La Nuova Sardegna

Ramin Bahrami: «Bach salverà il mondo»

di Monica De Murtas
Ramin Bahrami: «Bach salverà il mondo»

Intervista con il grande pianista iraniano stasera in concerto al Teatro Verdi di Sassari insieme al collega Danilo Rea

06 aprile 2018
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. “Bach is in the air” è il titolo di uno degli eventi più attesi della stagione concertistica “I Grandi Interpreti della Musica”, che ospita oggi alle 21 sul palco del Verdi il grande pianista Ramin Bahrami in duo con uno dei nomi più eclettici del jazz: Danilo Rea. La serata organizzata dalla Cooperativa Teatro e/o Musica riporta Bahrami al Verdi dopo il successo del 2011 in cui si era esibito in un memorabile concerto sold out. Sempre oggi alle 11 del mattino il musicista incontrerà gli studenti nella sala Sassu del conservatorio.

Ramin Bahrami è iraniano di nascita e italiano di adozione si rifugiò a 11 anni nella Penisola per sfuggire alle persecuzioni del regime islamico di Khomeini dopo l’arresto di suo padre Paviz che morì in carcere nel 1990. Tra i più acclamati pianisti del mondo Bahrami è considerato il massimo interprete di Bach, che lui definisce così: «Il più grande di tutti, la sua musica trascende non solo i confini geografici, travalica anche quelli cronologici: quando ascolti le sue opere non sai dire se siano state composte trecento anni fa, oggi o vengano dal futuro, è la musica più universale che esista». Al compositore tedesco, Bahrami ha dedicato anche un libro dal titolo “Bach mi ha salvato la vita”. Si perché l’adolescente Ramin rimase folgorato da Bach a cinque anni ascoltando una partitura, «che – dice il pianista – mi dette consolazione e gioia, salvandomi psicologicamente». Grazie a questa esperienza ad un talento innato e ad una grande forza di volontà Bahrami riuscì ad avere una borsa di studio al conservatorio di Milano facendo partire proprio dall’Italia la sua luminosa carriera.

L’incontro fa Bahrami e Rea, anche lui cultore di Bach e jazzista raffinato proveniente da studi musicali classici, avviene qualche anno fa. La scintilla artistica scocca subito tra i due dando il via ad un lunga serie di concerti e ad un l'album “Bach is in the air”, che sarà presentato al Verdi dove si realizza una sintesi musicale inedita. Rea unisce il suo linguaggio jazzistico alle versioni originali di Bahrami in una rivisitazione che mette in luce lo spirito contemporaneo della musica del grande compositore tedesco. I due giganti dell’interpretazione dialogano sul palco in una performance audace e originale.

Com’è nato questo fortunato sodalizio artistico?

«Ci siamo incontrati grazie ad una proposta fattaci dai nostri manager per un concerto in duo. Doveva essere un incontro di lavoro ma si è trasformato subito in un un'intesa umana profonda entrambi amiamo Bach e Danilo ha una formazione classica a cui si unisce un vero talento per l'improvvisazione. Abbiamo deciso di tentare questa prova, di fare questo azzardo,: improvvisazione sulla musica di Bach. Sin dall'inizio il nostro obiettivo è stato quello di far conoscere Bach anche a chi non lo aveva mai ascoltato, di aprire lo sguardo verso nuovi orizzonti. Nei nostri concerti l'improvvisazione non avviene su un breve frase ma su un'intera partitura. Bach è sempre presente. Il nostro è un lavoro di recupero storico, io suono la musica di Bach così come è scritta e simultaneamente Danilo improvvisa sull’altro pianoforte».

Un difficile connubio quello tra improvvisazione e contrappunto?

«Meno di quanto sembri. Non ho mai creduto nelle distinzioni nette, nelle barriere, Bach è libertà, la sua musica nonostante sia incredibilmente architettonica ha un senso ritmico molto vicino al jazz. L’armonia è un colloquio tra diverse melodie che s’intrecciano dentro una composizione. In questo senso possiamo definire il contrappunto come una regola necessaria per non sbandare qua e la ma che corre libera verso un orizzonte infinito senza barriere. Il contrappunto può essere la maniera più civile di far andare d’accordo le idee musicali più differenti. E’ davvero come nella società, almeno quella ideale, quella che tutti sogniamo: teste diverse, filosofie diverse, sentimenti diversi che si combinano e si parlano e comunicano e si rispondono senza perdere la loro indipendenza».

Lei dunque non crede nella distinzione netta tra generi musicali?

«Non credo nelle etichette, nelle scatole, nei muri. Non esiste musica di serie A e di serie B. Esiste buona musica e cattiva musica. Se ad esempio mi trovo in giro e sento il brano che ha vinto l’ultima edizione di Sanremo mi viene da pensare che quella sia cattiva musica ma ci sono brani pop che io amo molto. Tutti amiamo il pop. Poi naturalmente c’è musica per passare un bel pomeriggio a mangiare olive a Ravello e musica per meditare».

Sopra ogni cosa però c’è Bach, vero?

«Bach può salvare il mondo, questo è certo. Quando vedo tanti giovani ai nostri concerti, tanti quanto a un concerto di Vasco Rossi sono felice ma non per il mio successo effimero e tanto meno per quello di Bach lui non è ha bisogno è già in paradiso, son felice perché Bach può essere l' antidoto per combattere la mediocrità dilagante».

Lei ha scritto un libro in cui racconta Bach ai bambini e spesso incontra gli studenti. Cosa rappresenta per lei il dialogo con le nuove generazioni?

«Una delle opportunità più gratificanti del mio lavoro, quella che mi dà più energia che mi ricarica. L'esperienza della lectio magistralis fatta mesi fa a Sassari è stata per me bellissima. È sempre un piacere venirvi a trovare».

In Primo Piano
Il discorso programmatico

Alessandra Todde in Consiglio regionale: «Da oggi si comincia a costruire il sistema Sardegna»

di Umberto Aime
Le nostre iniziative