La Nuova Sardegna

L’isola delle meraviglie Luoghi e paesaggi di un paradiso terrestre

di ANTONIO CANU *
L’isola delle meraviglie Luoghi e paesaggi di un paradiso terrestre

Descrivere la Sardegna, non è impresa facile. Prima di scrivere, c’è infatti bisogno di valutare e selezionare. Perché per quanto possa essere ampio lo spazio disponibile, non sarà mai sufficiente a...

20 settembre 2018
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Descrivere la Sardegna, non è impresa facile. Prima di scrivere, c’è infatti bisogno di valutare e selezionare. Perché per quanto possa essere ampio lo spazio disponibile, non sarà mai sufficiente a raccogliere tutto quello che si vorrebbe raccontare. La scelta del secondo volume dei “Tesori nascosti della Sardegna” dedicato alle Meraviglie naturali (in edicola con la Nuova da domani a 8,70 euro oltre il prezzo del quotidiano) di seguire un percorso per territori, è una valida strategia. Offre infatti una lettura non solo complessiva del patrimonio naturale e paesaggistico sardo, ma anche l’opportunità di riscontrarne la presenza e la varietà in molti luoghi ben individuati e rappresentativi. Anche se questi potrebbero essere già noti al lettore, non lo saranno mai come le volte precedenti, perché il bello dei siti naturali è che cambiano secondo le stagioni, il clima, perfino l’orario del giorno.

Non c’è termine più indovinato che meraviglie nel presentare questo viaggio per itinerari, perché questo sono, perché questo esprimono, perché questo trasmettono. Non è quindi un caso, se già in passato, viaggiatori e studiosi, consideravano la Sardegna molto più che un’isola, quasi un continente. Come se ad una promozione geografica, corrispondesse il giusto valore di quanto ospitasse al suo interno. Come scrisse David Herbert Lawrence, lo scrittore inglese autore di “Figli ed amanti” e “L’amante di Lady Chatterley”, ma anche di “Mare e Sardegna”: la Sardegna è fuori dal tempo e dalla storia. Un modo per definirla, diversa da tutto il resto. In realtà, per come è strutturata, l’isola conserva pagine importanti del passato e, anzi, proprio queste ne fanno una terra speciale.

Dal punto di vista geologico, l’isola è costituita dai substrati più antichi d’Italia. Dal punto di vista degli abitanti, il dna dei sardi è l’unico che si avvicina a quello delle popolazioni europee di più di 7000 anni fa. Dal punto di vista ambientale, è vero che il territorio ha subito profonde trasformazioni – come si può leggere nel volume – ma è anche vero che ha conservato aree di pregio naturalistico introvabili altrove. Basti pensare alla linea costiera, nonostante le brutture del cemento e la pressione crescente del turismo, alla rete di stagni e paludi, nonostante le bonifiche, alla distesa di foreste – tra cui tasselli di boschi originari – nonostante la strage di alberi del passato. Dal punto di vista della biodiversità, è considerata un hotspot, cioè un luogo caldo, inteso come strategico per la conservazione della natura. Ospita infatti un patrimonio floristico-vegetazionale che ha valori d’interesse non solo nazionale, ma mediterraneo.

Del resto, le vicende geologiche, il clima nettamente bi-stagionale – con una fase caldo-arida che si alterna ad una fase freddo-umida –, la complessa storia biogeografica – che tiene conto della sua collocazione al centro del Mediterraneo occidentale, con i conseguenti rapporti con fauna e flora delle regioni attigue – e una popolazione inferiore per numero a quella delle altre grandi isole, ha favorito anche la presenza di specie endemiche, cioè tipiche dell’isola o dei sistemi confinanti. Sono 365 le piante vascolari endemiche su 2400 specie presenti nell’isola, di cui ben 183 che vivono sul solo suolo sardo. In quanto alla fauna, oltre a specie note come il cervo sardo o il muflone, il grifone o il fenicottero, ci sono presenze davvero esclusive, come l’unico pipistrello endemico d’Italia, l’orecchione sardo, e ben quattro geotritoni, oltre al tritone sardo.

Un patrimonio destinato a crescere, almeno a livello di conoscenza. Come è accaduto con la scoperta del ragno dei nuraghi, trovato qualche anno fa a Porto Conte ad Alghero. Il volume racconta di questo e di molto altro. Per esempio del patrimonio ambientale urbano, che fa respirare e abbellisce le città. Oppure dei paesaggi creati dall’uomo – come le aree a coltivo o i pascoli – e anche quelli culturali, dove protagonisti sono i luoghi di vita o di passaggio di scrittori sardi e anche di quelli di fuori. Molte le curiosità, gli stimoli, le proposte, a corollario di un viaggio bello da leggere, ma fondamentale da vivere. Raccontare le meraviglie della Sardegna significa anche prendere atto di quanto si è fatto fino ad oggi per tutelarle e di quanto ancora andrebbe fatto. Perché dietro le meraviglie, ci possono essere problemi. Già oggi, la Sardegna è tra le regioni con il maggior numero di specie a rischio.

Già oggi, sappiamo che da certe scelte di governo del territorio, si possono mantenere certi luoghi o assistere alla loro trasformazione. Già oggi sappiamo che la rete di aree protette istituite non è sufficiente a mantenere un patrimonio che merita sicuramente più attenzione, sostegno e investimenti. La consapevolezza del valore di un bene, in questo caso di un territorio, nasce dalla conoscenza. Ecco l’importanza dell’informazione, della cultura, della comunicazione. E a proposito di cultura, nel volume c’è spazio anche per la citazione di libri di letteratura del passato e più recenti e di alcune parole selezionate che descrivono con la bellezza delle lingua autoctona, alcuni animali che vivono nell’isola. A conferma della ricchezza di questa terra. E della sua diversità. Come ha scritto il gesuita Francesco Cetti, nel 1774: «Non v’è in Italia ciò che c’è in Sardegna, né in Sardegna v’è quel d’Italia».

* Responsabile nazionale

Oasi Wwf

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