La Nuova Sardegna

Una terra di grandi maestri dove la bellezza diventa un affascinante racconto

di Vanessa Roggeri
Una terra di grandi maestri dove la bellezza diventa un affascinante racconto

Un volume dedicato all’arte apre la collana “I tesori nascosti della Sardegna” Un viaggio che va dai murales alla street art, dai retabli a Costantino Nivola

16 settembre 2018
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segue dalla prima

* * *di Vanessa Roggeri

Le bellezze naturali che contraddistinguono la Sardegna sono a tal punto prorompenti da risultare soverchianti rispetto a tutto il resto; ecco perché l’universo artistico sardo, in un apparente rivaleggiare con la natura, rischia di passare ingiustamente sotto silenzio. Il volume, che vuole essere anche guida, si rivela vero scrigno di un immenso tesoro tutto da scoprire. L’opera d’arte tuttavia non viene mai considerata avulsa e a sé stante, “l’arte per l’arte” in termini puramente oggettivi, bensì emerge come una costante celebrazione degli artisti e del loro talento.

E sta qui, a mio parere, il punto di forza e il maggiore pregio del testo che da venerdì è in edicola con La Nuova, “I tesori dell’arte”, per la nuova collana “I tesori nascosti della Sardegna”: l’aver legato in modo indissolubile il valore dell’opera al valore dell’uomo, arte intesa come espressione del mondo interiore del suo creatore. Se la si vuole comprendere, non si può prescindere dal conoscere l’esistenza passata degli artisti. Ed è curioso notare come molti maestri sardi abbiano seguito un destino comune fatto di imprinting delle radici, di partenze per curare la formazione artistica e di ritorni a “casa” dove affinare i propri canoni estetici e concettuali, ottenendo quasi sempre riconoscimenti a livello internazionale. Nel 1869 lo scrittore e studioso monzese Mantegazza descriveva la Sardegna come una «terra feconda e originale», una «tavolozza di colori vivi e svariati che può dare materia d’opere immortali al poeta, allo scrittore, all’artista». Bisogna dire che colse un aspetto profondamente vero. È a Thiesi, durante l’infanzia, che Aligi Sassu ha elaborato il patrimonio figurativo dei cavalli rampanti, rappresentazioni di un rosso acceso, poderose e inquiete allegorie di significati psicologici e sentimentali. Pinuccio Sciola ha conosciuto il mondo e il successo che il mondo gli tributò, ma sono le pietre della sua terra che ha fatto cantare, è la sua San Sperate che ha reso museo a cielo aperto. Anche Maria Lai ha conosciuto una realtà artistica internazionale, eppure le sue “trame di parole” narrano l’Ogliastra, la sua Ulassai, i suoi colori, le sue forme primitive e raffinate al contempo. Francesco Ciusa, il più grande scultore sardo del primo novecento, nel 1907 con la sua celeberrima opera “La madre dell’ucciso”, ebbe il merito di attrarre l’attenzione dei critici italiani sulla produzione artistica sarda; il suo sguardo era rivolto al mondo, mentre le sue radici assorbivano da Nuoro la sostanza atavica che ha modellato la sua intensa rappresentazione. Costantino Nivola si stabilì negli Stati Uniti riuscendo a inserirsi perfettamente nell’ambiente culturale americano, e nonostante fosse il più internazionale degli artisti, nonostante la fama e il successo, non dimenticò mai Orani. Le sue opere monumentali costituiscono piena testimonianza del suo vissuto giovanile nel paese d’origine.

L’excursus sui grandi maestri potrebbe andare avanti a lungo e ricordare Pietro Cavaro, esponente della scuola di Stampace a Cagliari nel XVI secolo; Giuseppe Biasi, sassarese considerato il più importante pittore sardo del primo Novecento; Mario Sironi, anch’egli pittore sassarese protagonista in ambito artistico nei primi decenni del XX secolo; e poi Juanne Spano, Antonio Ballero, Giacinto Satta, Carlo Contini, Delitala e Dessy, per citare solo alcuni dei nomi più noti.

La straordinaria galleria di opere d’arte in terra sarda trova spazio in numerosi musei e pinacoteche, ma anche in installazioni a cielo aperto, come del resto non potrebbe essere altrimenti per i murales di Fonni e Orgosolo, o la street art del capoluogo isolano. Nel percorso descritto da “Tesori dell’arte”, non troverete solo i luoghi di maggiore risonanza come la Pinacoteca Nazionale Mus’a inaugurata a Sassari nel 2008, la Pinacoteca della Cittadella dei Musei a Cagliari, il Man e il Tribu a Nuoro, o l’Antiquarium Arborense a Oristano; la preziosità del testo sta nel fatto che compie una vera e propria rassegna delle collezioni rintracciabili nei centri minori. Arte sacra e commemorativa, i famosi retabli – di grandissimo pregio, ad esempio, il Trittico dei libri datato XIV-XV secolo custodito al Mus’a – arte moderna e contemporanea, sculture lignee, anime astratte plasmate nel marmo, tesori d’artisti sardi ma anche “continentali”, come le installazioni di Giò Pomodoro a Carbonia e Ales.

Le parole arrivano fino a un certo punto, in taluni casi occorre vedere con i propri occhi per comprendere appieno l’importanza del racconto. Perciò, scarpe comode e zaino in spalla: che il viaggio abbia inizio.

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