La Nuova Sardegna

Il ritratto di Carbonazzi l’uomo che costruì la strada “Carlo Felice”

di Sandro Roggio
Il ritratto di Carbonazzi l’uomo che costruì la strada “Carlo Felice”

L’unica immagine da giovane dell’ingegnere dei Savoia in un dipinto acquistato in Piemonte da un collezionista

17 settembre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





Qualche tempo fa mi ha cercato un collezionista d’arte – AM – per chiedermi informazioni sulla grande strada realizzata in Sardegna negli anni Venti dell’Ottocento: la principale domanda sui protagonisti di quell’avventura nell’isola. Aveva acquistato in Piemonte un quadro – un olio su tela – e si era incuriosito e interrogato sulla biografia dell’uomo ritratto: in mano una sintetica planimetria della Sardegna con l’emblema dei Quattro Mori in un angolo. Bene evidenziato il tracciato del collegamento tra i due Capi. Una data su un altro foglio ripiegato: 1828 e scritte parziali “Le strade di” e “Cagliari”. Sul tavolo un compasso, il più ricercato e collaudato attrezzo per disegnare. Una specie di distintivo esibito a lungo dai progettisti. Mettendo insieme gli indizi e qualche deduzione, il collezionista ha fatto il più comune tentativo per avere notizie sul personaggio, digitando su Google strade+Sardegna+Ottocento. Un solo clic ed è subito arrivato a una sintesi di miei studi su Giovanni Antonio Carbonazzi nell’ isola e sulla strada intestata a Carlo Felice, pubblicata da questo giornale (nelle pagine di Cultura) e anche online. Il passo successivo, più facile: la ricerca del mio indirizzo mail (come si farebbe senza Internet?).

Così mi sono arrivate le foto che AM ha deciso di inviarmi: alcune inquadrature del ritratto di un uomo elegante sotto i quarant’anni. Plausibile l’intuizione: un illustre burocrate dello Stato sabaudo, con un ruolo di primo piano nell’ impresa riassunta nella “Carta dell’Isola di Sardegna”, il percorso Cagliari- Oristano- Sassari, come in altre planimetrie più dettagliate, redatte dai giovani architetti e ingegneri nella squadra guidata da Carbonazzi (tra i quali Giuseppe Cominotti e Enrico Marchesi). Verosimile che il quadro celebrasse la conclusione ormai prossima dei lavori dell’impresa voluta per esattezza da Vittorio Emanuele I, portata a termine grazie alla sollecitudine dell’ingegnere, indiscussoartefice del primo ambizioso impegno per la modernizzazione della Sardegna. Il dipinto rappresenta quasi certamente Carbonazzi, (un altro ritratto dell’ingegnere anziano non aiuta). D’altra parte nessuno ha avuto un ruolo altrettanto determinante in quella storia, improbabile che si possa trattare di un comprimario.

Il quadro non datato potrebbe essere del 1828 o di qualche anno più avanti. Non è neppure firmato dall’autore, un pittore verosimilmente attivo a Torino nella prima metà dell’ Ottocento. Un ( giovane?) artista capace della cerchia della Reale Accademia di pittura e scultura, poi Albertina dal 1833. Torino poteva vantare una lunga tradizione di ritrattisti grazie anche ad una committenza vasta e esigente, che nel primissimo Ottocento si affidava a apprezzati professionisti come Angelo Boucheron, Luigi Bernero, Pietro Palmieri. Michele Bisi. E in seguito a Pietro Ayres e Francesco Gonin (fratello di Enrico – chiamato da Lamarmora per migliorare la seconda edizione del Voyage). Solo l’ expertise di un conoscitore della pittura dell’Ottocento a Torino potrà attribuire con certezza il dipinto.



In Primo Piano
Tribunale

Sassari, morti di covid a Casa Serena: due rinvii a giudizio

di Nadia Cossu
Le nostre iniziative