La Nuova Sardegna

La mitica Nutella: designer sassarese reinventa l'uso del vecchio barattolo

Paolo Curreli
La mitica Nutella: designer sassarese reinventa l'uso del vecchio barattolo

Premio al concorso internazionale per ridare una nuova vita all'iconico vasetto di vetro

13 maggio 2018
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Frulio, vita nuova per la Nutella. Che differenza c'è tra lo styling e il design? «Il design produce per tempi lunghi, mentre lo styling costruisce per i tempi brevi e inserisce nel progetto la caducità della "moda"», spiegava il grande Bruno Munari. «Insomma il designer dovrebbe progettare per facilitare la vita degli uomini, lo stilista si rivolge al consumo rapido», è questa anche l'opinione di Francesco Frulio, 28 anni, sassarese che lavora a Milano dove si è laureato al Politecnico (e poi anche in quello di Torino) che nella sua giovane carriera ha sicuramente sposato la prima strada. Manifesto della sua visione è il progetto, premiato con un terzo posto internazionale, al concorso Nutella and Wired "Hack The Icon" per l'up-recycling: ridare con creatività una nuova vita all'iconico vaso della Nutella.

«Il punto di partenza è stato chiederci cosa si sarebbe potuto fare per trasformare il barattolo di Nutella in un oggetto con una nuova funzione, quando il contenuto si è esaurito, sfruttando la sua intrinseca bellezza, rimuovendolo dall'anonimato e rendendolo protagonista. A me e al mio collega Quixing Zhang, c'è venuta l'idea di un semplice tappo-coperchio, ispirato a una chiave inglese, che una volta avvitato trasforma il barattolo in una comoda teiera o porta caffè - spiega il progettista sardo -. L'abbiamo chiamato The 'K, un gioco di parole tra l'articolo inglese "the" e la parola italiana per il "the", ma anche la "K" che ha la stessa pronuncia di "key" (chiave inglese) e ha la forma della teiera». Il barattolo ritorna sulla tavola della merenda con un'altra funzione. «Così si rafforza anche l'idea "affettuosa" di un prodotto che fa parte dell'immagine familiare italiana», sottolinea Francesco.

I due ragazzi si sono rigirati tra le mani il barattolo è si è accesa un'altra lampadina: «Si chiama AudioSpread - racconta Francesco Frulio - un oggetto giocoso, dal momento che la Nutella è un elemento ricorrente nella quotidianità di molte persone, e abbiamo pensato alla musica. Non importa l'etnia, il background culturale o l'età, la musica è alla base di diversi momenti dei nostri giorni. Quindi volevamo creare un oggetto che valorizzasse e sfruttasse le caratteristiche naturali del vetro in modo inaspettato». Eccolo qui tra le mani di Francesco un semplice, ma ancora geniale, cono di plastica che si avvita sul barattolo e amplifica lo smartphone. «Come puoi sentire - spiega il designer - approfittando delle pareti vuote la musica viene rimbalzata fino al cono acustico ed esce amplificata». Niente elettronica o circuiti ma solo la forma e il materiale del barattolo e del cono forniscono un modo alternativo e piacevole per combinare armoniosamente la tecnologia digitale con il design analogico. Idee semplici ma con la carica alternativa e rivoluzionaria del riciclaggio nel mondo dell'usa e getta che soffoca il pianeta con i rifiuti. Filosofia che è alla base di un'altra realizzazione di Francesco Frulio: il Fiberflax, nuovo bio-composito per mobili in lana e lino proveniente dall'artigianato tradizionale sardo, in particolare nei tessuti di Busachi e dal feltro di Bitti, materiale con cui Frulio ha realizzato delle sedie.

«È stato il progetto finale per la mia laurea in Industrial Design - dice Frulio -. Volevo creare un nuovo materiale composito ecologico che potesse sostituire la vetroresina nella costruzione di mobili che potrebbero essere prodotti con materiali locali e sostenibili. Oggi è importante capire l'impatto di qualsiasi progetto in termini di consumo energetico e sfruttamento delle risorse. Lino e feltro di lana, negli ultimi anni, sono apparsi con successo nel mondo dei bio-compositi». L'idea del Fiberflax è stata premiata con l'A'Design Award nel 2016 e la prestigiosa rivista di design Ottagono le ha dedicato un intero servizio. «Gli oggetti di oggi devono raccontare storie, scatenare un dialogo - spiega il designer -. Ogni materiale ha una memoria che deve parlare, funziona se dopo che lo guardi è in grado di lasciarti qualcosa: è questo il mio lavoro».

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