La Nuova Sardegna

Quando in costa c’erano “Loro”

di Gabriella Grimaldi
Quando in costa c’erano “Loro”

C’è una scena, al centro di “Loro”, la pellicola di Paolo Sorrentino dedicata a Silvio Berlusconi, in cui il cavaliere interpretato da Toni Servillo mette alla prova le proprie doti di «piazzista più...

19 maggio 2018
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C’è una scena, al centro di “Loro”, la pellicola di Paolo Sorrentino dedicata a Silvio Berlusconi, in cui il cavaliere interpretato da Toni Servillo mette alla prova le proprie doti di «piazzista più grande del mondo» vendendo un appartamento a una signora contattata a caso attraverso le Pagine Bianche. Pochi mesi dopo, a maggio 2008, tornerà al Governo per la quarta volta come presidente del Consiglio, più forte che mai, essendo riuscito a vendere agli italiani tutto. Anche i loro sogni, in comode rate, a tasso zero.

È di questo, delle ambizioni spesso piccole piccole degli italiani coagulate attorno a un personaggio tanto adorato quanto detestato, di un Paese in preda a una decadenza che pare irreversibile, e degli stessi sentimenti del Berlusconi uomo – che il regista Sorrentino prova a mettere sotto la lente di ingrandimento – che parla “Loro”, diviso in due distinti film, 1 e 2, usciti nelle sale a distanza di un mese l’uno dall’altro. Nella prima pellicola si racconta il sottobosco del potere, la corte dei miracoli che ruota attorno al sovrano, Lui, come viene chiamato da tutti e registrato nelle rubriche telefoniche dalle escort che di volta in volta sono reclutate nel plotone osceno del bunga bunga. Una si è pure tatuata sul fondo schiena il ritratto di Silvio: lo si vede in una delle tante scene di sesso che si susseguono in maniera esplicita, spesso contestate dal pubblico.

Ma la pornografia sta molto di più nelle scalate viscide verso le stanze del cavaliere e dentro la sua aura magica, nei personaggi squallidi disposti a tutto pur di raggiungere i loro obiettivi (perfetto nella parte del politico Santino Fabrizio Bentivoglio e in quella del procacciatore di donne pugliese Riccardo Scamarcio) e persino nella disperazione delle preferite ormai “anziane” (Kasia Smutniak) che rischiano di essere scavalcate dalle vergini. Sullo sfondo dei festini a base di droga c’è Roma, ancora una volta magnifica come nella “Grande bellezza”, ancora una volta muta spettatrice di questo triste spettacolo fino a quando, attraverso una potente scena allegorica – un camion dell’immondizia che scavalca il parapetto e precipita sui Fori Imperiali esplodendo e facendo ricadere sulla combriccola di questuanti una pioggia di rifiuti e materia in decomposizione – la storia narrata da Sorrentino si sposta in Sardegna, anch’essa immobile quinta, dove Berlusconi si è rifugiato, a villa Certosa, per progettare di scalzare il governo Prodi. È qui che Sergio Morra-Scamarcio affitta una dimora per offrire al cavaliere il suo esercito di giovanissime prostitute. Ancora droga, yacht, feste smisurate, ancora trattative segrete e corruzione. Tutto documentato dai processi che si sono svolti dopo il caso Ruby nel 2011, quando il cavaliere sarà costretto a dimettersi dal suo incarico.

Ed è in Sardegna, e in “Loro 2”, che il regista napoletano propone allo spettatore un ritratto intimista dell’uomo Berlusconi, colto nelle insicurezze, nella depressione, nella paura della morte e nel rapporto ormai giunto alla fine con la moglie Veronica Lario. Dalle conversazioni con l’ex attrice interpretata in modo convincente da Elena Sofia Ricci, con i suoi collaboratori e con gli amici (tra cui il socio di sempre Ennio Doris) e dietro la maschera inespressiva “indossata” da Servillo trapelano qua e là i sentimenti di un uomo che comunque resta indecifrabile mentre avanza il sospetto che dietro le apparenze si spalanchi il vuoto assoluto. «La tua vita è stata tutta una messinscena... Ma chi sei tu veramente?», gli chiede la moglie. Ed è una domanda senza risposta come l’altra che Sorrentino pone agli spettatori: ma chi sono Loro? Sono i potenti di qualunque orientamento che tramano per alimentare il proprio potere o siamo tutti noi, in qualche misura complici di un decadimento che rende il nostro Paese sempre più povero sotto il profilo degli ideali, poco credibile e spesso ridicolo per il resto del mondo?

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