La Nuova Sardegna

Angelo Maggi, vita da artista compreso

Angelo Maggi, vita da artista compreso

Un pittore che piace (e vende) tanto nella sua città, Sassari, e nel mondo. Il Comune gli dedica due grandi esposizioni alla Sala Duce e al Carmelo

05 maggio 2018
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Nell’immaginario collettivo persiste l’idea romantica dell’artista incompreso, quello che nella sua soffitta si strugge perché la sua opera viene sbeffeggiata, il genio che solo da morto raggiunge il giusto riconoscimento. Eppure la storia è piena di artisti amati e compresi dai contemporanei, da Giotto a Picasso, per citare due che proprio un’arte conservatrice e seducente non facevano.

Angelo Maggi è un artista apprezzato e amato, e lo è stato fin dagli esordi della sua carriera, da giovanissimo. I quadri di Maggi piacciono, e non solo a Sassari, piacciono a New York, in Francia e in Lussemburgo e tutta Europa. La rete di fiere d’arte internazionale, con cui collabora, gli chiede continue partecipazioni, e lui carica le sue tele sul furgone e parte.

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«Ho i miei collezionisti affezionati che ritrovo ogni volta e con molti di loro ho instaurato un rapporto di amicizia – racconta l’artista –. Sono naturalmente contento che il mio lavoro piaccia, intanto perché è proprio il mio lavoro, che ho deciso di fare con una scelta coraggiosa tanti anni fa, lasciando perdere l’insegnamento e facendo un salto nel buio. Il fatto che mi dia da vivere e mi permetta di essere libero è una grande conquista».

Angelo Maggi è sereno, abbronzato e in forma, nel suo studio-bottega-negozio, circondato dalle tele che sta per ultimare per le due grandi mostre che la città di Sassari gli dedica nella Sala Duce al Palazzo del Comune e al Museo dell’ex Convento del Carmelo. Un grande letto con un lenzuolo ininterrotto che avvolge tante coppie unite da un sonno sereno. Un sonno lungo 15 metri. «Ma potrebbe essere ancora più lungo se la sala del museo l’avesse permesso» sottolinea. Uomini e donne al di sopra delle differenze di genere o di razza e perfino il pastore e il carabiniere, i due mondi ostili della narrazione della Sardegna, riposano fianco a fianco nell’atmosfera notturna cara a Maggi, con gli occhi socchiusi, che sono un altro segno distintivo della sua iconografia. «Gli occhi chiusi rappresentano il mistero interiore, uno sguardo aperto racconta già troppo – spiega il pittore –. Così l’atmosfera lunare che richiude tutto, perché la luna è il segno del mutamento e io ho vissuto in questi anni profondi cambiamenti e così ho cominciato a dipingerla nei miei quadri». Tutto troppo bello, lezioso o decorativo? Non aggiornato? «All’accusa di essere un decoratore rispondo con orgoglio, sì ho un animo da decoratore, ho studiato decorazione pittorica e ho cominciato da ragazzo decorando ceramiche – sostiene con un sorriso –. Poi la gente ha cominciato ad apprezzare anche i miei quadri, mi chiedevano “chi li ha fatti?”. Io come tutti i giovani ho provato strade più innovative come l’informale, ma perché cercare l’astrazione? Non avevo niente da cui astrarmi».

Per le mostre di Sassari Maggi ha raccolto alcune opere dei suoi esordi, quadri che svelano la conoscenza del ragazzo fresco di studi, della storia dell’arte, l’interesse per i colori e le forme. «Avrei voluto riaverne qualcheduno indietro – spiega, mentre con una giacca inappuntabile e colorata, dà gli ultimi ritocchi –. Scambiarlo con qualcosa di oggi, ma non è stato possibile, sono tutti molto affezionati, mi raccontano delle sensazioni di pace e serenità, sempre nuove, che queste opere trasmettono».

Pace, calma e voluttà, per parafrasare Matisse, sembra questa la formula magica di Angelo Maggi. «Mi piace trasmettere queste sensazioni, sono le stesse che provo io quando dipingo di notte – sostiene l’artista –. Una consapevolezza che non è stata semplice da raggiungere, anche io mi sono posto delle domande, ma poi giorno dopo giorno mi sono liberato dalla paura di “piacere troppo”. Ho cominciato a crederci anche io e oggi la mia pittura mi rappresenta in maniera sincera. A chi mi accusa di fare arte per l’arredamento rispondo che la casa è un luogo meraviglioso, una cornice enorme».

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