La Nuova Sardegna

Silvia Piras, tra saudade carioca e colori jazz

di Andrea Massidda
Silvia Piras, tra saudade carioca e colori jazz

Il minimalismo dalle influenze jazz tipico della bossa nova, ma anche il samba più classico capace di farci sognare a occhi aperti il Cristo Redentore che si affaccia dal monte Corcavado o le spiagge...

02 giugno 2018
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Il minimalismo dalle influenze jazz tipico della bossa nova, ma anche il samba più classico capace di farci sognare a occhi aperti il Cristo Redentore che si affaccia dal monte Corcavado o le spiagge di Copacabana e Iguanema. Frammenti di saudade raccolti in un album registrato per celebrare uno dei grandi nomi della musica e della poesia di Rio de Janeiro, Paulo César Pinheiro (foto a sinistra), 69 anni e più di duemila canzoni all’attivo, tantissime delle quali diventate successi internazionali. Un gigante, insomma, che ora la cantante cagliaritana Silvia Piras, tra le più interessanti voci italiane specializzate nel sound carioca, ripropone al pubblico attraverso un cd fresco di stampa dal titolo, appunto, “Silvia Piras canta Paulo César Pinheiro”.

In tutto dodici tracce incise all’Only Music Studio di Carlo Miori, vicino a Torino, mentre il missaggio e il mastering sono stati curati da Eduardo Taufic nello studio “Promidia” di Natal, in Brasile. Roberto Taufic, che oltre ad aver elaborato gli arrangiamenti, nel disco suona anche la chitarra elettrica e classica, la viola caipira e il cavaquinho, crea il tappeto sonoro ideale per la voce di Silvia Piras, davvero sorprendente. A loro due si affiancano poi il contrabbasso dell’instancabile Salvatore Maiore, sassarese, e le batteria e le percussioni di Roberto “Red” Rossi. Quello che emerge è un team molto affiatato al quale si aggiungono in qualche brano il clarinetto di Gabriele Mirabassi e il piano di Eduardo Taufic. Gioia per le orecchie di chi ama questa musica, ma anche di chi la ascolta per la prima volta.

Tra le tracce più interessanti del disco c’è sicuramente “Tô voltando”. Significa “sto tornando” ed è un brano scritto con Maurício Tapajós, di fatto una lettera di un uomo a sua moglie: lui è distante, viaggia e chiede alla consorte di prepararsi e addobbare la casa prima del suo ritorno: nel 1979 diventò il motivo più cantato dagli esiliati politici che tornavano in Brasile dopo la dittatura. Ma l’album colpisce al cuore già dai primi pezzi. “Um ser de luz” (un essere luminoso), ad esempio, Pinheiro l’ha composto con il sambista carioca João Nogueira ed è un vero omaggio nostalgico a una delle più importanti cantanti di musica popolare brasiliana, in particolare di samba. Quella Clara Nunes che di Pinheiro fu la prima moglie e che morì prematuramente. Tributo a Rio de Janeiro è invece “Saudade da Guanabara”, che parla dell’omonima baia: è un samba che racconta ciò che un carioca sente nel cuore pensando alla propria città. Non passano inascoltati, poi, “Bolero de Satã” (Bolero di Satana), che racconta di un amore profondo e tormentato, “Cão sem dono”, un altro bolero reso celebre da Elis Regina, e ancora “Leão do Norte”, inno al folklore del Nord-Est del Brasile.

Silvia Piras, classe 1978, comincia a studiare musica a vent’anni sotto la guida del soprano Marcella Macis. Successivamente, attraverso i suoni afro-americani (aveva frequentato il Seminario Nuoro Jazz) conosce quella meravigliosa fusione tra il sassofonista statunitense Stan Getz e Tom Jobim, così approda alla bossa nova e al samba. Il suo massimo riferimento musicale è Astrud Gilberto, la cantante di Salvador di Bahia diventata celeberrima in tutto il pianeta grazie al brano “The girl of Ipanema”. Ma Silvia ha studiato anche all’Accademia romana di musica con la cantante Themis Rocha e ha continuato a Rio de Janeiro. Ed è lì, in Brasile, con i libri di grammatica in mano, che ha imparato a parlare benissimo il portoghese, con una pronuncia tanto perfetta da stupire gli stessi abitanti del posto.

«Questo progetto discografico – racconta la cantante – nasce da un desiderio che in questi ultimi anni ha preso forma dentro di me. E cioè la volontà di esprimere un percorso di vita quasi ventennale fortemente legato alla musica brasiliana. Per impreziosire il prodotto – continua Silvia Piras – ho scelto di far curare gli arrangiamenti a Roberto Taufic, uno dei chitarristi brasiliani più talentuosi che abbia mai sentito, mentre l’album è evidentemente dedicato al poeta carioca Paulo César Francisco Pinheiro, uno dei più prolifici liricisti che ha coltivato longevi sodalizi con artisti del calibro di Baden Powell, Lenine, Dori Caymmi e João Nogueira, soltanto per citarne alcuni molto famosi»

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