La Nuova Sardegna

«Una colpa accettare che ci siano vite di serie B»

«Una colpa accettare che ci siano vite di serie B»

Rosella Postorino parla del libro “Le assaggiatrici”, il romanzo con il quale ha vinto il Campiello

17 settembre 2018
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VENEZIA. Le contraddizioni di Rosa Sauer, reclutata dalle SS per assaggiare i pasti di Hitler e ingoiare tra volte al giorno un cibo che potrebbe essere mortale, che sono in fondo le contraddizioni di noi esseri umani, programmati per sopravvivere e con la certezza di dover morire. Rosella Postorino è riuscita a dare voce a «questa cosa che non si può risolvere e che è il tratto della nostra esistenza» nel suo romanzo in presa diretta “Le assaggiatrici” (Feltrinelli) con cui ha trionfato, con 167 voti, al Premio Campiello 2018. Votata praticamente da un giurato su due dei Trecento Lettori anonimi, (278 quelli che hanno espresso le loro preferenze), con uno stacco di 125 voti dal secondo classificato (Francesco Targhetta che ha avuto 42 voti) la scrittrice, 40 anni, originaria di Reggio Calabria, che è cresciuta in Liguria e vive da 17 anni a Roma, parla con passione il giorno dopo la vittoria. E dice che, alla fine, “Le assaggiatrici” «siamo tutti noi quando accettiamo che ci siano vite di serie A e di serie B.Le assaggiatrici sacrificano la loro vita perché vale meno di quella di Hitler».

Liberamente ispirato alla storia vera di Margot Wolk, che a 96 anni ha raccontato per la prima volta di essere stata assaggiatrice di Hitler, il romanzo ci mostra il nazismo da un punto di vista inedito. L'autrice, che a dieci anni aveva come libro preferito “Il diario di Anna Frank”, non voleva «narrare l'attualità attraverso il passato, anche se – dice – in maniera molto inquietante ci sono oggi echi di quel passato. Ogni volta che delle idee astratte come possono essere il popolo, la patria, diventano più importanti del valore della singola vita umana, e purtroppo questo accade molto spesso, è come se si raccontasse la vicenda delle assaggiatrici. Quando noi rimaniamo inerti di fronte alla tragedia del Mediterraneo, quando pensiamo che non ci riguardi, stiamo commettendo quello che il filosofo Karl Jaspers chiamava colpa metafisica, cioè il fatto di sopravvivere mentre altri soccombono».

Partito subito bene, venduto in 15 paesi, tra cui gli Stati Uniti, il romanzo dovrebbe diventare un film. «La casa di produzione Lumiere Film lo ha opzionato, dobbiamo vedere cosa succederà ora», annuncia la scrittrice alla quale piacerebbe partecipare alla sceneggiatura. «Non ho mai scritto una sceneggiatura però sono molto curiosa di imparare un tipo di scrittura che non ho mai praticato».



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