La Nuova Sardegna

Quando la vita ti mette al mondo ai bordi di uno stagno e l’unica legna nel raggio di chilometri è la cannuccia di palude, per portare a casa un po’ di pesce bisogna fare di necessità virtù. È così che, aguzzando l’ingegno, i pescatori di Santa Giusta hanno campato per anni. Intrecciando le erbe palustri per costruire i loro fassonis, le barche green dell’antica Sardegna che si governano come una gondola. Ogni pescatore realizzava almeno tre fassonis l’anno perché la barca si impregnava di acqua e diventava inservibile in poco tempo. La raccolta della materia prima avveniva nei dintorni della laguna tra la fine del mese di maggio e i primi giorni di luglio. Le erbe si lasciavano essiccare e venivano utilizzate per formare fasci che poi venivano legati con alcune corde. Finita la costruzione, il pescatore si attrezzava con una lunga pertica fatta di canne, su cantoni, che poggiava sul fondo della laguna per spingere l’imbarcazione sull’acqua. Su fassoni veniva utilizzato in laguna e nelle paludi vicine per la pesca col palamito, con le nasse, con le reti. Appena terminata la battuta di pesca, il pescatore lo metteva ad asciugare in piedi sugli argini dello stagno, come si fa con le tavole da surf nelle spiagge dorate dei film americani. Col tempo su fassoni è stato soppiantato dalle barche di legno, i cius, ma alcuni pescatori che non potevano permettersi una vera barca hanno continuato a intrecciare erba palustre. E quando non c’è stato più bisogno dei fassonis, a Santa Giusta hanno pensato bene di non disperdere il bagaglio straordinario della tradizione. E così, negli anni ’70, la barca dei pescatori poveri è stata elevata a rango di attrazione turistica varando la Regata di is fassonis.