La Nuova Sardegna

Il sassarese Michele Sini, manager del set

di Fabio Canessa
Il sassarese Michele Sini, manager del set

Runner e assistente di produzione. Da tante pellicole sarde al lavoro di questi giorni al fianco del regista di “Robocop” Paul Verhoeven

19 agosto 2018
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Runner, set manager, assistente di produzione. Il mondo del cinema è fatto anche di queste figure professionali spesso sconosciute, ma senza le quali non si potrebbe organizzare bene un set, risolvere i problemi che nascono sempre durante le riprese e quindi realizzare nel miglior modo possibile un film. Ruoli dietro le quinte che il sassarese Michele Sini conosce bene. Negli ultimi anni ha lavorato con diverse mansioni a molti dei lungometraggi girati in Sardegna, collezionando esperienze importanti che gli stanno valendo chiamate sempre più frequenti anche fuori dall’isola. L’ultima dalla troupe guidata dal grande regista olandese Paul Verhoeven, in Italia per girare una parte delle riprese di “Blessed Virgin”. Un dramma erotico-religioso ambientato nel Seicento che si ispira al libro “Atti impuri” di Judith C. Brown, basato a sua volta su un documento storico risalente al XVII secolo ritrovato integro in un archivio di Firenze e ricco di dettagli sull’amore tra due donne. Protagoniste Virgine Efira e Charlotte Rampling.

Col maestro. Seguire come un’ombra Verhoeven tra l’Umbria e la Toscana, sino alla prossima settimana quando la troupe si sposterà in Francia per il resto delle riprese. Ecco il compito di Michele Sini. «Solitamente lavoro in produzione – racconta – ma in questa occasione sono tra gli assistenti personali del regista. Una persona stupenda dal punto di vista umano, sempre gentilissimo e sorridente con tutti. Con una grande energia, nonostante abbia appena compiuto ottant’anni. Gli ho anche parlato della Sardegna, che non conosce, e sto cercando un libro fotografico da regalargli il prima possibile». Una bella esperienza al fianco di un maestro, già regista di cult come “Robocop” e capace di stupire ancora come dimostrato con il recente “Elle” che ha conquistato la critica.

La serie di Clooney. Un lavoro arrivato subito dopo quello per “Catch 22” di George Clooney a Olbia. «Tre mesi intensi, molto impegnativi. Mi sono occupato soprattutto di trasporti, di muovere gli attori e tutta la troupe che era di circa trecento persone. Contando che abbiamo avuto altrettante comparse, ci sono stati momenti con seicento persone sul set. Un progetto importante che significa molto per la Sardegna. Anche se, questo bisogna dirlo, non c’erano tantissime maestranze sarde sul set». Un aspetto sul quale Michele Sini, da qualche mese entrato nel consiglio direttivo di Moviementu, insiste. «Come associazione che riunisce gran parte delle maestranze in Sardegna, uno degli obiettivi è favorire l’aumento del numero dei sardi nelle produzioni che vengono a girare nell’isola. Stiamo crescendo man mano che arrivano i film, prima o andavi fuori oppure non avevi grandi opportunità. Negli ultimi anni le possibilità si sono moltiplicate e abbiamo già dimostrato di essere all’altezza in tutti i reparti».

Da Aggius a Sorrentino. Esperienza fondamentale, per Sini come per tanti altri impegnati nel mondo del cinema, quella maturata sui set di registi sardi che hanno permesso a molte maestranze locali di formarsi lavorando. «Il primo che ho fatto in Sardegna è stato “Perfidia” di Bonifacio Angius con una troupe quasi tutta sassarese. In seguito ho preso parte al film di Gianfranco Cabiddu, “La stoffa dei sogni”, che ricordo sempre con piacere perché lavorare all’Asinara è stato fantastico. La scelta di stare in un posto così particolare per tutte le riprese, circa un mese e mezzo, ha creato quel clima familiare, di magia, che il regista voleva portare nel film. Poco tempo dopo sempre all’Asinara ho lavorato a “Era d’estate” di Fiorella Infascelli, mentre tra le esperienze più recenti ci sono quelle con il nuovo film di Angius, “Ovunque proteggimi”, e con Paolo Sorrentino per “Loro” nella parte girata in Sardegna».

Non solo d’estate. Titoli che fanno capire come l’isola stia diventando sempre più aperta al cinema. «È un’industria pulita, non bisogna costruire, può valer la pena scommetterci. L’obiettivo deve essere ora attrarre produzioni anche in altri periodi dell’anno perché solitamente vengono a girare sempre d’estate ed è difficile così avere continuità lavorativa. E speriamo che anche i nostri autori inizino ad ambientare storie in autunno e inverno. L’isola offre tante possibilità anche da questo punto di vista.

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