La Nuova Sardegna

L'intruso. Salvatore Niffoi: «Hendrix, i Cream e un ragazzo della Barbagia»

L'intruso. Salvatore Niffoi: «Hendrix, i Cream e un ragazzo della Barbagia»

La musica è un ingrediente fondamentale nella mia vita e una delle tante forme di poligamia culturale che mi sono concesso. Ho sempre ascoltato e ascolto di tutto dalla lirica al jazz, dalla classica...

16 giugno 2018
2 MINUTI DI LETTURA





La musica è un ingrediente fondamentale nella mia vita e una delle tante forme di poligamia culturale che mi sono concesso. Ho sempre ascoltato e ascolto di tutto dalla lirica al jazz, dalla classica ai tenores. Ecco perché mi è difficile consigliare un solo e unico titolo. Però sono rimasto inchiodato a un’epoca, quell’età dell’oro fortemente poetica e creativa degli anni ’60 prima che arrivasse il disastro della globalizzazione. Tutto è nato in quel momento e quello che si sente oggi altro non è che un saccheggio grossolano di quei tempi. Se dovessi parlare di un’origine, dei dischi che hanno messo le ali alla mia fantasia sceglierei “Are You Experienced”, un album storico nato dall’incontro tra Hendrix, Noel Redding e Mitch Mitchell. Inoltre “Fresh Cream”, il mitico doppio album dei Cream: un monumento. Tutti grandi artisti, Eric Clapton, Jack Bruce e Ginger Baker. Una generazione grandiosa ma spesso votata all’autodistruzione. In fondo bisogna ripartire da lì, dal blues e poi dal rock blues, se si torna indietro si ritrovano le forme primordiali della musica, nata dalla disperazione solitaria in qualche lontano angolo dell’Africa. Per esplodere quel mondo musicale doveva tornare indietro, proprio nella patria dell’imperialismo, sbarcare in Inghilterra, incontrare Eric Clapton, Jim Page e Keith Richards. A me piace mettere la retromarcia alla memoria per capire, tornare indietro alle origini, e se mi guardo alle spalle vedo un ragazzino povero nella Barbagia dilaniata dalla miseria post-bellica. La scoperta della musica nuova in quel mondo era ancora più meravigliosa, volevo sfuggire alle battorine e ai tenores, anche se poi ho capito che quelli erano archetipi del blues più solitario e disperato (su questo ho scritto una tesi di laurea). Tra un milione di difficoltà riuscii a comprare un giradischi e poi un basso, perché era anche l’epoca dei complessini. Iniziai a collezionare i primi 45 giri e lp e attraverso questi ascolti ho scoperto i grandi del blues del rock del jazz e i grandi cantautori. Oggi dei pezzi che amo ho centinaia di versioni, almeno 500 di “Hey Joe”, tra cui una eccezionale di Martò, altrettante di “Sunshine of Your Love” dei Cream e quasi 300 di “House of the Rising Sun”. Oggi sono felice, perché sto lavorando con i Fiori di Mandy e scrivendo un concept album per una nuova band: i Malemundu.

Di nuovo un’esperienza unica: realizzarsi con la creatività, perché in fondo la vita sta tutta in un riff.

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative