La Nuova Sardegna

Ranieri show a Sassari, l’eterno ragazzo fa cantare tutti

di Andrea Massidda
Ranieri show a Sassari, l’eterno ragazzo fa cantare tutti

Con il concerto al Comunale si è conclusa la mini tournée sarda dell’artista napoletano

19 febbraio 2018
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SASSARI. Il varietà di una volta, con musica, gag e persino barzellette. Uno show costruito per riempire i teatri e strappare molti minuti di applausi dai vecchi e dai nuovi fan. Massimo Ranieri mancava dall’isola da quattro anni, se si esclude la partecipazione, nell’estate del 2016 all’European jazz expo’ di Riola, quando salì sul palco insieme a giganti del jazz italiano come Enrico Rava, Stefano Di Battista, Rita Marcotulli, Riccardo Fioravanti e Stefano Bagnoli, impegnati in una rilettura in chiave afroamericana delle più celebri canzoni napoletane. E Napoli, con le sue canzoni senza tempo, è stata comunque al centro dello spettacolo “Sogno o son desto”, che il cantante partenopeo ha portato in scena nei giorni scorsi a Nuoro, Cagliari e Sassari per una mini tournée sarda organizzata dall’associazione “La via del Collegio”.

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Ranieri, va detto subito, non ha deluso le aspettative del pubblico, il quale spesso ha cantato a memoria e in coro i suoi più grandi successi. Registrato all’anagrafe di Napoli il 3 maggio del 1951, il bravo Massimo se avesse seguito le orme del padre, operaio all’Italsider, forse ora alla sua età avrebbe preteso di andare in pensione. E invece da scugnizzo che si arrangiava nelle strade di Santa Lucia ha fatto carriera come artista. E dopo cinquant’anni di lavoro (la svolta risale al 1966, quando a Canzonissima sciolse i cuori delle italiane cantando “L'amore è una cosa meravigliosa”) non è affatto stanco. Anzi, canta, corre e saltella sopra il palcoscenico con un’energia che è sicuramente anche frutto di un’enorme passione per il suo mestiere. Così in due ore di show spazia da “Vent’anni” (il brano grazie al quale nel 1970 vinse Canzonissima e che rimase al primo posto nella classifica dei 45 giri per otto settimane) sino ad “Anema e core”, celeberrimo pezzo del 1950 composto dal musicista Salve D’Esposito e dal paroliere Tito Manlio e poi interpretato da grandi artisti internazionali.

In mezzo, un po’ di tutto. A cominciare dalle sue canzoni più conosciute, come “Se bruciasse la città”, “Rose rosse” (fra i dischi più venduti del 1969), “Perdere l’amore” (primo posto a Sanremo nel 1988), ma anche “La vestaglia”, bella canzone che tuttavia non rientra tra i cavalli di battaglia e che al Festival dei fiori del 1995 si classificò quindicesima. Scaletta ricca abbastanza per accontentare una platea che conosce questi lavori a memoria e li canta a squarciagola.

Ma Ranieri nel suo spettacolo infila anche delle vere e proprie chicche d’autore. Per esempio “Pamela” e “Come so’ nervoso”, due omaggi al grandissimo Nino Taranto e alle sue straordinarie macchiette tipo Quagliarulo e Ciccio Formaggio. E c’è spazio anche per la deliziosa “E allora?” (che Roberto Murolo rilanciò ripescandola dal repertorio di Armando Gill), per “O marenariello” (un classico della canzone napoletana composto nel 1893) e, manco a dirlo, per un pezzo di Renato Carosone, “La pastiglia”, tormentone degli anni Cinquanta. A completare l’elenco di belle canzoni, l’artista napoletano mette nel repertorio anche “Je so’ pazzo” di Pino Daniele, “La voce del silenzio” (scritta da Mogol e Paolo Limiti, e di cui tutti ricordano la perfetta interpretazione di Mina) e ancora “Quel che si dice”, portata al successo da Charles Aznavour. Tanta roba, insomma.

E c’è spazio anche per un ricordo di Bibi Ballandi, il produttore scomparso nei giorni scorsi: «L’ho conosciuto 50 anni fa quando lavoravo con suo padre e da allora non ha mai perso il sorriso che dava a noi artisti uno straordinario senso di leggerezza e di fiducia».
 

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