La Nuova Sardegna

“Bestie proverbiali” disegnate con la matita

di Alessandro Marongiu
“Bestie proverbiali” disegnate con la matita

La galleria Parabatula di Sassari ospita le opere degli artisti Ericailcane e Sardomuto

12 settembre 2018
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SASSARI. Il bello di “Bestie proverbiali”, la mostra di Ericailcane e Sardomuto ospitata dal primo settembre nella galleria-atelier dell’associazione Parabatula in via Usai 16, sta prima di tutto nel suo contenuto: i due artisti, riprendendo modi di dire, proverbi e similitudini che trasferiscono alle bestie comportamenti e qualità dell’uomo, hanno realizzato una serie di opere deliziose, varie nel formato ma non nelle caratteristiche di base, ovvero il ricorso a mezzi “poveri” (matita e penne pigmentate) e al bianco e nero.

Ericailcane, uno dei più importanti street artist italiani, da tempo famoso anche a livello internazionale, ha guardato prevalentemente alla cultura colombiana: il suo orso in tutù, zampe anteriori incrociate e volto imbarazzato, non potrebbe rendere meglio di così l’espressione sudamericana “Que oso”, (“che orso”), usata per indicare chi, in una certa situazione, prova vergogna.

Zampe incrociate anche per l’asino, è vero, ma la disposizione d’animo è tutt’altra: “Que burro”, infatti, sta per il fumatore di marijuana, e più in generale per la persona viziosa. Sardomuto, il sassarese Andrea D’Ascanio, si è invece rivolto al bacino cittadino e regionale: così, l’uccello in canotta bianca che poggia soddisfatto l’enorme ventre sul tavolo, davanti a un piatto in cui sono rimaste appena poche briciole, rappresenta il detto “Puzzone chi non biccada, hada biccau”. Mentre a dar corpo a “Magnendi chi setti cani” è una spaventosa parata di commensali ai quali la fame o l’avidità ha deformato i tratti del muso, producendo occhi dalle aperture e dalle direzioni diverse, e bocche tirate allo spasimo da cui escono dentature cariche di minacce verso chiunque pensi di avvicinarsi al banchetto.

Dietro “Bestie proverbiali”, raccontano gli autori, c’è l’intento comune di avvicinare luoghi e culture distanti (in primis, come si è detto, Colombia e Sardegna, ma non mancano puntate nel Veneto da cui proviene Ericailcane), di pescare a piene mani nella tradizione per, al contempo, mantenerla viva e offrire nuove possibilità di interpretazione – da qui la scelta di non dare ulteriori indicazioni, sotto ai disegni, al di là del motto o del proverbio cui sono ispirati –, e di raccontare un legame nei millenni inscindibile, quello tra uomini e bestie.

Ma c’è anche dell’altro a rendere interessante il progetto : ad esempio, la precisa volontà di dare notizia della mostra per lo più attraverso il passaparola, come ad affermare che c’è ancora vita al di fuori della rete (una volontà che ha pagato: all’inaugurazione di due settimane fa c’era una lunga fila per entrare), e la voglia di sperimentare, che Ericailcane e Sardomuto metteranno a frutto un’ultima volta sabato prossimo, dalle 18 alle 22, stampando le loro illustrazioni dal vivo su supporti differenti (borse di tela, magliette, cartoncini, piccoli libri). La mostra sarà visitabile anche nei due giorni precedenti, cioè domani e dopodomani, dalle 17 sino alle 20.



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