La Nuova Sardegna

Petrov: «Il mio sguardo sul mondo di Hemingway»

di Fabio Canessa
Petrov: «Il mio sguardo sul mondo di Hemingway»

Intervista con il premio Oscar russo, ospite oggi del Sardinia Film Festival allo Quarter di Alghero

04 luglio 2018
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ALGHERO. Davanti a un premio Oscar la domanda è d’obbligo: dove tiene la statuetta? Sorride Aleksandr Petrov che nel Duemila ha conquistato l’Academy Award con il corto d’animazione “Il vecchio e il mare” basato sul capolavoro di Hemingway. «Ho trovato un posto nello studio dove lavoro, lo tengo lì così quando qualcuno viene a trovarmi può farsi una foto se vuole». Il più famoso premio cinematografico al mondo non è il solo riconoscimento ottenuto dal regista e animatore russo che nella sua carriera ha realizzato altre opere molte apprezzate come “La mucca”, “Rusalka” e “Il mio amore”.

Lavori che saranno analizzati nel corso dell’incontro-masterclass in programma oggi ad Alghero, dalle 17 nella sala conferenze de Lo Quarter, per il Sardinia Film Festival. Mentre in serata, dalle 21 nello spazio all’aperto prima delle proiezioni del concorso, verrà proposto il film grazie al quale ha vinto l’Oscar, la poetica trasposizione animata della storia con protagonista il vecchio pescatore Santiago. Venti minuti racchiudono l’indimenticabile racconto di Hemingway che diventa ancora più emozionante grazie alle immagini di Petrov, maestro della tecnica della pittura a olio suo vetro. Ogni fotogramma un’opera d’arte. Ogni scena frutto di migliaia di disegni che nascono dalle continue modifiche di quello di partenza.

«Da quando esiste il cinema d’animazione – sottolinea l’artista russa – c’è sperimentazione. Tutti gli autori hanno fatto un lavoro di ricerca per trovare un linguaggio che potesse rappresentare al meglio, in maniera più autentica, la propria espressione interiore». Petrov l’ha trovata con questa sorta di pittura animata dove i colori raccontano non semplicemente quello che gli occhi vedono: emozioni, sentimenti che arrivano in maniera diretta allo spettatore. «Sono un pittore di formazione – sottolinea – e ancora oggi mi considero più pittore che regista. Così sin dall’inizio ho cercato un linguaggio che fosse più vicino alla mia identità artistica e sono arrivato naturalmente all’uso della pittura a olio su vetro».

I dipinti prendono così vita con la magia dell’animazione, senza il bisogno di effetti particolari, di quei giochi con continue trasformazioni fantastiche che si vedono spesso nei film animati: «Il mio è più uno stile classico-realista, mi interessa raccontare la vita» specifica Petrov, accompagnato ad Alghero dall’esperta di cultura e animazione russa Eugenia Gaglianone. Un bisogno narrativo che da una parte deriva dalla sua formazione, con vari maestri tra i quali il leggendario Yuri Norstein («Vedere i suoi film da ragazzo mi ha aperto a un nuovo modo di raccontare e portato a lavorare sull’interiorità»), dall’altre si nutre della letteratura russa («È molto legata all’animo umano, a quello che cerco di fare io») dalla quale Petrov ha preso spesso ispirazione lavorando per esempio su racconti di Platonov e Dostoevskij: «Non mi ritengo un bravo sceneggiatore – confessa il grande animatore – e attingere dalla letteratura mi aiuta, per partire da un soggetto forte. Ma soprattutto per me l’incontro con certi libri è un momento importante di scoperta, di illuminazione, di rivelazione. La cosa difficile, visto che fare un film è un lavoro sempre lungo, diventa il conservare la tensione iniziale del rapporto con il testo. Perché oltre il contenuto bisogna cercare di trasmettere la parte emotiva, interiore».

Le vibrazioni dell’anima che la lettura di un grande libro riesce a trasmettere. Ecco così che l’opera più nota di Petrov è diventata la trasposizione animata della storia di uno scrittore americano, “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway. «La sento così vicina – sottolinea il regista – che mi viene da considerarla letteratura russa. È una storia universale che può essere adattata a qualsiasi cultura. In ogni lingua ci sono parole come speranza e vecchiaia che sono concetti fondamentali del libro. La speranza di poter realizzare qualcosa, di continuare a combattere, di lasciare qualcosa alle nuove generazioni, la forza per continuare a credere. Per questo mi sento molto vicino al racconto di Hemingway».

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