La Nuova Sardegna

Il fotoreportage Marco Ceraglia 

Scatti su come cambiamo

Marco Ceraglia è un fotografo di vecchia generazione (tra i primissimi) nel settore commerciale, per la comunicazione e l’industria. Da una decina di anni ha cominciato a usare la sua esperienza e...

02 giugno 2018
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Marco Ceraglia è un fotografo di vecchia generazione (tra i primissimi) nel settore commerciale, per la comunicazione e l’industria. Da una decina di anni ha cominciato a usare la sua esperienza e capacità per cominciare a “raccontare” il mondo che gli sta intorno con un taglio più autoriale e di ricerca.

Il passaggio dal set dello studio, dall’estremo controllo delle luci, ombre e messa a fuoco dello still life, per la pubblicità e l’editoria, alla fotografia all’aperto con soggetti non in posa e paesaggi mutevoli è stato per Ceraglia sicuramente l’ingresso in una altro universo. Un mondo diverso che il fotografo esplora dall’alto della sua grande competenza tecnica.

Verrebbe da pensare a chi non conoscesse il lavoro in studio di Marco Ceraglia che il passaggio avvenga dall’artefatto al naturale, dalla natura “morta” a quella “viva” insomma. Non è così, i suoi virtuosi still life su pellicola, che hanno reso celebre il suo lavoro negli anni Ottanta, sono sempre stati pieni di inventiva e hanno portato il fotografo a esplorare il lavoro in studio anche in maniera autoriale realizzando serie davvero interessanti, come “Volevo essere uno scultore” dove Ceraglia è interessato a cogliere il comportamento della luce su superficie diverse.

Il suo viaggio all’aperto nell’isola non è un passaggio tecnico o cambio di rotta dello sguardo. La visione rimane la stessa: concentrata su piccole ma essenziali mutazioni dei particolari. In questi ultimi anni il fotografo sassarese si è dedicato al fotoreportage, il suo sguardo si è concentrato sul mondo di oggi e le sue estreme contraddizioni.

La serie “Ma come fanno i marinai” racconta il mondo dei lavoratori del mare, dove Ceraglia evita i facili estetismi che l’ambiente dove si svolge l’azione potrebbe suggerire concentrandosi sulla realtà dura di questo lavoro. Come in “Landscape” documenta il mutamento del paesaggio sardo da un’ottica inedita. In “Familie” le sue foto raccontano le nuove forme affettive con cui il concetto di famiglia si declina nell’attualità. “L’Urlo” è un viaggio nell’istituzione carceraria. Un importante lavoro di documentazione del patrimonio archeologico lo ha portato in giro per l’isola, in questo viaggio Ceraglia ha incontrato la figura storica della campagna sarda: il pastore. Scoprendo che il lavoro del servo-pastore – l’allevatore che non è padrone del gregge – non è più svolto da sardi ma in gran parte da immigrati da paesi più vari. Da questi incontri sono nati i ritratti della serie “Terzo Millennio”.

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