Filosofi a Castelsardo in cerca della “terza via”
di Salvatore Santoni
Non hanno traccia di abbronzatura, montano occhiali da vista, la barba incolta e una chioma generosa, indossano camicia o polo. E, dettaglio non da poco, non fanno una goccia di sudore nonostante il...
26 luglio 2018
3 MINUTI DI LETTURA
Non hanno traccia di abbronzatura, montano occhiali da vista, la barba incolta e una chioma generosa, indossano camicia o polo. E, dettaglio non da poco, non fanno una goccia di sudore nonostante il caldo rovente. Anche perché l’unico momento della giornata in cui circolano per il borgo è a tarda sera. La loro Summer school è una cosa seria: dalle 10 alle 19 sono tutti qui, nella sala XI del castello di Castelsardo, con occhi e orecchie puntati al palchetto per assorbire il più possibile le lezioni dei grandi maestri italiani della filosofia. In tutto sono circa cento, e sono approdati nel borgo dei Doria lunedì scorso per consumare una full immersion di quattro giorni nel mondo della filosofia: una maratona imperdibile per gli addetti ai lavori e appassionati della materia. «Purtroppo non c’è tempo per andare al mare», taglia corto Federico Deiara, studente sassarese in profumo di tesi di laurea mentre prende una boccata d’aria.
A un certo punto Jérôme Lèbre attacca con La métaphore provocatrice, e in sala resta soltanto chi mastica bene il francese. Alcuni vanno via, altri aspettano il pranzo a buffet per riprendere i lavori al pomeriggio. E così, le poltroncine si svuotano e l’andito della sala XI si popola. L’universo dei filosofi è sconfinato e anche molto riservato: c’è lo schivo che nemmeno ti guarda in faccia e il ricercatore che sta nell’andito col notebook in grembo sbrigando lavoro arretrato. Altri passeggiano, sfogliano un libro e cominciando a chiacchierare tra loro. L’unica regola in questo mondo è mantenere le sinapsi sempre in moto. C’è un primo tempo, in questa Summer school, dove i nomi che contano si alternano con quelli emergenti sul palchetto far ragionare con la platea. E poi c’è un secondo tempo, meno formale, dove i cervelli continuano a macinare idee davanti a buon bicchiere di vino o di birra. Come è successo martedì notte. Dopo aver ascoltato Massimo Cacciari, che ha illustrato la nuova collana “Icone. Pensare per immagini” de Il Mulino, la truppa di giovani filosofi si è trasferita in un locale niente male a pochi passi dal castello, dove la giornata si è conclusa alle tre del mattino con una filosofata-bicchierata da urlo. Questo perché le idee brillanti arrivano sempre quando l’atmosfera è più rilassata, conviviale. «In questi giorni siamo andati a cena con i docenti – spiega Nicola Murrali, di Arzachena ma studia a Sassari – la sera chiacchieriamo di tutto tra colleghi e giriamo nel centro storico».
Gli iscritti alla Summer school di Castelsardo arrivano dalla provincia ma anche da Perugia, Milano. E anche dall’estero, soprattutto Francia. «È una gran bella esperienza – dice il filosofo Massimo Donà, allievo di Emanuele Severino ed eccellente jazzista-trombettista – mi sembra che siano emerse delle nuove direzioni, una terza via. Sta accadendo qualcosa di significativo nel mondo della cultura contemporanea. È bello che ci sono molte giovani teste pensanti, protagonisti attivi». Alla Summer school c’è anche il docente dell’università di Sassari Carmelo Meazza. «Da qualche anno – spiega – ci accorgiamo che sta maturando un’affinità su questioni di fondo. Il paese è in enorme sofferenza, c’è una crisi di riferimenti. È possibile che in poco tempo maturi un manifesto che insista su alcuni punti, siamo stanchi degli stereotipi che circolano, abbiamo bisogno di una filosofia militante su temi del momento».
A un certo punto Jérôme Lèbre attacca con La métaphore provocatrice, e in sala resta soltanto chi mastica bene il francese. Alcuni vanno via, altri aspettano il pranzo a buffet per riprendere i lavori al pomeriggio. E così, le poltroncine si svuotano e l’andito della sala XI si popola. L’universo dei filosofi è sconfinato e anche molto riservato: c’è lo schivo che nemmeno ti guarda in faccia e il ricercatore che sta nell’andito col notebook in grembo sbrigando lavoro arretrato. Altri passeggiano, sfogliano un libro e cominciando a chiacchierare tra loro. L’unica regola in questo mondo è mantenere le sinapsi sempre in moto. C’è un primo tempo, in questa Summer school, dove i nomi che contano si alternano con quelli emergenti sul palchetto far ragionare con la platea. E poi c’è un secondo tempo, meno formale, dove i cervelli continuano a macinare idee davanti a buon bicchiere di vino o di birra. Come è successo martedì notte. Dopo aver ascoltato Massimo Cacciari, che ha illustrato la nuova collana “Icone. Pensare per immagini” de Il Mulino, la truppa di giovani filosofi si è trasferita in un locale niente male a pochi passi dal castello, dove la giornata si è conclusa alle tre del mattino con una filosofata-bicchierata da urlo. Questo perché le idee brillanti arrivano sempre quando l’atmosfera è più rilassata, conviviale. «In questi giorni siamo andati a cena con i docenti – spiega Nicola Murrali, di Arzachena ma studia a Sassari – la sera chiacchieriamo di tutto tra colleghi e giriamo nel centro storico».
Gli iscritti alla Summer school di Castelsardo arrivano dalla provincia ma anche da Perugia, Milano. E anche dall’estero, soprattutto Francia. «È una gran bella esperienza – dice il filosofo Massimo Donà, allievo di Emanuele Severino ed eccellente jazzista-trombettista – mi sembra che siano emerse delle nuove direzioni, una terza via. Sta accadendo qualcosa di significativo nel mondo della cultura contemporanea. È bello che ci sono molte giovani teste pensanti, protagonisti attivi». Alla Summer school c’è anche il docente dell’università di Sassari Carmelo Meazza. «Da qualche anno – spiega – ci accorgiamo che sta maturando un’affinità su questioni di fondo. Il paese è in enorme sofferenza, c’è una crisi di riferimenti. È possibile che in poco tempo maturi un manifesto che insista su alcuni punti, siamo stanchi degli stereotipi che circolano, abbiamo bisogno di una filosofia militante su temi del momento».