La Nuova Sardegna

“L’elica e la luce”, le donne del Futurismo

“L’elica e la luce”, le donne del Futurismo

Nelle sale di via Satta la nuova mostra, l’ultima della gestione di Lorenzo Giusti

09 marzo 2018
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NUORO. Dopo i progetti sull’espressionismo tedesco e le coppie dell’avanguardia russa, il Man propone “L’elica e la luce. Le futuriste. 1912-1944”, una mostra dedicata al futurismo e le donne (da oggi sino al 10 giugno). Si completa in questo modo la trilogia dal taglio inedito, realizzata con la direzione artistica di Lorenzo Giusti, che proprio da oggi lascia la direzione del Man a Luigi Fassi, e focalizzata sui movimenti dell’avanguardia storica.

La mostra rintraccia – attraverso oltre 100 opere fra dipinti, sculture, carte, tessuti, maquette teatrali e oggetti d'arte applicata – l’operato di donne che hanno lavorato dagli anni Dieci fino agli anni Quaranta, firmando i manifesti teorici del futurismo, partecipando alle mostre, sperimentando innovazioni di stile e di materiali in ambiti trasversali quali le arti decorative, la scenografia, la fotografia e il cinema, ma anche la danza, la letteratura e il teatro. Figure indipendenti, artiste e intellettuali di primo piano nella ricerca estetica d’inizio secolo.

Le vicende sono a volte spregiudicate (esemplare ad esempio la biografia di Valentine de Saint-Point), spesso passate in sordina rispetto alle cronache, qualche volta inosservate dalla critica coeva, o assorbite dall’anonimato della vita famigliare (come accadde a Brunas) o cancellate delle guerre (Alma Fidora, la cui biblioteca e l'archivio di documenti sono andati distrutti sotto i bombardamenti). Spiccano artiste totali, non solo la più nota Benedetta, ma anche Marisa Mori, Adele Gloria e il gruppo di coloro che collaborano a “L’Italia futurista”. I campi d’interesse sono vastissimi, dalla scrittura, alla pittura, all’illustrazione, alla ceramica, non esclusi gli studi di metapsichica e l’occultismo, verso cui anche il Manifesto della scienza futurista mostra attenzione.

La mostra, che vanta prestiti in arrivo da collezioni pubbliche e private italiane, con opere anche poco conosciute, prende le mosse dal “Manifeste de la femme futuriste”, pubblicato da Valentine de Saint-Point il 25 marzo 1912 in risposta al “Manifesto del Futurismo” di Marinetti, pubblicato a Parigi nel 1909 su “Le Figaro”.

Il percorso della mostra individua i caratteri di una ricerca collettiva che – libera da stereotipi, cliché, luoghi comuni e banali dipendenze legate ai rapporti di parentela con i “maschi” del movimento – testimonia la profondità di una riflessione estetica condivisa dalle donne del gruppo, ricca di implicazioni peculiari. La selezione delle opere è accostata da un ampio apparato documentario: prime edizioni di testi, lettere autografe, fotografie d'epoca, manifesti originali, studi e bozzetti.



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