La Nuova Sardegna

Regolamento di conti a New York

di Fabio Canessa
Regolamento di conti a New York

“Serpenti ciechi”, un noir ambientato tra l’America e la Spagna della guerra civile

24 febbraio 2018
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New York, 1939. Un uomo misterioso, in completo rosso con tanto di borsalino che rende più difficile distinguerne il volto, è appena arrivato dall’Europa. Con una missione precisa che lui stesso spiega nelle prime vignette: trovare un uomo che ha rotto un patto. «In questo consiste il mio lavoro, catturare i bugiardi per far vedere loro che non si può dare la propria parola invano».

Così inizia “Serpenti ciechi”, graphic novel pubblicata da Tunué (72 pagine, 14.90 euro) scritta da Felipe Hernàndez Cava e disegnata da Bartolomè Seguì. Fumettisti iberici per una storia che si snoda tra la Grande Mela e, attraverso dei flashback, la Spagna della guerra civile.

E in quel passato che bisogna rintracciare i dettagli del motivo che hanno spinto sino in America quell’uomo presentato nelle prime tavole. Che presto si scopre non è il protagonista principale della storia. La vicenda ruota infatti soprattutto sulla persona che sta cercando: Ben Koch, sia preda sia cacciatore. Anche lui infatti è sulle tracce di qualcuno.

Prima di essere raggiunto da chi lo insegue vuole riuscire a trovare Curtis Rusciano, un avventuriero dai mille volti conosciuto nel 1936 dopo aver lasciato Detroit per trasferirsi a New York e rivisto poi in due momenti drammatici durante il periodo passato in Spagna come militante.

Un doppio inseguimento per un noir che intreccia presente e passato, Storia e microstoria con elementi di fantasia, misteri e indizi disseminati lungo le pagine che solo numericamente possono apparire poche per sviluppare un soggetto così complesso. Le tavole sono infatti ricche di vignette, spesso dieci e undici a pagina, con una disposizione il più delle volte su quattro strisce. Lo spazio limitato non sacrifica comunque la cura dei dettagli ed è da segnalare il lavoro fatto dal disegnatore Bartolomè Seguì sugli ambienti, in particolare sull’architettura che caratterizza la New York dell’epoca.

La sceneggiatura di Hernàndez Cava è forse un po’ prolissa, nei dialoghi tra i personaggi e nella scelta di uno stile a tratti didascalico che però, d’altra parte, è anche utile a spiegare il contesto storico e politico. Il ritmo è quindi stentato, ma con l’addentrarsi nella storia i misteri che l’accompagnano conquistano sempre più il lettore.

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