La Nuova Sardegna

Il libro: la saga della dinastia dei Piercy in Sardegna

di Luciano Piras
Il libro: la saga della dinastia dei Piercy in Sardegna

Treni, cavalli e agricoltura, lo stile britannico sbarca nel Marghine. Il capostipite Benjamin arriva alla fine dell’800 per costruire le strade ferrate e s’innamora dell’isola

26 maggio 2018
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Un nome e un luogo: Benjamin Piercy, Baddesalighes. È nei boschi di Bolotana che ancora oggi vive e rivive la gloriosa storia dell’ingegnere gallese che portò a termine le ferrovie sarde quand’era già famoso nel mondo e ricco per aver progettato e realizzato linee ferrate in Inghilterra, Francia e persino in India. Di più: Benjamin Piercy si innamorò così tanto della Sardegna che decise di stabilirsi nell’isola con tutta la sua famiglia, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. A raccontarne l’epopea è ora la bisnipote, Giorgina Mameli-Piercy contessa Giustiniani, nata a Londra nel 1934 da Francesco Giorgio Mameli, diplomatico di origini sarde, e da Vera Norina Piercy, figlia di Benjamin Herbert, ottavogenito dell’ingegnere Benjamin Piercy. È lei che firma la biografia di famiglia appena pubblicata da Carlo Delfino editore, “Tra il Galles e la Sardegna. Storia della famiglia Piercy”.

Memorie raccolte e integrate a cura di Diego Satta, di Ittireddu, classe 1944, già direttore generale dell’Istituto di incremento ippico di Ozieri. Ed è proprio nel mondo dei cavalli che è nata l’idea del libro. «Ho conosciuto Giorgina Mameli-Piercy durante una Fieracavalli di Verona e le proposi di scrivere la sua biografia ippica» svela Satta.

«Ho pensato che era mio dovere raccontare, a futura memoria, in primo luogo ai miei figli e nipoti e poi a quanti avranno la bontà e il piacere di leggermi, tutto ciò che io ho appreso e so sulla famiglia Piercy e sul suo fortissimo legame con la Sardegna» scrive oggi Giorgina Mameli-Piercy in questo volume che merita particolare attenzione per tutti i retroscena finora sconosciuti sull’uomo delle ferrovie sarde come pure sulla visione d’insieme che riesce a tracciare della storia dell’isola.

Quando arrivò a Cagliari, Benjamin Piercy non aveva neppure quarant’anni. Nato a Trefeglwys, nel 1827, nel capoluogo isolano prese casa. Da Cagliari poi si muoveva per i suoi sopralluoghi e per dare impulso ai cantieri della Società Reale delle Ferrovie Sarde, ormai arenati dopo l’inizio dei lavori dalla città verso il Campidano, uno stallo dovuto a ragioni finanziarie e politiche. L’ingaggio di Piercy serviva proprio a questo: a superare la crisi e le varie peripezie che fino a quel momento avevano caratterizzato la “travagliata rete” ferroviaria della terra dei nuraghi. E l’ingegnere arrivato dal Galles riuscì a portare a termine la missione, anche se si dovette aspettare fino al 1° luglio 1880 per effettuare il viaggio inaugurale da Sassari a Cagliari, salutato a ogni stazione dai discorsi dei sindaci, dalle ovazioni del popolo, dai banchetti e i brindisi al «prospero futuro dell’isola».

Benjamin Piercy era diventato così il fautore dello sviluppo economico della Sardegna e, in questa ottica, tra il 1879 e il 1883 acquistò dal Demanio alcune migliaia di ettari di terre ex ademprivili nella montagna di Bolotana e paesi circostanti del Marghine, dando vita a una grande azienda agrosilvopastorale che avrebbe creato sviluppo e opportunità occupazionali all’intero territorio.

La politica, tuttavia, anche allora tagliava teste come spesso ancora succede. Amareggiato per non essere stato incaricato della realizzazione delle linee secondarie, l’ingegnere diradò la sua presenza nell’isola. Dopo la sua morte prematura (a Londra nel 1888) furono i figli Egerton, che fu reggente sino al 1904, e poi il fratello Herbert Benjamin che rilevarono tutti i beni e il bestiame, a condurre l’azienda sino alla morte di quest’ultimo (1941). Egerton, sposato alla nobile romana Diana Teodoli, cavaliere di corse a ostacoli e vincitore del Grande Steeple Chase di Roma, insieme al fratello, organizzarono a Padrumannu le prime corse piane su pista e a ostacoli che richiamarono il grande pubblico.

Herbert, da buon inglese, curò anche l’allevamento equino che già suo padre aveva impiantato nel 1883 arrivando a sviluppare una mandria di quasi duecento capi tra fattrici, puledri e stalloni. In seguito l’allevamento venne ridotto anche a seguito di contrasti sulle linee allevatorie perseguite dal Deposito Stalloni di Ozieri. Durante la gestione di Egerton il casino di caccia di Baddesalighes venne ampliato e sopraelevato divenendo la Villa Piercy, la rinomata residenza in cui visse Herbert curando e incrementando le attività agropastorali nel segno della modernità e facendone un modello invidiato e imitato.

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