La Nuova Sardegna

«Rivoluzione del buonsenso come antidoto agli sfascisti»

di Andrea Massidda
«Rivoluzione del buonsenso come antidoto agli sfascisti»

Nel saggio “Abbasso i tolleranti” Claudio Cerasa analizza la società attuale

14 maggio 2018
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SASSARI. «La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi». Così scriveva a metà del secolo scorso il filosofo austriaco Karl Popper nel suo saggio “La società aperta e i suoi nemici”. Un celebre paradosso che ora il direttore del “Foglio” Claudio Cerasa riporta sostanzialmente in auge con un suo pamphlet dal titolo “Abbasso i tolleranti, manuale di resistenza allo sfascismo”, appena pubblicato da Rizzoli.

Il senso di questo nuovo lavoro lo sintetizza l’autore stesso nella premessa del libro: «Una collettività caratterizzata da una tolleranza indiscriminata è inevitabilmente destinata a essere stravolta, a essere dilaniata e a essere dominata dalle frange più intolleranti, e sfasciste, presenti al suo interno», cioè sostanzialmente quanto sosteneva Popper. «Per questo – aggiunge ora Cerasa – di fronte a una società in cui gli invasati trionfano, gli estremisti spopolano, gli integralisti dilagano, i fanatici crescono, smetterla di essere tolleranti con gli intolleranti è una condizione necessaria per provare a portare avanti l’unica battaglia culturale oggi degna di questo nome: difendere con i denti la natura tollerante di una società aperta».

Nel mirino del direttore del “Foglio”, lo si capisce sin dalle prime pagine, ci sono i pessimisti a oltranza, i protezionisti corporativi, i duri e puri dalle visioni manichee, ma anche i rancorosi (compresi gli haters da tastiera), i nemici della scienza (per esempio i “no vax), i teorici della cospirazione e ancora – per non dire soprattutto – gli incompetenti orgogliosi di esserlo, ossia quelli che si riconoscono nello slogan “uno vale uno”. Per citare direttamente Cerasa, le lotte da affrontare con urgenza sono molte: «L’ottimismo contro il pessimismo, l’apertura contro la chiusura, il reale contro il virale, la gerarchia contro l’anarchia, le garanzie contro il sospetto, la competenza contro l’incompetenza, la leadership contro la followship, la democrazia contro l’algoritmo». E – frecciatina finale a chi comanda l’Italia – «l’essere dirigente, inteso come classe, contro l’essere, semplicemente, una classe digerente», nel senso che digerisce tutto e in varie forme tende a restare in attesa limitandosi ad accettare di elaborare ciò che succede. Morale: davanti ad atteggiamenti di palese intolleranza chi è tollerante deve senza farsi troppi scrupoli diventare intollerante.

Ogni capitoletto suscita riflessioni, magari da sviluppare a cena con amici. Tra i più curiosi o che fanno più pensare c’è di sicuro quello sui gruppi Whatsapp dei genitori, in cui molto spesso padri e madri «si scambiano in modo ossessivo idee, opinioni, critiche, spunti stimoli e anche crisi isteriche relative alla scuola del proprio figlio». In un’epoca in cui si coltiva l’illusione dell’uno vale uno – avvisa sostanzialmente l’autore del libro – lo sciame dei genitori che processa la scuola via chat diventa la spia di un problema più grande: senza alcuna esperienza si mette in discussione l’autorità. Si tratta – sempre per Cerasa – dell’ennesima avvisaglia di un «nuovo che avanza a discapito delle competenze», come se la vera democrazia consista nell’opporsi sempre e comunque alla casta degli esperti. «Il punto – è la conclusione – alla fine è sempre lo stesso: abbiamo il coraggio di dire che l’uno vale uno è una stupidaggine colossale?”



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