La Nuova Sardegna

Il guru della non-dieta: dire addio alla pancia? Cominciate dalla testa

Giacomo Mameli
Il guru della non-dieta: dire addio alla pancia? Cominciate dalla testa

Intervista a Francesco Melis, nutrizionista di Tertenia

24 luglio 2018
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Potremmo anche chiamarla dieta sarda, o se volete ogliastrina, perché il primo a parlarne, quasi un secolo fa, era stato Lorenzo Piroddi, medico-pilota di origini ogliastrine, laurea a Genova nel 1935. «Era un giovane dietologo alla Colonia ligure Arnaldi a Uscio, clinica rinomata di cure naturistiche, fu lui il primo nel 1939 a coniugare il binomio dieta mediterranea», dice Francesco Melis, nutrizionista, 35 anni, docente all’università di Perugia, personal trainer e tecnico sportivo. Spiega: «Aveva confrontato l’alimentazione di soldati italiani, tedeschi e americani. E aveva notato che i nostri militari consumavano verdure, legumi con quasi totale assenza di prodotti animali, carne compresa: sostenne che era l’alimentazione migliore, consentiva agli italiani di restare più in salute. E così nel 1939 intuì il concetto di dieta mediterranea». Tutti ascoltano in silenzio e sono curiosi di capire i segreti della vera dieta. Melis, di Tertenia, dove si trova da alcuni giorni in vacanza, ne parla in incontri-lezione organizzati dalle Proloco di Gairo, Loceri, Perdasdefogu, Triei. Precisa subito di non essere «un dimagrologo ma solo un terapeuta di fiducia, un coach amico col quale aprirsi ed essere disposti a farsi allenare a mangiare sano così come ci si allena per qualsiasi disciplina». Presenta il suo libro “A dieta senza dieta”, edizioni L’erudita, p. 206, euro 15. Conquista gli ascolti e strappa gli applausi perché non parla come un accademico saccente. Dice, convinto: «non dovrai più rinunciare né al gusto né alla vita sociale. Prima di iniziare qualunque nuovo regime alimentare devi convincerti che stai facendo qualcosa di buono per te e la tua salute. E per mantenere il peso forma nel tempo c’è un punto da cui proprio non puoi prescindere: la tua testa». Incontri pubblici che si trasformano in una sorta di visita specialistica perché tante sono le domande del pubblico, gente in linea, ma anche sottopeso o decisamente obesi. Una sintesi del botta e risposta paziente-nutrizionista. Io mi faccio sempre l’aperitivo. Mi fa bene? «Tre aperitivi a settimana sono composti da mozzarelline fritte, pizzette prosciutto e formaggio, patatine, salatini, arachidi, rustici e poi il cocktail, analcolico o alcolico poco cambia. Il risultato finale: dalle 1300 alle 2000 calorie ad aperitivo. Moltiplicalo per tre e arrivi a 3600-6000 calorie ogni settimana e 13-24mila ogni mese». Io uso lo zucchero di canna perché non fa ingrassare, è vero? «Falso. Ha quasi le stesse calorie di quello bianco, ma le differenze riguardano la raffinazione. Quello che trovate al bar è zucchero bianco caramellato». A fine pasto prendo l’ananas perché brucia i grassi, posso mangiarne a volontà?. «Falso. Indubbiamente fa bene, il gambo contiene una sostanza antinfiammatoria e drenante ma alla fine di un pasto i suoi zuccheri sono esattamente come tutti gli altri». È vero che il cioccolato è un antidepressivo? «Vero. Il cioccolato fondente, nella misura di circa 20 grammi, provoca un aumento del triptofano e quando passa nel cervello si trasforma in serotonina. È un neurotrasmettitore che gioca un ruolo fondamentale sull’umore. Ma vi ho detto 20 grammi, non un etto. Il troppo storpia. Due litri d’acqua al giorno fanno bene, venti litri portano in cimitero». La carne fa male? «Non bisogna abusarne. E poi dipende dalla qualità: dove e come è stata allevata? Se le carni sono piene di ormoni e antibiotici sono dannose. Idem per le fettine di pollo da 1,50 euro al chilo. La qualità si paga».

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