La Nuova Sardegna

Da Coleman a Panettieri, generazioni a confronto

Da Coleman a Panettieri, generazioni a confronto

Dall’8 al 16 agosto trenta concerti. Tra gli altri ospiti Rava, Munari, Landgren e Dhafer Youssef

28 marzo 2018
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MILANO. Torna il festival Time in Jazz, in programma in Sardegna dall'8 al 16 agosto. «Berchidda ha fatto 30 e con questa ultima edizione fa 31», scherza Paolo Fresu, musicista e direttore artistico del festival internazionale che ideò nel 1988. Dopo le edizioni dedicate al tema ideale di piedi e occhi, in occasione del trentunesimo compleanno il filo conduttore della manifestazione saranno proprio «i numeri. Un divertimento cabalistico – ha spiegato Fresu ieri mattina durante la presentazione alla Triennale di Milano – che ci appassiona ed è uno stimolo per nuove connessioni creative».

In questi anni, il piccolo centro nell’entroterra di Sassari è diventato – insieme ai quattordici borghi satellite – un appuntamento fisso dell'estate jazzistica italiana. Più di trenta concerti, in nove giorni: Steve Coleman, Enrico Rava, Gegé Munari, Nils Landgren Dhafer Youssef, Greta Panettieri, sono solo alcuni dei protagonisti del festival. Dall' alba a notte fonda, le loro note si diffonderanno dal palcoscenico tradizionale per arrivare in scenari inusuali per concerti: boschi montani e oratori di campagna, scorci marini fino alle stazioni ferroviarie e alle piazze cittadine.

«La nostra diversità rispetto ad altri eventi jazz è proprio nel territorio: attraverso la musica Berchidda ha scoperto di essere bella perché altri ce lo hanno detto – ha spiegato Fresu – La musica è servita per vedere attraverso gli altri chi siamo noi». Per questo Time in Jazz è occasione non solo di scoperta musicale, ma di sensibilizzazione ambientale e di cultura nelle sue diverse forme: editoria, cinema e arti visive completano il programma della manifestazione sarda.

Per Nick The Nightfly – storico dj di Radio Monte Carlo e direttore artistico del Blue Note di Milano – «questo festival è come il Circque du Soleil del jazz». Gli ospiti, infatti, spaziano tra generazioni e origini diverse: «Abbiamo il dovere verso loro e verso il pubblico di raccontare il jazz di oggi: da quello più tradizionale a quello più avanzato, da suoni più partenopei e alle influenze del nord Europa. È un momento di grande felicità per questo genere dal punto si vista creativo», ha concluso Fresu. (a.b.)

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