La Nuova Sardegna

In un film il sogno sardo di Feltrinelli

di Fabio Canessa

Oggi all’Accademia di Sassari la proiezione di “Una Cuba mediterranea”

07 marzo 2018
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SASSARI. Alla fine degli anni Cinquanta i rivoluzionari guidati da Fidel Castro prendono il potere rovesciando il dittatore Fulgencio Batista, sostenuto dagli Stati Uniti. E iniziano a trasformare Cuba in uno Stato comunista. Un modello che una decina di anni dopo Giangiacomo Feltrinelli cerca di replicare in Italia, puntando sulla Sardegna. Un’altra isola, dai Caraibi al Mediterraneo. Questa l’idea dell’editore e attivista, basata non solo un’analogia geografica. Nell’isola non mancano elementi di dissenso potenzialmente incendiari: lo spirito indipendentista, il banditismo, l’opposizione alla forte presenza di militari che poi sarebbe sfociata nel 1969 nella rivolta di Pratobello.

Un sogno, quello di Feltrinelli, destinato a spegnersi rapidamente, ma che ancora oggi può spingere a riflettere. Un’avventura (mancata) dalla quale parte il film “Una Cuba mediterranea” di Marco Poloni, che oggi sarà presentato in anteprima all’Accademia di Belle Arti di Sassari. Proiezione, dalle 15 in aula magna, che apre un seminario del regista, fotografo e artista svizzero. Un workshop, coordinato dal docente di estetica Anselm Jappe, che proseguirà anche domani pomeriggio e venerdì mattina.

Il lungometraggio “Una Cuba mediterranea” è una sorta di saggio filmico che segue la filmmaker Antonia (l’attrice Alessandra Roca), l’antropologa Eleonora (interpretata da Laura Pizzirani) e il loro amico sardo Giuliano (l’attore Fausto Siddi, già protagonista di “Il figlio di Bakunin” diretto da Gianfranco Cabiddu) durante un viaggio in macchina attraverso la Sardegna.

Da Orgosolo a Costa Paradiso, per citare due luoghi facilmente riconoscibili. I tre personaggi riprendono degli appunti visivi per un futuro film sul tentativo fallito del milionario e rivoluzionario guevarista Giangiacomo Feltrinelli di trasformare l’isola, alla fine degli anni Sessanta, in una Cuba del Mediterraneo, appunto. Partendo da un’analisi storica, il film si sviluppa in una meditazione antropologica sulla servitù, l’autonomismo, la condizione di insularità.

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