La Nuova Sardegna

Alessandro Borghese: «La mia Sardegna tutta da gustare»

di Roberto Sanna
Alessandro Borghese: «La mia Sardegna tutta da gustare»

Giovedì su Sky Uno la puntata di “4 Ristoranti” girata nell’isola: parla lo chef che conduce uno dei più popolari programmi di cucina

17 luglio 2018
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Quattro ristoratori che si sfidano a colpi di antipasti, piatti tipici e location particolari. E lui, Alessandro Borghese, lo chef che col suo voto può confermare o ribaltare la classifica. “4 Ristoranti”, la trasmissione cult prodotta da Drymedia, farà tappa in Sardegna giovedì sera alle 22,55 su Sky Uno.

Com’è stata la prima esperienza di “Alessandro Borghese 4 Ristoranti” in Sardegna?

«La Sardegna è un’isola incredibile. Acque cristalline, oleandri, brezza marina tra i capelli, vergini radure e altopiani incontaminati sono una cornucopia di tanti sapori da scovare e riscoprire. Luoghi e panorami che risvegliano i ricordi delle vacanze e di quando lavoravo come chef, anni fa, in Costa Smeralda. Ho avuto il piacere di visitare luoghi stupendi e incontrare persone ospitali che mi hanno fatto appassionare alle loro tradizioni».

Che cosa pensa della cucina sarda, accusata spesso di eccessivo attaccamento alla tradizione?

«La tradizione è un ingrediente presente in tutti i piatti sardi. La monotonia non esiste quando si parla di eccellenza in cucina. La vostra cultura enogastronomica ha radici profonde ed è caratterizzata dalla diversità morfologica del territorio. Voglio complimentarmi con i nuovi giovani talenti della ristorazione e imprenditoria che portano avanti la distribuzione di materie prime di straordinaria qualità, elaborando la tradizione con straordinario gusto e tecniche moderne. Anche nel campo vitivinicolo con nuove produzioni artigianali e con un altissimo valore alle etichette verso la grande distribuzione. La Sardegna regala una moltitudine di paesaggi: tra mare e macchia mediterranea, le specialità non sono limitate alle spiagge e si insinuano fino al meno conosciuto interno. Gli animali brucano tra radure e altopiani soleggiati, producendo prodotti caseari e carni di alta qualità. I campi di grano, affiancati da agrumeti, disegnano la morfologia della regione racchiudendo nei frutti il gusto di un clima caldo e solare. Sono certo che la Sardegna ha ancora molto da farci assaggiare».

La sua è una delle trasmissioni più apprezzate tra quelle a tema cucina, è una ventata di novità: qual è il segreto?

«È un programma a cui tengo molto e con il mio team abbiamo cercato di dare un’ampia e sincera finestra sul variegato mondo della ristorazione italiana e di viaggiare per il nostro bellissimo Paese. Il bollino esposto fuori dal ristorante dopo ogni puntata ha rafforzato la comunicazione e aiutato la popolarità dello stesso. L’edizione estiva avrà tante novità. Storie di persone che, con tutte le loro problematiche, si raccontano attraverso i loro ristoranti. Sono tante le formule, anche bizzarre, con idee e business diversi: c’è il filosofo che della cucina ha fatto un credo, chi pensa alla cucina come una poesia per il palato e chi vuole mantenere la viva tradizione del piatto tipico. È curioso come siano diverse le motivazioni per come qualcuno inizi a fare questo mestiere o per chi lo tramanda da generazioni. Il furgone con il logo del programma lo riconoscono ovunque quando è parcheggiato, fermo al semaforo, collocato sul lungomare per una ripresa, sui social impazzano i selfie accanto alla portiera nera. Sono molto contento del successo, c’è molta curiosità quando arriviamo per conoscere i concorrenti e assaggiare la cucina del ristorante in gara».

Abbiamo tutti qualche curiosità: per esempio, le è capitato di mangiare veramente male?

«Un buon ristorante deve saper mescolare la qualità del cibo, delle materie prime a un’adeguata atmosfera. Può capitare che qualcosa non fili nel verso giusto o ci siano piccoli errori nella preparazione dei piatti o nel servizio. I miei voti parlano chiaro, sono reali, imparziali e non seguono alcuna strategia. Ammetto che da quando è in onda il programma, c’è una grande attenzione ai particolari».

Viceversa, è mai tornato da semplice cliente?

«Ogni stagione arricchisce il mio bagaglio culturale e umano, capita spesso di trovare ristoratori che lavorano con passione e professionalità. Con alcuni sono rimasto in contatto e ho consigliato i loro locali agli amici».

Una delle cose che più colpisce è quando le cucine sono male organizzate: possibile che ancora succedano certe cose?

«Il mondo della ristorazione è un business per chi riesce a renderlo tale. Non s’improvvisa in nessun campo. Ritengo che qualsiasi attività raggiunga un valido risultato con il fattore C: Cultura, Competenza, Capacità e Conoscenza del settore e dei prodotti. Cucinare è un gesto quotidiano per molti; per altri pare sia il solo modo di cavalcare un’opportunità in un preciso periodo storico. Sbagliato. Oltre al talento ci vogliono impegno, disciplina e professionalità. I giorni in rosso del calendario vogliono dire lavoro e non riposo, è un mestiere pesante. Ho iniziato giovanissimo, subito dopo il diploma e ancora oggi non si cucina mai per il conto ma per far star bene un ospite. Cucinare è un atto d’amore, lo ripeto sempre ai miei ragazzi in brigata».

Spesso si vedono i concorrenti “beccarsi”: è mai capitato che ci siano stati veri litigi?

«In questa stagione non sono mancate le situazioni più vivaci, ma non posso rovinare la sorpresa e spoilerare il programma in onda ogni giovedì su Sky Uno».

Qual è il suo consiglio per vincere una puntata?

«Divertirsi con professionalità ed essere se stessi per portare sulla tavola dei propri avversari la passione per il cibo».



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