La Nuova Sardegna

Il pellegrinaggio devoto anche da oltre Tirreno

Le mille anime dell'Ardia si svelano al primo crepitio degli zoccoli sul tracciato. Gli sguardi puntati sui cavalieri che affrontano il cimento per sciogliere un voto e onorare San Costantino...

07 luglio 2018
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Le mille anime dell'Ardia si svelano al primo crepitio degli zoccoli sul tracciato. Gli sguardi puntati sui cavalieri che affrontano il cimento per sciogliere un voto e onorare San Costantino osservano la stessa scena ma colgono dettagli e significati differenti. Perché diversa è la prospettiva di un membro della comunità sedilese, del pellegrino, dell'osservatore, del turista. Guai a parlare di evento-spettacolo ad Anna Dettori, per lei è vietato mischiare il sacro con il profano «San Costantino è fede, fede e basta» chiarisce subito dall'osservatorio privilegiato dei muristenes riservati ai pellegrini che nella notte tra il 4 e il 5 luglio lasciano i paesi del Goceano per raggiungere a piedi il santuario. Quest'anno si sono mossi in 180 sulle proprie gambe per assistere a Sa Festa Manna. «In famiglia onoriamo la promessa da generazioni, io ho percorso chilometri a piedi e a cavallo, a volte persino scalza» racconta Pietrina Manca di Bono, dove è nata 89 anni fa. Per lei che venera il santo fin da bambina non ci sono altre accezioni per definire la manifestazione che non riguardino il suo lato spirituale «A me guardare l'Ardia smuove il cuore, è un'emozione grande. E' grazie a San Costantino se io godo di tutto il resto». Ma in mezzo alla folla che ieri si è radunata nell' arena naturale diventata proscenio della rappresentazione della grandezza del taumaturgo bizantino c'erano anche molti turisti, ammaliati dalla spettacolarità di quel rito fascinoso e selvaggio «It's a breathtaking race!» ha commentato una coppia di inglesi in arrivo da Dorgali. Altri sono giunti dalla Penisola seguendo il richiamo di una lunga tradizione di famiglia, come Andrea Porcu, nato e residente a Saronno ma sedilese da parte di padre «Sono tornato dopo un'assenza di quindici anni perché volevo che mio figlio scoprisse cos'è l'Ardia e che capisse cosa significa per questa comunità. Ha un senso religioso difficile da spiegare se non ci sei dentro». E c'è chi alla festa ci va per lavorare e finisce per farsi coinvolgere emotivamente «Frequentiamo questo luogo da più di 50 anni e viviamo l'Ardia come i sedilesi, sentiamo la tensione e proviamo sentimenti che ci teniamo dentro», hanno raccontato Antonio e Ulisse Maxia, maestri torronai di Aritzo. E poi ci sono osservatori esterni che colgono un' altra faccia della stessa medaglia «L'Ardia è una dimostrazione di abilità e di coraggio», afferma Francesca Manca. Romana di Roma ma con chiare origini sarde. «E' balentia. Ed è anche una gara, ma con se stessi».

(Maria Antonietta Cossu)

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