La Nuova Sardegna

Maria Carta rivive in versi e musica

Maria Carta rivive in versi e musica

Parole in prosa e in versi, ma soprattutto tanta musica, persino la pizzica salentina affincata ad organetto e launeddas. Il modo migliore per celebrare la più grande cantante folk che la Sardegna...

02 settembre 2018
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Parole in prosa e in versi, ma soprattutto tanta musica, persino la pizzica salentina affincata ad organetto e launeddas. Il modo migliore per celebrare la più grande cantante folk che la Sardegna abbia mai espresso. Ieri sera, con un lungo programma di esibizioni strabilianti, Siligo ha voluto ricordare Maria Carta – artista nata nel 1934 proprio in questo piccolo centro del Meilogu e morta a Roma all’età di sessant’anni – con la sedicesima edizione del premio a lei intitolato. Il riconoscimento – per la precisione un’opera in filigrana d’argento realizzata dall’orafo algherese Pasquale Ferraro – è andato alla cantante salentina Anna Cinzia Villani, al musicista basco Kepa Junkera. Poi targhe speciali al cantante Mariano Melis, all’operatrice Neria De Giovanni, alla poetessa Clara Farina, ma anche al ristoratore Vito Senes e alla Federazione dei circoli sardi in Svizzera. Ospiti della serata, poi, il Coro polifonico Turritano, la formazione Clarsech ensemble (composta da arpe, flauto e corno), i Fantafolk (ossia Vanni Masala all’organetto e Andrea Pisu alle launeddas), e ancora i Taifa, gruppo di musicisti nuoresi residenti a Milano, con la voce della sardo-argentina Eliana Sanna, autori di un progetto dal titolo “Il canto sociale fra due mondi”, un omaggio alle voci di Maria Carta, Mercedes Sosa e Violeta Parra, recentemente concretizzatosi nella stampa del cd dal titolo “Todo cambia”. A presentare quello che è stato un vero e proprio spettacolo, come di consueto, il giornalista Giacomo Serreli, da sempre collaboratore della Fondazione Maria Carta anche nel ruolo di presidente del comitato scientifico che assegna i premi. Accanto a lui, il presidente della Fondazione, Leonardo Marras, cui è naturalmente spettato il compito di aprire la manifestazione con i saluti e i ringraziamenti di rito.

Tuttavia la cerimonia di consegna dei riconoscimenti è stata preceduta, nella chiesa di Santa Vittoria, dalla celebrazione della santa messa da parte del vescovo di Sassari Gianfranco Saba, affiancato da padre Salvatore Morittu e da don Giuseppe Marras, parroco di Siligo. Una funzione toccante, anche perché accompagnata dalle voci del Coro polifonico turritano e dalle musiche di Vanni Masala e Andrea Pisu, con organetto e launeddas. «Maria Carta – ha detto monsignor Saba – è stata un’opera d’arte in carne e ossa, e ci piace pensare che abbia iniziato la sua brillante carriera cantando in questa chiesa: la parrocchia che diventa laboratorio di fede e cultura».

Intorno alle 19 è arrivato il momento delle premiazioni e, naturalmente, delle esibizioni: brevi performance molto gradite dal pubblico. Come quella del Clarsech ensemble, ancora del Coro polifonico turritano e di Mariano Melis, che con il brano “Radio brada” ha reso omaggio alla mitica Radio sardegna, la primissima emittente libera italiana nata a Bortigali nel 1943 e che fu la prima a dare l’annuncio della fine della Seconda guerra mondiale. Con lui anche le celebri maschere dei Merdules di Ottana. In mezzo, vari interventi: quello di Clara Farina, infaticabile promotrice della lingua sarda che con le sue battaglie condotte nel segno dell’affermazione della dignità del sardo nella vita sociale e nel quotidiano è diventata un punto di riferimento nel campo della poesia e del teatro. E quello di Neria De Giovanni, operatrice e divulgatrice culturale, da sempre impegnata per la tutela e valorizzazione del ruolo della donna nella società contemporanea e tra le massime studiose della figura di Grazia Deledda.

Ma la Fondazione Maria Carta ha avuto sin da quando è nata una particolare attenzione per il mondo dell'emigrazione. Così quest’anno la scelta è caduta sulla Federazione dei circoli sardi in Svizzera, «per la capacità e il ruolo di coordinamento, la comprensione delle problematiche che ruotano attorno al mondo dell’emigrazione, l’approccio e la gestione di fenomeni talvolta complessi nell’esclusivo interesse degli emigrati», è stato ricordato durante la premiazione. Dopo la consegna del riconoscimento allo chef Vito Senes e al suo ristorante di Sennori, la serata è proseguita per ore sino alle performance più attese: quella di Kepa Junkera, maestro del “triki”, l'organetto diatonico tipico dei Paesi Baschi, e poi – dulcis in fundo – quella di Anna Cinzia Villani, «la voce del Salento», che ha proposto alcune pizziche, prima accompagnandosi con il solo battito delle sue mani, poi affiancata da organetto e launeddas.

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