La Nuova Sardegna

L’isola di Andrea Delogu: «Amo tornare alle origini»

di Roberto Sanna
L’isola di Andrea Delogu: «Amo tornare alle origini»

La conduttrice televisiva racconta il rapporto speciale con la patria dei suoi nonni. «Vivere in Sardegna dà la sensazione di possedere la propria terra»

17 febbraio 2018
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. È stata soltanto una la voce sarda al Festival di Sanremo: quella di Andrea Delogu, conduttrice televisiva e radiofonica con chiare origini isolane alle quali tiene tantissimo: la famiglia del padre è infatti originaria di Sorso e nelle sue vacanze non manca mai lo spazio per il ritorno nell’isola. La sua storia personale è molto particolare: è cresciuta insieme ai genitori all’interno della comunità di San Patrignano. Un’esperienza che ha avuto anche il modo di raccontare in un romanzo intitolato “La collina”, scritto insieme allo sceneggiatore Andrea Cedrola nel 2014. Anni difficili che ha saputo mettersi alle spalle con leggerezza, rivelandosi una conduttrice dotata di grande ecletismo, capace di passare da programmi più “seri” ad altri più leggeri: da Sanremo, che ha commentato per il terzo anno consecutivo, a “Dance Dance Dance” a “Stracult” fino al grande successo, qualche settimana fa, con Renzo Arbore e Nino Frassica nel programma celebrativo di “Indietro tutta”.

Sa che è stata l’unica rappresentante della Sardegna al Festival di Sanremo?
«Non me ne ero resa conto, è un peccato. Per me le origini sarde hanno un valore particolare, ogni estate torno nella “mia” terra e mi piace sentire i racconti dei miei parenti. Ogni tanto, tra l’altro, ci sono persone che mi scambiano per romena, ingannate dal mio nome che in Italia è poco utilizzato per le donne: ora, io non ho niente contro i romeni e la Romania, ma non riesco a capire come facciano a confondere il mio cognome chiaramente sardo».

Cosa significa per lei essere sarda?
«C’è una cosa sulla quale rifletto spesso, pensando a come sono cresciuti i miei nonni in Sardegna: credo che vivere in quest’isola dia comunque la grande sensazione di possedere la propria terra, anche se non so se vivere qui sia un limite oppure no. Un grande interrogativo, insomma: sei libero o limitato? Ancora non l’ho capito, la certezza l’avrò tra qualche anno».

Tornando a Sanremo, che tipo di esperienza è?
«Oddio, mi sto ancora riprendendo, sono ancora scombussolata e intontita. Penso che al mondo non ci sia niente di paragonabile a questa manifestazione dove i cantanti eseguono tre, un tempo anche cinque volte il loro brano. Per chi la commenta è faticoso, sono cinque ore di diretta, ma i numeri hanno ancora una volta premiato questo festival».

Radio, tv, libri: la sua vita professionale è sicuramente varia.
«Ho fatto tanta gavetta, di fatto ho cominciato realmente a lavorare tardi, arrivata ai trent’anni. Sì, mi piace fare tante cose, è come non avere un unico piatto preferito ma tanti gusti da soddisfare. Poi, ovviamente, ci sono cose che mi riescono bene e altre meno. Posso dirvi comunque che la radio è veramente una grande scuola, non c’è niente di paragonabile».

Mettere su un libro la sua storia è stato difficile?
«Molto, ho impiegato quattro anni ed è stato fondamentale l’aiuto di Andrea Cedrola. Affrontando questioni così delicate da soli si rischia di essere troppo buoni».

Progetti?
«Ho una vita impegnata: “Stracult” su Rai 2, “Dance Dance Dance” su Tv8. E in estate, ovviamente, vacanze in Sardegna, a casa».
 

In Primo Piano
L’incidente

Scontro frontale sulla Sassari-Olbia, cinque feriti in codice rosso

Le nostre iniziative