La Nuova Sardegna

“Facing the Camera” I ritratti di Tore Ligios in mostra a New York

di Paolo Curreli
“Facing the Camera” I ritratti di Tore Ligios in mostra a New York

Mezzo secolo del Paese letto attraverso i visi degli italiani  Racconto per immagini da Berengo Gardin a Scianna

26 marzo 2018
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SASSARI. Ci sono anche i ritratti di Salvatore Ligios all’Istituto Italiano di Cultura di New York per la mostra “Facing the Camera” a cura di Marco Delogu, dal 28 marzo al 2 maggio.

La mostra è un ritratto collettivo dell’Italia attraverso lo sguardo i 24 fotografi su mezzo secolo di storia: «Un paese con una storia e una geografia movimentata – come spiega Delogu nella presentazione –. Un paese pieno di identità, e il dna degli italiani è il più ricco e variegato d’Europa: le sue popolazioni sono particolarmente eterogenee da un punto di vista genetico, con una diversità fino a 30 volte superiore rispetto alla media europea».

Per il lavoro di Salvatore Ligios è stato scelto lo sfondo della natura nella vita e negli interni domestici per sottolineare il carattere “familiare” della serie “Padri e figli”. Lo stesso tema nei ritratti di Sabrina Ragucci, e Alessandro Imbriaco. La mostra inizia con un ritratto di gruppo realizzato a Portella della Ginestra da Fausto Giaccone a vent’anni dall’orribile strage, e poi i nudi pacifisti di Gianni Berengo Gardin (che contengono un autoritratto con figlio), il ritratto di Gastone Novelli di Ugo Mulas (protagonisti del ’68), i cortei e le fabbriche di Francesco Radino, e il lavoro su Bagheria di Ferdinando Scianna, sino al ’77 di Tano d’Amico.

E ancora un immagine di Emilio Tremolada (impegnato a fianco di Franco Basaglia nella riforma dei maniconi) e il lavoro di Lisetta Carmi su “i travestiti”, e gli autoritratti di Luigi Di Sarro. Gli anni ’80 diventano più intimisti e in mostra vedono una fotografia dell’australiano-toscano Stephen Roach della serie che dedicò a sua moglie, e i ritratti dei vicini di casa in Umbria.

E dagli anni ’90 il ritratto fotografico diventa sempre più un confronto a due, il fotografo e il suo soggetto, lavorano insieme per l’immagine finale nei i ritratti di Guido Guidi e dei suoi “discepoli” Francesco Neri, Luca Nostri e Marcello Galvani, e per i cardinali, contadini, e zingari di Marco Delogu, dove l’attenzione è tutto sullo sguardo della persona.

Nelle immagini struggenti di Moira Ricci il rapporto tra una madre che non c’è più e la sua unica figli. Jacopo Benassi elimina sempre più ogni sfondo sino al bianco dei suoi ultimi lavori, mentre Antonio Biasiucci sceglie il classico nero per figure che escono dall’ombra. La mostra di New York si chiude con due autoritratti di Paolo Ventura dove la tecnica fotografica viene rimescolata con antiche pratiche pittoriche, piccola quadratura di un cerchio che fra poco verrà riscomposto nuovamente.



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