La Nuova Sardegna

Il sassarese Roberto Carta: «I miei gnocchetti nelle case dei vip»

Paoletta Farina
Il sassarese Roberto Carta: «I miei gnocchetti nelle case dei vip»

Con un passato da operatore televisivo, oggi gira tutto il mondo per preparare cene nelle dimore del jet-set

01 settembre 2018
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Dalle Baleari a Gstaad, da Porto Cervo a Cortina, proseguendo con Porto Rotondo e Courmayer e altre mete dorate delle vacanze. Per accontentare gli esigenti palati del jet set internazionale. Roberto Carta, 55 anni, sassarese, della passione per l’arte della cucina, sempre coltivata, ha fatto la sua professione dopo essere stato operatore televisivo e informatore scientifico. Con la formula del “cuoco in casa” viaggia tra ville, palazzi e yacht lussuosi, dove il buon cibo ha un posto di primo piano e gnocchetti, porcetto sardo e seadas sono diventati un must dei tanti e ricchi menu che propone.

Sarà che è sempre più trendy avere il cuoco “a domicilio”, anche per una sola sera e soprattutto se italiano, perché i nostri sapori mediterranei incantano gli stranieri. Sarà che ormai Roberto si è ritagliato uno spazio e ha anche i suoi clienti fissi, sta di fatto che questo lavoro lo entusiasma ogni giorno di più e lo gratifica sia personalmente.

«Lavoro per l’estero con un’agenzia internazionale, la Black Book Villas, sede a Madrid, che ai suoi clienti fornisce le residenze per le vacanze, l’eventuale affitto della barca e anche il responsabile della cucina - racconta -. Stiamo parlando di ville da diecimila a trentamila euro alla settimana, in cui gli ospiti arrivano con il loro aereo privato e non badano a spese. Anche in Italia ho contatti con un’agenzia che offre lo stesso tipo di servizio. Il mio compito consiste, oltre alla preparazione dei piatti, negli acquisti, tutti di prodotti freschissimi e di prima scelta, perché è la materia prima che fa la qualità. A volte mi vengono richieste pietanze particolari, ma c’è chi invece mi lascia ampia libertà nel menu».

Una delle sue ultime fatiche ai fornelli è stata per la famiglia di un importatore brasiliano di frutta sudamericana per l’Europa, che questa estate ha soggiornato a Formentera e voleva provare diverse cucine tradizionali, da quella italiana all’indiana e via continuando. Inutile dire che i manicaretti di Roberto hanno pienamente soddisfatto gli ospiti, catturati soprattutto dai primi piatti «che, devo dire, sono quelli che preferisco preparare. Risotti e pasta alle vongole riscuotono sempre un successo, soprattutto la pasta con i frutti di mare fa impazzire».

A Stintino, invece, sempre quest’estate, c’erano da soddisfare i gusti di un produttore cinematografico americano e di tutto il suo seguito. Fatto. «Adoro gli statunitensi, amano una cucina tutto sommato semplice, ti danno libertà. La famiglia è letteralmente impazzita per le melanzane alla parmigiana e per gli spaghetti alle arselle. Sul loro tavolo, poi, non dovevano mai mancare grandi insalate».

E poi i russi. «Sbagliando, si crede che non siano grandi esperti di cibo. Prediligono il pesce fresco, non deve mai mancargli il vino, lo pretendono di ottima qualità e preferibilmente bianco. Sono molto piaciute le mie penne all’arrabbiata, il filetto di San Pietro al forno con le patate. Ho lavorato per loro a Porto Cervo, su uno yacht, e a Stintino. Chiedono un servizio puntuale e preciso e non vogliono essere presi in giro, perché ho il sospetto che in passato si sia approfittato del fatto che hanno grandi disponibilità finanziarie, almeno quelli che ho avuto modo di conoscere, di cui per questioni di privacy non posso svelare il nome, ma che occupano posti di primo piano nel loro Paese».

Tra i clienti fissi del personal chef sassarese c’è anche un noto gioielliere che ha casa a Porto Rotondo. «Gli organizzo una cena per cinquanta persone ormai ogni anno, con soddisfazione reciproca».

Fare il cuoco a domicilio è un lavoro in cui si è tuffato con caparbietà e impegno «e che non è mai ripetitivo, perché cambiando destinazione continuamente, cambiano le persone e i gusti. E poi mi regala momenti bellissimi, come quello dei saluti, sicuramente il migliore: i miei clienti mi fanno i complimenti, mi chiedono le ricette che hanno preferito, mi abbracciano. Si creano legami importanti».

C’è però una cosa che non va giù dei gusti degli stranieri, perché gli sembra «un delitto», al cuoco sardo. E non potrebbe essere diversamente: «Mi chiedono il porcetto arrosto, ma poi non mangiano la cotenna. Ho provato a spiegare che è una parte deliziosa, se cucinata in modo che sia croccante come un biscotto. Qualcuno l’ha assaggiata, ha convenuto che è buona, ma poi l’ha lasciata nel piatto», si rammarica Roberto Carta.



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