proporzionale. Ci siamo arresi al male che ha consumato leader veri o presunti e creato governi instabili, contribuendo a rafforzare, a livello internazionale, l’immagine di un’Italia inaffidabile».

La crisi di leadership politica è anche quella più generale della classe dirigente?

«Tutti i meccanismi classici sono saltati. Prima era un processo lungo e selettivo che portava, passo dopo passo, al potere – dai consigli di quartiere o dall’Azione cattolica –. La formazione di un politico avveniva nella società. Oggi la politica si è trasferita sui social media. Conta di più la simpatia o il colpo all’avversario in tv che la competenza. Si combatte per il potere e il merito non è l’elemento preponderante. Se guardiamo al leader francese Macron, ci rendiamo conto che dietro ha un retroterra culturale che molto raramente ritroviamo da noi».

Oltre le leggi elettorali e il sistema politico c’è anche un tratto nazionale tutto nostro nell’incapacità di esprimere un vero leader?

«Un po’ tutt’e due le cose, c’è il vizio nazionale di attribuire responsabilità più che ricercare soluzioni ai problemi, i partiti nati dalla crisi della Prima repubblica hanno perso identità, travolti da Mani pulite e dal crollo del Muro di Berlino. Le diverse leggi elettorali, che sembravano maggioritarie ma non lo erano, hanno impedito che un nuovo leader potesse emergere. A parte Forza Italia che però oggi si deve ancora rivolgere a Berlusconi, il quale è stato capace di eliminare ogni suo possibile delfino. Un grosso problema per lo schieramento conservatore. Poi c’è stata la proliferazione delle formazioni di sinistra, una pulsione autodistruttiva che andrebbe analizzata dagli psicanalisti piuttosto che dai politologi. Per il Movimento 5 stelle creare una classe dirigente è secondario visto che “uno vale uno”, nonostante il loro statuto preveda poteri forti per il capo del movimento».

Il suo sguardo al futuro è quindi pessimista?

«Siamo sull’orlo del burrone, come scrivo nel libro, però ho fiducia nel Paese, capace nei momenti di crisi di esprimere il volto e la volontà migliore una nazione ricca di eccellenze. Un leader ha bisogno di continuità, con una legge elettorale simile a quella francese. Chi governa deve poter costruire la propria squadra, essere in grado di reagire davanti ai problemi, deve essere in grado di realizzare un percorso positivo e avere il coraggio della responsabilità. È l’unica strada da percorrere».



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