La Nuova Sardegna

IL FILM DELLA SETTIMANA 

Una bella fiaba con troppi elogi

di Fabio Canessa
Una bella fiaba con troppi elogi

Leone d'oro a Venezia, due Golden Globes, tredici nomination agli Oscar che a breve saranno assegnati. Così si presenta in sala “La forma dell'acqua” di Guillermo del Toro.La storia è ambientata agli...

17 febbraio 2018
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Leone d'oro a Venezia, due Golden Globes, tredici nomination agli Oscar che a breve saranno assegnati. Così si presenta in sala “La forma dell'acqua” di Guillermo del Toro.

La storia è ambientata agli inizi degli anni Sessanta, in piena guerra fredda. Elisa lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio del governo dove viene portata una strana creatura anfibia con la quale la donna svilupperà un rapporto speciale. Tanti, troppi, esagerati (soprattutto il premio a Venezia, Mostra d'arte cinematografica è giusto ricordarlo) i riconoscimenti per un film che ha nella semplicità da un parte il suo punto di forza, è così immediato da catturare da subito lo spettatore, dall'altra il suo limite. Una fiaba che sembra poco più che una rielaborazione del classico la bella e la bestia, costruita sul tema della diversità: la protagonista è muta, l'amica afroamericana, il vicino di casa omosessuale. E poi c'è ovviamente la strana creatura che richiama immediatamente “Il mostro della laguna nera” del film di Jack Arnold (del 1954). L'omaggio, l'amore per il cinema di Guillermo del Toro è evidente e anche coinvolgente: la casa della protagonista si trova sopra una sala, ed è sicuramente da segnalare tra le scene più belle quella in cui l'uomo-pesce rimane incantato davanti al grande schermo mentre viene proiettato il kolossal “La storia di Ruth”.

Non si può dire che la visione non sia piacevole, e anche il cast è eccellente (Sally Hawkins, Michael Shannon, Richard Jenkins, Octavia Spencer), ma la scrittura dà poco spessore ai personaggi, lo sviluppo narrativo è prevedibile, la storia d'amore tra la donna e il “mostro” al limite dello stucchevole.

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