La Nuova Sardegna

“Rossini Ouvertures”, la poesia di un artista

“Rossini Ouvertures”, la poesia di un artista

Mercoledì a Sassari la prima regionale dello spettacolo del coreografo Mauro Astolfi dedicato al compositore pesarese

30 marzo 2018
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SASSARI. Debutta mercoledì al Teatro Comunale in prima regionale “Rossini Ouvertures”, che proseguirà a Tempio (giovedì 5), Cagliari (7-8 aprile) e lunedì 9 Santa Teresa Gallura. Il progetto si ispira alla vita e alla musica del grande compositore – di cui ricorrono i 150 anni dalla scomparsa – in un gioco poetico ed evocativo. Lo spettacolo è allestito e portato in scena dallo Spellbound Contemporary Ballet su musiche di Rossini, con Alice Colombo, Caterina Politi, Fabio Cavallo, Giacomo Todeschi, Giovanni La Rocca, Giuliana Mele, Maria Cossu, Mario Laterza, Serena Zaccagnini. Coreografia e regia sono di Mauro Astolfi.

«La lettura di Augusto Benemeglio sulla vita di Rossini, su quella “Follia organizzata” è stata per me – scrive Astolfi nelle note di regia – profondamente e assolutamente illuminante. Sono sinceramente stato sedotto in 24 ore di ascolto continuo e ripetuto dal mondo rossiniano, da questa genialità così prorompente e inebriante ma che al tempo stesso viveva camminando a braccetto con tante macchie nere, dilaniato da un profondo mal di vivere che, attraverso una fortissima ed energetica personalità, al limite del bipolarismo, ha creato opere musicali di una grazia assoluta ed eterna. Cercare di toccare tutti i punti di una vita come quella di Gioacchino Rossini sarebbe stato assolutamente impossibile, anche perché per quanto la danza possa e per quanto il movimento sia un altro aspetto del suono, la materializzazione della musica, quello che Rossini ho saputo creare in pochi anni della sua vita. Non credo potrà mai essere rappresentato diversamente in modo sinceramente sensato. In questo spazio si aggirava un inquilino, una nera, una macchia che aveva assunto sembianze umane, che ormai comunicava con lui, che si insinuava nei suoi sogni, strisciava dentro il suo letto e poi spariva, era sempre lì, come a scandire il poco tempo, ma anche il lungo tempo passato a combattere contro disagi fisici e psichici di ogni tipo. Questa figura nera era la paura della morte, la sua malattia, ma forse anche il suo consigliere, paradossalmente in alcuni momenti l’unica certezza».

«Ho volutamente cercato – scrive ancora Astolfi – di creare una danza estrema, carica di energia, di vitalità, di incontri, di seduzioni, di suggestioni . Ho passato molto tempo pensando come si sarebbe potuto tradurre in movimento la sua genialità compositiva. Non ho sentito di lavorare su un’astrazione, ho cercato e ho “sentito “come raccontare la vibrazione della sua musica: mi sono letteralmente lasciato trasportare, ed è stata un’esperienza unica. Come scrive Alessandro Baricco: la musica di Rossini è una vera e propria “follia organizzata”. Intensità, caos puro, uga schizoide. Ma scappando ha creato qualcosa che non avrebbe mai più potuto essere ripetuto dopo di lui».



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