La Nuova Sardegna

Weekend: a San Sperate si venera Sant’Arte

di Paolo Curreli
Weekend: a San Sperate si venera Sant’Arte

Si concretizza oggi e domani il progetto Sant’Arte, festival di arti visive di San Sperate. Aperto con il convegno di ieri all’università di Cagliari, incentrato sui 50 anni dalla nascita dell’avventu...

26 maggio 2018
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Si concretizza oggi e domani il progetto Sant’Arte, festival di arti visive di San Sperate. Aperto con il convegno di ieri all’università di Cagliari, incentrato sui 50 anni dalla nascita dell’avventura del muralismo sardo, quando il giovane Pinuccio Sciola, al ritorno dall’esperienza in Messico coi maggiori artisti dei murales, diede vita a quelli che saranno ricordati come “gli anni della calce”. Amici, compaesani e altri artisti aiutarono Pinuccio a imbiancare le pareti del paese per dipingerle e far diventare San Sperate il “paese museo” famoso nel mondo.

«È ancora questo lo spirito che anima la prima edizione del festival Sant’Arte – spiega Tomaso Sciola, presidente dell’associazione intitolata a suo padre – . La volontà di fare uscire l’arte all’aperto, di fargli invadere le strade, di coinvolgere tutti nella creazione abbattendo le barriere tra spettatori e artisti. Un progetto che nasce dall’insegnamento di nostro padre che non faceva mai niente per se stesso, per l’oggi e adesso, ma voleva sempre seminare qualcosa per poi vederla crescere nel futuro». Un modo di vivere l’arte che ha dato i suoi frutti, ed è stato sperimentato nel preludio di Sant’Arte che si è tenuto a settembre dell’anno scorso.

Oggi e domani visitare il paese del Campidano sarà come immergersi in una primavera della creatività. I laboratori con gli artisti saranno aperti e ci si potrà iscrivere per partecipare, “perdere l’orientamento e ritrovarsi con l’arte” con il metodo Munari con Annalisa Masala. Entrare nell’universo sonoro con Andreu Ubach attraverso e il suono della voce e degli strumenti. Usare le mani come straordinarie protesi per capire quello che pensa la mente, nel laboratorio di argilla con Mauro Cabboi, Titti Barraco, Fernando Marroccu e Mauro Vizioli. Vivere la magia del disegno con Laura Saddi. Vedere al lavoro il pittore Vincenzo Ganadu mentre restaura il suo murale. Assistere, in vari luoghi del paese, a performance e spettacoli musicali.

Arte, colore, cultura in una due giorni intensa che si concluderà domani con la festa e la Sciolascia di Sant’Arte, una processione laica e colorata per rendere omaggio alla “festività dell’arte” come desiderava Pinuccio Sciola: «Sant’Arte qui da noi la celebriamo ogni giorno, senza un motivo o una data precisa; il sentimento del bello è diventato coscienza comune, da custodire e venerare. Ora si tratta di contagiare la Sardegna intera, e di fare dell’Arte una sorta di festività, da celebrare in qualsiasi momento» come sosteneva il grande scultore sardo.

«Oggi la fonte dell’arte di nostro padre si è fermata per sempre – dice Tomaso Sciola –. Ci restano i suoi progetti, alcuni molto dettagliati, con progetti, disegni e rendering. Una fiamma che continua a illuminare ma con colori diversi perché i protagonisti siamo tutti noi, e le tante personalità importanti dell’arte e della cultura che hanno risposto con entusiasmo e i tantissimi cittadini comuni che voglio respirare arte e sentirsi artisti anche solo per un giorno».

L’impegno della Fondazione Sciola è prima di tutto non spegnere questa fiamma e tenere alto il livello della proposta culturale. «Il nostro intento è che il festival diventi un punto di riferimento per le arti visive in Sardegna, che sottolinei l’importanza del turismo culturale con il Preludio di settembre e Sant’Arte a maggio – conclude Tomaso Sciola –. Per fare questo abbiamo bisogno del contributo degli artisti, prima di tutto, e poi delle istituzioni come già sta avvenendo con l’università di Cagliari, con cui c’è un contatto stretto, e con la Regione».

La tre giorni di Sant’Arte conferma il pensiero di Pinuccio Sciola, e l’attualità della sua visione. Un viaggio tra le esperienze interiori e personali e il confronto con il succedersi della storia di tutti, la condivisione come momento fondamentale, al di fuori dell’oggetto creato, dell’arte moderna.

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