La Nuova Sardegna

Baressa, il paradiso delle mandorle

Eleonora Caddeo
Baressa, il paradiso delle mandorle

La sagra richiama visitatori da tutta l'isola e non solo. Un turista è arrivato dal Giappone alla scoperta dell’alta Marmilla

06 settembre 2018
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Dal Giappone alla scoperta di Baressa e dell’alta Marmilla: è il viaggio, intercontinentale, che la scorsa settimana ha visto come protagonista un turista che ha soggiornato nel paese rinomato per la coltivazione della mandorla, alla quale sabato 15 e domenica 16 settembre sarà dedicata la ventisettesima edizione dell’annuale sagra. Ma il caso del giapponese finito a Baressa, un paesino di 650 abitanti, per fare un reportage sulla zona del Monte Arci e della Giara, nonostante la particolarità non sembra però isolato.

A catturare l’attenzione di turisti da tutto il mondo, con un numero elevato di presenze in tutto l’arco dell’anno, sarebbe non solo l’aspetto naturalistico dei parchi limitrofi, ma un vero e proprio microcosmo tra tradizione e modernità preservato all’interno del centro storico del paese. Salvaguardia delle bellezze architettoniche, recupero urbano e valorizzazione della tradizione agropastorale del paese, vocazione che sin dai tempi più antichi ha permesso di far vivere, crescere e preservare negli anni la comunità, sono gli ingredienti di una pietanza, fatta in casa, molto richiesta dai turisti provenienti da più parti del mondo. Il positivo risultato, ottenuto grazie alla collaborazione tra amministrazione comunale e privati, è visibile a occhio nudo da chiunque si soffermi a fare due passi nel centro storico del paese. Stradine di ciottolato, case antiche perfettamente mantenute, strutture private, rappresentative di un periodo storico o significative per raccontare i vecchi mestieri, messe a disposizione del pubblico ai fini della promozione culturale, sono la testimonianza tangibile di una volontà collettiva, sviluppata concretamente nel lungo periodo, di usare le tipicità baressesi come volano dell’economia. La struttura ricettiva del paese, un albergo diffuso di proprietà comunale gestito da privati quasi sempre pieno, è la dimostrazione tangibile di quanto sia appetitosa per i turisti questa ricetta. Presente su booking, sito specializzato per la ricerca di alberghi e strutture ricettive, per il fine settimana del 15-16 settembre registra il tutto esaurito.

La ventisettesima edizione della Sagra della mandorla sarà quindi certamente ricca di turisti, stranieri e non, e di tanti appassionati, catturati dall’offerta promossa dall’amministrazione comunale. «La sagra – spiega Piergiorgio Corona, sindaco di Baressa – è stata ideata ventisette anni fa, questo per me sarà il quattordicesimo anno di organizzazione dell’evento come primo cittadino, e la volontà è sempre la stessa: valorizzare e promuovere l’agricoltura e l’allevamento, due settori che soffrono gli effetti dei tempi ma che hanno permesso a Baressa di vivere e di preservare la nostra comunità».

Cosa c’entra questo con la mandorla? È presto detto: «I nostri mandorleti producono da secoli la materia prima per il comparto dolciario – spiega Corona –. Le foglie secche delle piante costituiscono anche un pascolo ottimale per il bestiame nel periodo di siccità, inoltre i mandorli vecchi, con più di 80 anni, quando vengono tagliati sono ottimi come legna da caminetto». Insomma, una sagra dedicata alla mandorla per raccontare un circuito virtuoso che parte dall’agricoltura del mandorlo e punta dritto alla valorizzazione turistica del territorio, attraverso la lavorazione e commercializzazione del prodotto e la promozione locale. Nella due giorni dedicata alla regina di Baressa, la mandorla appunto, rimarranno aperte ai visitatori anche molte strutture: la Casa museo, una testimonianza storica del mondo contadino, risalente alla metà dell’Ottocento e perfettamente mantenuta negli arredi del tempo. All’interno verrà allestita la rappresentazione delle fasi della mandorlicoltura: da sa scudidura ossia la bacchiatura delle mandorle dall’albero, alla raccolta e sgusciatura. Visitabili anche la mostra permanente del “Arte sacra”, con quindici statue lignee risalenti al rinascimento sardo dall’inestimabile valore, all’interno della chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, e su mobiu, un vecchio frantoio del Seicento. Sempre nelle vie del centro storico rivivranno gli antichi mestieri della piccola comunità baressese, tra cui su ferreri, il fabbro, e su scatteddaiu, che lavorava cestini in canne e olivastro. Ovviamente, i protagonisti indiscussi della XXVI Sagra della mandorla saranno il frutto e tutte le preparazioni enogastronomiche ad esso dedicate e che potranno essere degustate in un microcosmo sospeso nel tempo.

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