La Nuova Sardegna

il ricordo 

Innamorata della Sardegna: quel brindisi col Vermentino

di Giacomo Mameli

Era strapiena – mercoledì 20 luglio 2011 – la piazza Santa Caterina di Sassari per la prima proiezione in Sardegna del film documentario “Inge Film”. Ospite del festival “Sulla terra leggeri” di...

21 settembre 2018
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Era strapiena – mercoledì 20 luglio 2011 – la piazza Santa Caterina di Sassari per la prima proiezione in Sardegna del film documentario “Inge Film”. Ospite del festival “Sulla terra leggeri” di Flavio e Paola Soriga, Inge Schönthal Feltrinelli sapeva di parlare a un pubblico che conosceva bene il rapporto che il marito, Giangiacomo, aveva avuto con una minoranza sarda non sempre esaltante tra uffici politici di questure, autonomisti e separatisti, banditi e intellettuali, Primule e Barbagia. Rosse. Quella sera “la signora-mito dell'editoria italiana” – giacca gialla a fiori – doveva dialogare con due giornalisti: chi scrive questo amarcord e soprattutto Simonetta Fiori che Inge molto apprezzava e con la quale è stata sempre in sintonia. Poche collane quella sera e tanti aneddoti.

Uno su tutti, una delle frasi «che più piacevano a mio marito». Eccola (e la citava in quasi tutte le interviste): «Bisogna dare alla gente più tempo per leggere, dargli anche il sabato oltre alla domenica per riposarsi e distrarsi». Com'era successo al festival di Roma, sullo schermo sassarese scorrono le scene di una saga familiare: il ricordo del padre ebreo tedesco fuggito negli States, il rapporto e le foto con Hemingway e Fidel Castro, i decenni della guerra fredda, lo scoop mondiale del Dottor Zivago prima che ne svelasse i retroscena il filosofo Paolo Mancosu, sassarese di nascita, oristanese di famiglia, docente all'università della California. E ancora Giangiacomo con i suoi amici sulla barca Eskimosa. E poi a Berlino nel 1968 con l'immancabile “Hasta la victoria siempre”. In quella bella piazza di Sassari tutti rivedono Inge con l'editore berlinese Klaus Wagenbach al Cimitero monumentale, il figlio Carlo con Amos Oz e Giorgio Bocca. Poi la tragica notte di Segrate, 15 marzo 1972. Qualche settimana prima dell'evento sassarese era stato in Sardegna proprio il figlio Carlo, l'editore che ha proseguito l'impresa paterna. Aveva voluto visitare la chiesa romanica di Santa Giusta e il pozzo di Santa Cristina a Paulilatino. «Mi ci portate? Vorrei vedere anch'io la Sardegna interna, conosco solo quella delle coste». Raccontava il suo amore per la Gallura, Costa Smeralda e Porto Rotondo, «mi piacciono i graniti di Aggius». Finita la proiezione del film, due passi in piazza d'Italia. Tavolini al centro. Arriva un cameriere e propone: «Sei calici freschi di Prosecco di Valdobbiadene». Mai l'avesse detto. Inge: «Ma come, vengo in Sardegna e devo bere un vino veneto? Non ce l'ha un bianco fresco, ma di Gallura»? Non c'era. Inge aveva fatto cambiare bar.

Fu brindisi di Vermentino con una delle testimonial più importanti del Novecento italiano ed europeo.

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