La Nuova Sardegna

«Non faremo morire l’Isola delle Storie»

di Roberto Sanna
«Non faremo morire l’Isola delle Storie»

L’assessore Dessena: nuove idee per i festival più importanti 

06 luglio 2018
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SASSARI. Il dopo-festival è fatto anche di riflessioni a 360 gradi e dopo le accorate parole dello scrittore Marcello Fois, che chiedeva certezze per mantenere in vita la splendida avventura dell’Isola delle Storie di Gavoi, è il turno dell’assessore regionale alla Cultura Giuseppe Dessena che dimostra di aver recepito il messaggio. La sua risposta è l’avvio di un percorso collettivo e il più possibile condiviso, perché i festival letterari in Sardegna sono tanti, sono seguiti da vicino dalla Regione ma oggettivamente non sono tutti uguali. Le idee sono tante ma si possono riassumere in pochi punti essenziali: una sorta di fascia “premium” per i festival più importanti, maggiore attenzione ai dettagli al momento della destinazione delle risorse. E per la manifestazione di Gavoi il riconoscimento che portare al centro della Sardegna un evento culturale di grande richiamo merita qualche attenzione in più.

La premessa. «La Regione Sardegna investe molto sulla promozione della lettura – dice l’assessore –: parliamo di 973mila euro, in Sardegna ci sono ventiquattro festival letterari, in più investiamo anche in eventi come le fiere di Milano, Torino e Macomer. In Italia non accade sempre, anzi, di solito le altre regioni fanno scelte mirate a grandi eventi. Noi lo facciamo perché riteniamo che siano eventi importanti anche sul versante economico per il territorio. L’Isola delle Storie è un esempio in questo senso: Gavoi è un centro montano di 2.700 abitanti che in quei tre giorni fa numeri da paese marino in agosto, trascinando anche i centri vicini. Credo che ci siano delle riflessioni da fare tutti insieme e al più presto voglio organizzare un incontro coi direttori di tutti e ventiquattro i festival».

Patrimonio culturale. «Non si può negare che ci siano festival e festival – aggiunge Dessena – . La mia convinzione è che alcuni di questi abbiano delle capacità in più certificate dalla loro storia: otto festival hanno almeno dieci anni di vita, significa che hanno un successo certificato, una sorta di patrimonio consolidato. Quello che dobbiamo fare è trovare il modo di costruire una sorta di alveolo protettivo per preservarli per un certo numero di anni».

L’idea. Attualmente l’accesso ai contributi avviene attraverso una griglia già predisposta che esamina in maniera molto severa i contributi: «Di fatto, chi presenta la domanda sa già quanti punti prenderà e se arriverà al massimo – spiega Dessena –. Nel caso di Gavoi, riceve cinquantamila euro, il massimo, e altri cinquantamila dall’assessorato al Turismo. L’idea che ho è far diventare triennale questo contributo: chi presenterà la domanda rispettando i requisiti richiesti, sarà garantito per tre anni». E poi ci sono tutta una serie di possibili aggiustamenti: «Per esempio, parametrare la cifra concessa al reale investimento degli organizzatori: un conto è dare cinquanta a chi spende cento, altro a chi spende trecento. Ancora, un conto è organizzare un evento in una grande città, servita da aeroporto e porto, altro in periferia, dove la logistica e gli spostamenti incidono non poco. Nel caso del festival di Gavoi, bisogna anche pensare che si tratta di un evento che dà respiro a un territorio a rischio spopolamento».

I tempi. Gli argomenti in campo sono diversi, insomma, tutti da discutere e anche perfettibili. L’assessore Dessena promette tempi celeri: «Entro l’estate conto di organizzare gli incontri coi responsabili dei festival. E voglio arrivare alla chiusura del mandato, alla quale non manca molto, con questo capitolo sistemato e archiviato».

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