La Nuova Sardegna

Igort il nuovo direttore: «Ecco il Linus che vorrei»

Fabio Canessa
Igort il nuovo direttore: «Ecco il Linus che vorrei»

Parla il fumettista cagliaritano chiamato dall'editrice Elisabetta Sgarbi a guidare la storica rivista mensile

23 febbraio 2018
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CAGLIARI. «Uno storico mensile su cui, editorialmente parlando, io stesso ho visto la luce nel lontano 1981». Facile immaginare da queste parole quanto sia profondo il legame di Igort con Linus, rivista di fumetti della quale adesso assume la direzione. La notizia è di ieri, i lavori già in corso per essere pronti a giugno quando uscirà il primo numero firmato dal fumettista (e non solo) sardo.

Tra pochi mesi partirà dunque una piccola rivoluzione «tesa a ridefinire le linee guida - spiega Igort - e riportare, se possibile, Linus agli antichi fasti».

Una nuova avventura che affronta con quale spirito?

«Avere la possibilità di entrare nella sala macchine di una rivista così, quindi non soltanto dal punto di vista dell'autore che porta le sue tavole per la pubblicazione ma pure come progettatore, è una cosa molto forte anche emotivamente».

Qual è il suo primo ricordo da lettore di Linus?

«È la rivista con la quale sono cresciuto. Seguivo Linus e Alter, che nacque come suo supplemento e divenne il mio periodico del cuore perché ospitava autori come Moebius e Druillet. Ma Linus era la rivista madre da cui tutto derivava».

Cosa ha significato la rivista per la diffusione della cultura del fumetto in Italia?

«Tanto. Dal punto di vista estetico, culturale. Si potevano trovare interventi di intellettuali come Eco, Del Buono, Vittorini, Spinazzola che pensavano il fumetto fosse cultura e che per analizzarlo si potesse utilizzare lo stesso approccio usato, non so, per la Divina Commedia. Con uguale intento di comprensione e approfondimento».

Sotto la sua direzione quale sarà la linea guida?

«L'idea è raccontare la società contemporanea attraverso delle analisi, degli spaccati dell'immaginario. Ci saranno per esempio articoli che affronteranno il ritorno della fantascienza filosofica oppure del feuilleton sotto forma di serie televisiva. E poi racconti di grandi scrittori, illustrati. Tutto con lo spirito ironico e garbato che aveva già dato il fondatore Gandini».

E dal punto di vista più strettamente legato al fumetto?

«Vorrei presentare opere di epoche diverse, accostare fumetti del primo Novecento con quelli fatti da ragazzi di 25 anni, creare un tipo di alchimia in grado di rivitalizzare lo spirito pionieristico. La rivista era attenta a fare una specie di ricognizione su quello che stava succedendo».

Un po' quello che lei fa da tanti anni come editore di graphic novel, prima con Coconino e adesso con Oblomov.

«È lo spirito che anima il mio lavoro e che Elisabetta Sgarbi (l'editrice della rivista, ndr) ha riconosciuto. Mi ha chiesto di prendere la direzione della testata perché vorrebbe lo portassi anche su Linus».

Quali sono le prime idee per catturare nuovi lettori?

«In estate sono venuti in vacanza da me in Sardegna Art Spiegelman e Francoise Mouly, co-fondatrice di Raw e art director del New Yorker, e abbiamo parlato della nuova direzione che sta prendendo il fumetto. Per esempio della tendenza al racconto autobiografico. Sono venute fuori un sacco di idee, come quella di pubblicare l'inserto "Resist" curato dalla figlia Nadjia Spiegelman che prende una posizione critica contro Trump e ha anticipato il movimento MeToo. Stiamo pensando di ospitare le prime pagine sul numero inaugurale del nuovo Linus».

Dopo l'annuncio su Facebook sono anche arrivati tanti "consigli" dai suoi follower.

«Da una parte c'è l'effetto nostalgia e ci sono quindi tanti lettori che reclamano pezzi importanti della storia del fumetto, dall'altra quelli che chiedono soprattutto nuovi autori. Cercherò di stare nel mezzo, attenzione ai classici ma allo stesso tempo coraggio di osare. Linus è sempre stato filoamericano, ma io vorrei pubblicare anche storie giapponesi, francesi, finlandesi e ovviamente italiane. Cose che vengono da Paesi diversi».

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