La Nuova Sardegna

Matteo Porru, 17 anni e dieci libri pubblicati

di Grazia Brundu
Matteo Porru, 17 anni e dieci libri pubblicati

L’anno prossimo si diplomerà al liceo classico Dettori di Cagliari. Intanto è pronto per le presentazioni del suo ultimo lavoro, “Quando sarò grande”. Chi è e cosa sogna il giovanissimo scrittore

09 giugno 2018
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Un genitore farebbe carte false per averlo come figlio. Con i coetanei, invece, il rapporto è più complicato: conta di recuperarlo quando saranno più maturi. Loro. Tra qualche giorno lo promuovono dalla quarta alla quinta del liceo classico “Dettori”, a Cagliari, con la media del nove e mezzo. Poi per le vacanze se ne va «in tournée in Sardegna e in Italia con il suo nuovo romanzo, “Quando sarai grande”, che è uscito a maggio – dice - e sta già avendo un ottimo riscontro». Matteo Porru, cagliaritano nato a Roma nel 2001, ha pubblicato oltre dieci ebook tra racconti e poesie.

Poi l’anno scorso si è fatto conoscere a livello nazionale con “The mission”, edito come il nuovo libro dalla casa editrice La Zattera: la storia – in parte autobiografica, anche lui da piccolo ha conosciuto l’ospedale – di un gruppo di ragazzini ricoverati al Bambino Gesù. Con quel libro è stato in Tv, da Costanzo e Licia Colò – che si sono innamorati della sua eleganza, del colletto bianco al posto della Tshirt, della parlantina forbita – e ha venduto tantissime copie, perfino alla Fiera del libro di Francoforte.

Matteo, di cosa parla il nuovo libro e che tappa rappresenta per te?

«Parla del rapporto tra un padre e un figlio adolescente e rispetto a “The mission” è completamente inventato. “The mission” mi ha fatto conoscere, “Quando sarai grande” deve servire da conferma. Gli ho affidato la bellezza. L’ho scritto in due anni e ho cercato di speziarlo con una grande gamma di dettagli, per far immedesimare il lettore. Parla anche della lotta tra l’uomo e il tempo: siamo così impegnati a correre che spesso non ci accorgiamo di ciò che perdiamo».

Hai detto che non è autobiografico, ma com’è il rapporto con tuo padre?

«Io lo chiamo il taxista, anche se è un ingegnere (ride): è lui che mi porta a fare le presentazioni. Ha la tendenza a lasciarmi molto libero, a volte forse troppo. La pensa come me sul fatto che le belle esperienze – per esempio la scrittura – vanno vissute fino in fondo».

E tua madre? È orgogliosa ?

«Lei ha la tendenza ad analizzare tutto: quando è arrivato il contratto per La Zattera ci ha riflettuto tanto che me ne ha quasi fatto passare la voglia. Lei e mio padre non mi hanno mai lodato. Con loro è un continuo rilanciare, ammortizzare. Ti racconto un aneddoto: subito dopo la puntata da Costanzo mia madre mi ha detto: “Ok, Matte, adesso torniamo in albergo e ti tagli i baffi, perché stai veramente male”».

Il tuo look non è esattamente da adolescente.

«Rispecchia il mio modo di essere e mi permette di non avere un’immagine stereotipata. Certo, non mi vesto sempre in giacca a cravatta, mi si vede così più che altro nelle foto, è una calamita mediatica. Però le cravatte le adoro: sono un accessorio per personalizzare l’abbigliamento maschile, che di solito non ha poi tante scelte».

Funziona con le ragazze? Sei fidanzato?

«No, finora non lo sono mai stato, anche perché ho un carattere particolare. E poi le ragazze si aspettano che un coetaneo vada in discoteca, non che giri per librerie e festival. Però ho una migliore amica che è anche la mia compagna di banco, questo mi basta».

Che amici hai?

«Vivo tra due mondi: quello dei grandi, delle presentazioni e degli autografi, e la quotidianità di un 17enne. I miei amici sono soprattutto i colleghi della casa editrice, sui coetanei scommetto tra 5 o 10 anni»

Hai già scelto l’università? «Sono parecchio indeciso tra Lettere e Filosofia»

Una cosa un po’ pazza che vorresti fare da maggiorenne?

«Prendere la licenza di volo. È una delle mie passioni»

Come ti immagini da grande?

«Come un autore, chissà come o dove, ma comunque con il desiderio di emozionare».

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