La Nuova Sardegna

Nils Landgren, il groove che venne dal freddo

Nils Landgren, il groove che venne dal freddo

Una dose massiccia di funky per trovare nuovi stimoli dopo alcuni concerti straordinari e squisitamente jazz. Avete presente la sensazione di disorientamento che si prova quando avete letto l’ultima...

14 agosto 2018
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Una dose massiccia di funky per trovare nuovi stimoli dopo alcuni concerti straordinari e squisitamente jazz. Avete presente la sensazione di disorientamento che si prova quando avete letto l’ultima riga di un libro che speravate non finisse mai? O quando il film che vi ha fatto davvero emozionare è ormai arrivato ai titoli di coda? E adesso che cosa leggo, che cosa guardo per rivivere sensazioni così forti? È stato un po’ il dilemma del pubblico di Time in Jazz mentre domenica notte a Berchidda si spegnevano i riflettori sulla prima vera giornata del festival Time in jazz, diretto da Paolo Fresu, con la strabiliante esibizione di Enrico Rava e i Tribe (brividi per il bis sulle note di “Quizás”, in inglese “Perhaps”, tributo al cantautore cubano Osvaldo Farrés), e poi la sezione “dopo festival” curata dal trombonista Gianluca Petrella, con il live set del batterista, deejay e producer Andrea Benini assieme al vibrafonista Pasquale Mirra. New jazz e spettacolo puro, nonostante la formazione non fosse al completo.

E allora, in questi casi, che si fa? Meglio voltare per certi versi pagina e buttarsi su un altro genere. Infatti ieri sera sul palco centrale della rassegna è andato in scena lo spettacolo del trombonista svedese Nils Landgren e della sua esplosiva Funk Unit. Un’avventura a metà tra i territori dell’improvvisazione e quelli del funky, con il sound dei migliori Earth, Wind & Fire o della Kool & the Gang della prima ora, per intendersi. Accanto a Landgren, anche Jonas Wall al sax, Petter Bergander alle tastiere, Andy Pfei-ler alla chitarra, Magnum Coltrane Price al basso e Robert Ikiz alla batteria. Insomma, sensazione di smarrimento svanita. Così come quando intorno a mezzanotte la musica è proseguita con il secondo appuntamento di “Time is over”: protagonista, stavolta, Tommaso Cappellato, produttore, musicista e deejay capace di spaziare dalla free-form techno alle produzioni hip hop con il suo progetto solista “Aforemention”.

Tuttavia ieri la giornata di Time in Jazz era cominciata alle 11 nella chiesa di Santa Vittoria, quando è andato in scena “Blackline”, il recente progetto di Francesco Diodati, affiancato dalla voce e le tastiere di Leila Martial e dal batterista Stefano Tamborrino. Il pomeriggio ha portato il pubblico del festival sulla costa, a Porto Taverna, per ascoltare un nuovo trio, con il pianista Enrico Zanisi, il contrabbassista Luca Bulgarelli e il trombettista Francesco Lento.

Oggi (14 agosto) la rassegna propone un nuovo live di Nils Landgren (a Sorso alle 11, nella villa romana di Santa Filitica) per un duo all’insegna dell’improvvisazione e della sperimentazione con il chitarrista Francesco Diodati. Nel pomeriggio appuntamento a Ploaghe dove, dalle 18 al Convento dei Cappuccini, terrà banco Gegè Munari, decano dei batteristi jazz italiani, alla guida di un quartetto con Ettore Carucci al pianoforte, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Francesco Lento alla tromba e al flicorno. In serata, a Berchidda, la festosa parata della Fanfaraï Big Band prima dell’attesissimo concerto sul palco centrale di piazza del Popolo (alle 21.30), che vedrà protagonisti il sassofonista Steve Coleman and Five Elements. Al termine ancora musica con “Time is over”, che stavolta vedrà in azione dj Gruff (voce e giradisco) insieme allo stesso Gianluca Petrella. Imperdibile.

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