La Nuova Sardegna

«Il mio avo scultore e il suo Redentore»

di Stefania Vatieri
«Il mio avo scultore e il suo Redentore»

Francesca Jerace è la pronipote di Vincenzo l’artista che realizzò la grande statua sull’Ortobene: è a Nuoro per vedere la festa e l’opera del bisnonno

24 agosto 2018
4 MINUTI DI LETTURA





Sulle orme del bisnonno Vincenzo Jerace per celebrare la statua eretta 118 anni fa sulla montagna nuorese. Un viaggio nella memoria e nella storia dell'artista del Cristo Redentore barbaricino percorso dalla pronipote Francesca Jerace che per la prima volta, e in occasione dei festeggiamenti della 118esima edizione della Festa del Redentore, sarà a Nuoro per vedere la maestosa opera in bronzo forgiata dal bisnonno. «Sono commossa ed emozionata al pensiero di partecipare alla secolare ricorrenza dell'inaugurazione della statua realizzata dal mio caro bisnonno Vincenzo Jerace». Ammette con un filo di emozione Francesca sbarcata ieri mattina a Olbia da Trento dove vive con la sua famiglia per assistere alla sfilata dei costumi tradizionali domenica 26 e partecipare mercoledì 29 alle celebrazioni religiose dove vedrà la statua per la prima volta.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.17184710:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.17184710:1653512423/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

«Sono tante le opere che nella sua vita ha realizzato, ma questa è sicuramente la più importante, a tal punto che nella sua città natale non è così conosciuto come lo è qui - spiega con un sorriso tra le labbra -, per questo sono grata a tutti i sardi, ed in particolare ai nuoresi per l'affetto che da oltre un secolo dimostrano verso mio bisnonno e la sua opera». Non nasconde le emozioni la discendete dell'artista che oltre 118 anni fa forgiò l'imponente statua in bronzo che oggi svetta sulla cima del monte Ortobene. A qualche ora dal suo arrivo in terra sarda, accompagnata dal marito e dalla figlioletta, racconta le ragioni che l'hanno spinta ad intraprendere questa avventura nel cuore della Sardegna, «una terra a cui sono legata profondamente» sottolinea la Jerace, e dalla quale andrà via solo dopo aver visto per la prima volta l'opera del bisnonno e le celebrazioni ad essa dedicate.

«È stato il destino a portarmi qui, a Nuoro - racconta Francesca Jerace -. Una storia iniziata un po' per caso quando l'estate scorsa mentre mi trovavo in vacanza vicino a Cagliari mi è capitato tra le mani un settimanale locale che parlava della Festa del Redentore e quindi di mio bisnonno, dove emergeva il fatto che dell'artista non rimanevano probabilmente discendenti - prosegue -. Ho così deciso di mettermi in contatto con l'autore di quello scritto, Graziano Siotto, e insieme a lui abbiamo ripercorso la storia della statua e di mio bisnonno grazie ai ricordi, ma sopratutto alla fitta documentazione che lasciò». Un incontro che qualche mese dopo ha portato alla realizzazione dell'opera teatrale "Il Redentore della Sardegna", scritto appunto da Siotto, dove viene raccontata l'avvincente storia della statua arricchita da notizie inedite dell'artista calabrese e della sua famiglia. Il sottile filo rosso che lega Francesca Jerace alla Barbagia attraversa un intero secolo fino a quel 6 luglio del 1899, quando papa Leone XIII scelse Nuoro per la collocazione di uno dei diciannove monumenti sparsi in tutta Italia, che avrebbero dovuto commemorare solennemente l'anno santo indetto per il 1900.

L'imponente statua, alta sette metri e del peso di 18 quintali, realizzata interamente in bronzo dallo scultore fu issata sulla cima dell'Ortobene il 29 agosto del 1901. La realizzazione dell'opera fu possibile sopratutto grazie alla generosità dei sardi, che nonostante il grave momento di crisi che stava attraversando la Sardegna, misero in moto una vera gara di solidarietà per raccogliere i soldi necessari per la costruzione del simulacro. Nonostante le numerose difficoltà l'opera fu realizzata e l'11 luglio 1901 l'imponente statua bronzea arrivò a Nuoro a bordo di un carro merci delle Ferrovie secondarie. All'inaugurazione della statua, il 29 agosto 1901, parteciparono migliaia di fedeli accorsi da ogni angolo dell'isola. Grande assente nei festeggiamenti fu invece lo scultore Jerace impossibilitato a causa del recente lutto della moglie Luisa, alla quale dedicò l'opera con una scritta incisa in una delle enormi braccia in bronzo: "A Luisa Jerace, morta mentre il suo Vincenzo la scolpiva"

. La festa del Redentore, in breve tempo diventò una delle più importanti manifestazioni religiose ed insieme turistiche dell'isola, in un susseguirsi di vicende che vedono Nuoro trasformarsi da piccolo borgo in capoluogo della terza provincia dell'isola. In questo modo la festa assunse grande rilevanza turistica fino a rischiare di perdere quello spirito religioso per la quale era nata. Si riuscì a superare l'imbarazzante confusione tra sacro e profano, scindendo le manifestazione folk da quelle più strettamente religiose, e dedicando due diverse giornate alla festa.

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative