La Nuova Sardegna

La scomparsa di Sisinnio Usai, narratore con le immagini

di Paolo Curreli
Sisinnio Usai in una foto di Salvatore Ligios
Sisinnio Usai in una foto di Salvatore Ligios

L’artista morto venerdì nel ricordo di Antonio Bisaccia, direttore dell’Accademia. «La sintesi del suo sguardo aveva un dna letterario e un subbuglio dell’animo»

25 marzo 2018
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. L’improvvisa scomparsa di Sisinnio Usai, avvenuta venerdì a Sassari, lascia un vuoto nel mondo dell’arte sarda e nell’universo di relazioni che negli anni aveva costruito come insegnante e uomo impegnato nel mondo della comunicazione visiva.

Lo ricorda con affetto Antonio Bisaccia, direttore dell’Accademia d’Arte di Sassari, che lo come ebbe collega: «Ci mancherà il sorriso burbero di Sisinnio Usai: era la colonna sonora della nostra istituzione – ha scritto alla Nuova il direttore–. Se l’Accademia ha costruito una sua identità forte è merito del suo infinito impegno quotidiano verso la sua seconda famiglia, sacra quanto la prima. In vent’anni di amicizia ho imparato a conoscere i suoi lati poetici, incisi nel suo cuore di vero sardo. E ci mancheranno i suoi silenzi invasivi e colmi di pensiero inespresso, come ci mancheranno le interminabili discussioni sull’arte e sugli artisti. La parola emozione aveva per lui un significato profondo: era il correlativo oggettivo della vita stessa. L’arte per Sisinnio era la coltivazione quotidiana e intensa del suo mondo interiore, sempre disposto ad accogliere della verità le sue più intime sfumature e il grado più alto di conoscenza. Ogni sua azione era intrisa di emozione, di movimento dell’animo, di subbuglio del sentire. Sisinnio Usai non era solo un pittore – sottolinea il direttore Bisaccia–. La sintesi del suo sguardo aveva un dna letterario, narrativo: sapeva cogliere di ogni cosa le giuste oscillazioni e il più sensibile lato drammatico. Parlare con lui era come salire su un treno d’altri tempi, dove le pause erano come fermate necessarie e dove la velocità del pensiero ti metteva sempre di fronte a paesaggi mutevoli ma non sfuggenti. Voglio ricordare anche le sue leggendarie arrabbiature, che avevano la grazia – ironica ed energica – dell’inquietudine: sempre ammantata del fascino del racconto e inserita, come gemma, nell’ampio territorio della sua immaginazione».

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:tempo-libero:1.16636455:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.16636455:1653486795/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

L’artista e l’uomo vengono ben descritti da questo suo testo recente: «Sono trascorsi quasi 70 anni della mia lunga vita– scriveva Usai –. Ho incontrato artisti di strada, attori di teatro, pittori capaci di raccontare nuove storie ad ogni quadro. Ho incontrato musicisti, rinnovatori di emozioni. Ho incontrato uno scultore che dalle pietre riusciva a togliere, dal loro interno, suoni e musiche inaspettate. Ho conosciuto una pittrice (sempre bambina) che scriveva lettere con la macchina da cucire. E poi 21 anni fa, ho conosciuto Fabrizio De André, lui si che ha cambiato il mio modo di vedere, di valutare ciò che il destino mi regala».
 

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative