La Nuova Sardegna

Marcello Fois: «Ecco la mia Barbagia sospesa nel tempo»

di Costantino Cossu
Marcello Fois: «Ecco la mia Barbagia sospesa nel tempo»

Nella collana Scrittori di Sardegna “Luce perfetta”, uno dei romanzi più avvincenti dell’autore nuorese

21 febbraio 2018
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La storia della famiglia Chironi si dipana dal 1889 al 2000 in tre romanzi: “Stirpe”, “Nel tempo di mezzo” e “Luce perfetta”. Testi in cui Marcello Fois intreccia, lungo il succedersi di tre generazioni, grande storia e vita quotidiana, guerre mondiali e vicende private. “Luce perfetta” sarà da venerdì in edicola con la Nuova, quarta uscita della collana “Scrittori di Sardegna”. Ne parliamo con l’autore.

Una saga familiare che si lega ai grandi fatti della Storia. E’ una scelta che riconduce a un filone importante della tradizione letteraria europea…
«Sì, è stata una scelta precisa. Con il filone al quale lei si riferisce ci si confronta tenendo ben fermi alcuni puntelli: cronaca delle vicende di un gruppo familiare, ordine cronologico, biografia dei personaggi che corre da un libro all’altro. Il nuovo, rispetto allo schema tradizionale, dipende da chi scrive, dai suoi occhi e dalla sua penna, dalla sua sensibilità e dalla sua scrittura».

È evidente, in particolare, il debito verso la tradizione letteraria italiana…
«Sì: le vicende familiari degli umili che si intrecciano con i grandi processi in cui si articola la storia degli uomini. “I promessi sposi” di Manzoni, “I malavoglia” di Verga, “Il mulino del Po” di Bacchelli, “La storia” di Elsa Morante. A questo lascito mi sembra si possano riferire “Stirpe”, “Nel tempo di mezzo” e “Luce perfetta”».

Come lei certamente sa, ci sono scrittori italiani delle nuove leve che teorizzano una cesura netta con la tradizione come condizione preliminare per ogni scrittura narrativa contemporanea…
«Io sono un lettore. Sono diventato scrittore grazie all’essere stato lettore. Quindi per me è un processo direi naturale quello di confrontarmi con chi ha scritto prima di me. La condizione della contemporaneità a me è sempre sembrata molto legata alla tradizione. Chi non riconosce questo legame ha la presunzione di inventare temi e scritture che invece sono lì da un sacco di tempo. Il valore aggiunto che realizza un autore se mantiene forte il rapporto con la tradizione è che ciò che scrive tende a rimanere. Solo se la scrittura lavora sugli archetipi, infatti, gli uomini di tutte le epoche possono riconoscere, nel lavoro di un autore, almeno un pezzetto di sè. Altrimenti vali semplicemente per gli uomini del tuo tempo; direi della tua settimana».

Il rapporto tra padri e figli è un tema forte di tutti e tre i libri della saga dei Chironi…
«È una delle linee fondamentali. Certa retorica del matriarcato si può raccontare anche attraverso i suoi effetti. La mia idea era di provare a sviluppare alcune tematiche dal punto di vista del risultato più che dal punto di vista della genesi: raccontare che cosa succede ai figli di Mena e di Marianna Sirca».

Sono figli, stando ai suoi romanzi, che fanno una grande fatica ad affrontare il mondo…
«Certo, fanno una grande fatica. Perché il costo di quella retorica è grande. Ed è duplice: anche le donne che crescono dentro quel codice normativo fanno una grande fatica ad affrontare il mondo. Fanno la stessa fatica di ogni essere umano che deve subire un pregiudizio su di sé».

E il pregiudizio verso i maschi qual è?
«Che debbano vivere in deficit di affettività. Li abitui a non coltivare la dimensione affettiva. Ne risultano persone incomplete. E’ così, ad esempio, per Vincenzo, il protagonista del “Tempo di mezzo”. Si forma tra secondo conflitto mondiale e dopoguerra, quando la Storia fa, soprattutto in Sardegna, un salto carpiato. Arriva inatteso, come un miracolo, dentro la famiglia Chironi. È già adulto, ma viene trattato come un bambino. Sua zia Marianna, una roccia di granito alla quale i Chironi in difficoltà si sono aggrappati, si rifiuta di vederlo fatto; lo vuole fare. Quando arriva in casa, Vincenzo diventa roba sua. Cecilia, la moglie, è molto più giovane di lui, ma più matura da un punto di vista affettivo. E così in Vincenzo si apre un’incrinatura che, allargandosi progressivamente, lo porta a una fine tragica».

Rapporto e conflitto tra padri figli ma anche, nei tre libri della saga, rapporto e conflitto tra i generi, tra uomini e donne. Sempre all’interno dell’istituto del matrimonio…
«Il matrimonio, l’istituzione, serve per stabilire una posizione, sociale ma anche psicologica. Nel caso di Maddalena e di Domenico, in “Luce perfetta”, questo è evidentissimo. Per loro le nozze sono la risultante di varie impossibilità. Il loro è come tanti matrimoni: un vincolo tra persone che stanno insieme per tutto tranne che per amore. Non così per Michele Angelo e per Mercede, i capostipiti, che si sono scelti con convinzione assoluta. Una differenza, quella tra la prima e l’ultima generazione dei Chironi, tutta a favore della prima; almeno sul piano della sincerità dei sentimenti e degli affetti».

Passioni forti, conflitti aspri. Chiusi sempre, nei suoi libri, nel cerchio immutabile della natura…
«E’ come un coro che accompagna il tumulto delle passioni. Senza nessuna idealizzazione dell’universo naturale, però. Piuttosto, un controcanto che illumina della luce perfetta della durata il contingente delle azioni umane».

Se si fa questo tipo di operazione, ambientare la storia in Barbagia può essere un vantaggio?
«Un vantaggio grandissimo. La Barbagia è una terra storicamente rimasta ai margini. Una terra in cui il paesaggio, quando non è stato devastato, rimanda alla stabilità, alla permanenza dell’universo naturale. Tutto ciò ha contribuito a fare di Nuoro un luogo letterariamente molto abitato. È un posto dove possono agire gli archetipi di cui si nutre la letteratura. Ogni cosa passa, generazione dopo generazione, ma un nucleo originario permane oltre al ribollire della vita, e si riconosce sempre. E’ per questo che in Barbagia e in Sardegna il rapporto con la tradizione letteraria, dai classici greci sino a “Canne al vento”, è quasi scontato. E questo è anche il tono della mia formazione di scrittore».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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